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Cronaca

Incendio Omnia, arresti a Licata

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Fatta luce sull’incendio che lo scorso 20 gennaio ha seriamente danneggiato la ditta Omnia di Licata, causando una grave compromissione dell’aria per la diffusione di sostanze altamente tossiche in percentuali di gran lunga superiore a quelle tollerate dalle norme e dalle linee guida internazionali in tema di inquinamento atmosferico. Questa mattina i Carabinieri del Reparto Operativo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, hanno arrestato tre persone residenti a Licata e a Ravanusa per numerosi gravi reati di estorsione, furto pluriaggravato, incendio doloso, inquinamento ambientale. Uno di loro è indagato per tentato omicidio ai danni di un cittadino extracomunitario senza fissa dimora. Oltre ai tre arrestati sono indagate altre undici persone. Le indagini avviate dai Carabinieri e disposte dalla magistratura, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, si sono protratte per circa 10 mesi ed hanno consentito di disegnare uno spaccato di micro e macrocriminalità in un ambito sociale di emarginazione e degrado nel territorio di Licata ma soprattutto dei centri di Ravanusa e Campobello di Licata, con riflessi sui comuni vicini. La estrema pericolosità manifestata dagli indagati tratti in arresto emerge con assoluta evidenza dal possesso di armi da fuoco, dalla violenza e dal clima di intimidazione nei confronti delle persone offese, dalla occasionalità di alcuni episodi di reato contro il patrimonio che denotano una preoccupante facilità nell’aggressione fisica e nella commissione di reati di rapina, e soprattutto nell’episodio di tentato omicidio con una spranga di ferro ai danni di un cittadino extracomunitario effettuato su mandato e senza un reale movente. L’autore, già noto agli inquirenti nelle indagini effettuate, per essere anche uno degli autori dell’incendio doloso ai danni della ditta Omnia, si caratterizza per essere una persona di indole estremamente violenta, che agisce in proprio e su mandato di persone in parte non identificate, nella commissione di reati contro il patrimonio e la persona. Le indagini tecniche condotte hanno consentito di attivare la collaborazione internazionale di polizia che ha consentito di arrestare in Germania due persone di Licata, condannate per gravi reati di estorsione con “cavallo di ritorno” a pene severe, uno dei quali già consegnato al nostro paese a seguito di mandato d’arresto europeo.L’incendio sembrerebbe essere stato appiccato per un corrispettivo irrisorio su mandato di persone allo stato ancora ignote. Nessuna collaborazione è pervenuta dai titolari dell’impianto.

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Cronaca

Lutto nella Polizia, è morto Carmelo Casabona

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Si è spento all’età di 71 anni, Carmelo Casabona, ex capo della Squadra Mobile di Caltanissetta, titolare di numerose indagini sulla guerra di mafia a Gela. Nato a Caltanissetta il 16 giugno 1953, coniugato con tre figli, ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Palermo.Entrato nell’Amministrazione della Polizia di Stato nel 1980, è stato assegnato alla Squadra Mobile della Questura di Sondrio. Trasferito a Palermo, ha assunto l’incarico di responsabile della Sezione Omicidi della Squadra Mobile. Ha diretto anche la Criminalpol di Milano e di Catania. Dopo la promozione a 1° Dirigente per meriti straordinari, è conseguita quella di Dirigente Superiore. Successivamente è stato nominato Questore di Ragusa e di Agrigento, Direttore del Secondo Reparto della Dia, Vice Direttore della Direzione Interregionale Sicilia – Calabria di Catania e Questore di Caserta.Promosso Dirigente Generale, il 1° aprile 2009 è stato nominato Questore di Reggio Calabria. Nel corso della sua brillante carriera ha diretto importanti operazioni di polizia per la lotta alla criminalità organizzata, ottenendo rilevanti e significativi risultati.Il 30 maggio 2012 è stato nominato Prefetto e assegnato all’Ispettorato Generale di Amministrazione. Il 9 ottobre 2012 è stato nominato Prefetto di Sondrio. Ha concluso la sua carriera come Prefetto di Vibo Valentia. I funerali saranno celebrati domani alle 15 nella chiesa di Santa Flavia a Caltanissetta.

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Cronaca

Vescovo e vicario indagati si dichiarano sereni

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Un comunicato stringato a firma del direttore Diocesano dopo la notizia che il vescovo di Piazza Armerina monsignor Rosario Gisana e il suo vicario giudiziale sono i dagati per falsa testimonianza nella vicenda che riguarda don Giuseppe Rugolo. “Confermo che nei giorni scorsi è stato notificato al Vescovo mons. Rosario Gisana e al Vicario Giudiziale mons. Vincenzo Murgano l’avviso, in quanto indagati, della conclusione delle indagini preliminari. Entrambi sono sereni e manifestano fiducia incondizionata nella Verità e nella Magistratura”.

Poche parole mentre la notizia ha fatto scalpore in tutta la Diocesi

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Cronaca

Falsa testimonianza, indagati il Vescovo Gisana e il suo vicario giudiziale

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Monsignor Rosario Gisana, vescovo della diocesi di Piazza Armerina, e il suo vicario giudiziale, Vincenzo Murgano, attualmente parroco della chiesa madre del capoluogo ennese, sono indagati dalla Procura di Enna per falsa testimonianza. La vicenda è una coda del processo al sacerdote ennese Giuseppe Rugolo, che si è concluso lo scorso 5 marzo con una condanna a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale a danno di minori, come scrive il quotidiano La Repubblica Palermo. Dopo la conclusione del processo la parte civile, Antonio Messina, ha presentato un esposto in Procura e ora i magistrati vogliono approfondire la vicenda

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