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Nasce “Tutti…insieme”, il movimento della gente comune che scende in campo

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Tutti insieme raccoglie la gente comune che vuole dimostrare che cambiare Gela si può. È il nome del nuovo movimento politico che ieri ha inaugurato la sua sede in via Santa Maria di Gesù.

“Vogliamo essere concreti, abbiamo a cuore la città e non alimenteremo false aspettative. La politica si fa con la motivazione e ascoltando la gente ed è quello che faremo” – ha detto il presidente Alessandro Vella al suo debutto in politica.

Il segretario Antonino Cocchiaro ha aggiunto: “il nostro è un movimento civico e vogliamo partire da cose piccole e semplici che nella nostra città mancano”.

Ha poi preso la parola Totò Terlati: “faccio politica sociale da 30 anni e finora abbiamo dovuto elemosinare i nostri diritti basilari. Ora scendiamo in campo per dimostrare che siano capaci. Gela è stanca di un’amministrazione che annaspa e poi invece di fare le cose basilari spende 800 mila euro per feste e parate. La gente comune deve mettersi insieme per risolvere i problemi e rendere vivibile la città”.

A seguire tanti altri interventi tra cui quello dell’imprenditore Angelo Ferrara. “Non ho mai fatto politica- ha detto – ma per me la motivazione è la chiave di volta per cambiare ogni tipo di problematica. Cerco di fare qualcosa per i disabili. Ho un progetto che riguarda la mobilità dei disabili con patente speciale.Ho fondato una start up che presenterò il 9 giugno in città”.

Hanno preso la parola tra gli ospiti pure il dott Gianni Incardona, l’avv Giuseppe D’Aleo e il coordinatore di FdI Totò Scuvera.

Quest’ultimo ha fatto i complimenti per la fondazione del movimento perché vedere cittadini che vogliono confrontarsi è un bene. “Per le elezioni del prossimo anno servono confronto, dialogo e volare alto per definire la città che vogliamo”. Presente pure il consigliere Totò Scerra.

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Presentato un percorso istituzionale condiviso per gestire i beni confiscati alla mafia

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Creare un percorso istituzionale condiviso per la gestione dei beni confiscati alle mafie, valorizzando il riutilizzo sociale ed economico: è l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato oggi in commissione Antimafia all’Ars, e presentato alla stampa dal presidente della commissione, Antonello Cracolici, dai componenti della commissione, dai presidenti dei cinque consorzi per la legalità e lo sviluppo, con alcuni sindaci.

“In Sicilia meno della metà dei beni confiscati a cosa nostra sono stati destinati, ma la restituzione sociale è l’altra gamba della battaglia repressiva dello Stato contro la mafia – ha detto il presidente Antonello Cracolici – su 392 comuni siciliani sono 60 i comuni che fanno parte dei consorzi di sviluppo e legalità nei territori. Con questo protocollo intendiamo rimettere in piedi i consorzi nelle province dove non esistono e rilanciare, dando nuovi strumenti, quelli già esistenti, per superare criticità e diffondere buone pratiche, favorendo sinergie e superando difficoltà burocratiche e gestionali che spesso si manifestano nella quotidianità, per trasformare i beni confiscati in opportunità di lavoro”.

In rappresentanza dei cinque consorzi sono intervenuti: Vincenzo Liarda, presidente del consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo, Girolamo Di Fazio, presidente del consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo, Alessandro Cavalli, presidente del consorzio sviluppo e legalità di San Giuseppe Jato, Francesco Li Vigni, presidente del consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo e Maria Grazia Brandara, presidente del consorzio tra comuni agrigentini per la legalità e lo sviluppo. “L’auspicio è trasformare i beni dove si facevano summit di mafia in occasioni di sviluppo per la Sicilia”, ha detto Liarda, che è anche il coordinatore dei consorzi. 

“I sindaci e gli amministratori sono la prima frontiera del contrasto alle mafie nei territori – ha aggiunto Cracolici – per questo riprenderemo a incontrare, con la commissione Antimafia, tutti i sindaci della Sicilia e i comitati dell’ordine e della sicurezza per rimettere al centro questi temi con un ruolo più attivo per sindaci e prefetture”. 

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L’intera opposizione contro il sindaco Pinocchio sottomesso ai Cinquestelle

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Nel corso della seduta di ieri sera i consiglieri di opposizione hanno chiesto
al Sindaco, per mozione d’ordine, spiegazioni in merito alle
dichiarazioni rilasciate dal vice Sindaco pro tempore, avv. Viviana Altamore,
circa le motivazioni delle proprie dimissioni.
“Le riteniamo gravi e, nella storia politica gelese, mai si erano ascoltate simili
motivazioni- sostengono i 9 consiglieri di opposizione- le dichiarazioni del Sindaco “Pinocchio”, così è stato definito dal consigliereBiundo, ci appaiono illogiche e contraddittorie, nonché frutto di una palese
sottomissione a logiche ”pentastellate”!
Auspichiamo, per il bene della città, una presa di coscienza da parte del Sindaco
affinchè rispetti Gela e la volontà dei cittadini di una rottura col passato, ma…..!
Chi vivrà vedrà!Se il buongiorno si vede dal mattino non osiamo immaginare il resto”

L’opposizione insomma non crede alle motivazioni fornite dal sindaco e condannano questo sistema di assessori che entrano ed escono dalla Giunta.Dalle loro parole si evince che non credono che Di Stefano possa essere un sindaco di rottura con il passato.

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Lorefice:”la sanità si è fermata a Eboli”

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“Gli ultimi dati Gimbe sulla mobilità sanitaria interregionale sono tragici e arrivano proprio a pochi giorni da una mia personale esperienza in cui ho toccato con mano il

totale menefreghismo da parte della Regione Sicilia, addirittura assente nel Consiglio comunale monotematico sull’emergenza sanitaria di Gela.

I dati Gimbe ci urlano che la mobilità regionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi di euro, con un divario Nord-Sud sempre più drammatico.

Il Sud, come sempre, ne paga il

prezzo più alto, perdendo risorse economiche e pazienti, costretti a migrare al Nord non per scelta, ma perché obbligati da una sanità locale implosa e inesistente.

A Gela ne abbiamo avuto solo qualche giorno fa l’ennesima conferma: le istituzioni coinvolte si riuniscono per risolvere l’emergenza sanitaria? Bene, la Regione è assente, ASP presente a metà e dal dibattito a dir poco monco non è emersa alcuna soluzione concreta. Intanto l’Ospedale Vittorio Emanuele resta abbandonato a sé stesso e l’UTIN (Unità Terapia Intensiva Neonatale) un miraggio, in barba a qualsiasi ipocrita propaganda “pro-life” a favore di telecamera.

Forse l’Esecutivo, quello che ama la propria patria tanto da volerla spezzettare dal giorno uno del proprio insediamento, vuole fortemente il Ponte dello Scempio proprio per agevolare la mobilità sanitaria dei siciliani da sud a nord? Il tutto mentre questo Governo si azzarda soltanto a ipotizzare di distrarre fondi PNRR e usare il MES per raggiungere il 2% di spesa militare mentre i siciliani, e mi permetto di dire gli italiani, non hanno tutele per la propria salute e quindi per la propria vita. Il nostro inno nazionale dice “Siam pronti alla morte”: vorrei ricordare ai nostri patrioti a giorni alterni di non prenderlo alla lettera e di vergognarsi del fatto che la sanità italiana si sia fermata a Eboli. Ma forse anche più a nord”.

Lo ha affermato in una nota il Senatore M5S Pietro Lorefice, Segretario di Presidenza del Senato della Repubblica.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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