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Scontro tra Greco e Lorefice: “tutta colpa del clima da campagna elettorale creato da qualche incosciente”

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Scontro a distanza tra il senatore Cinquestelle Pietro Lorefice e il sindaco Lucio Greco. Il primo incontrerà il ministro Fitto per sollecitare la firma del Cis ma esprime anche timori per finanziamenti importanti che potrebbero perdersi e dà un giudizio fortemente negativo sui 4 anni di amministrazione di Lucio Greco.

Che replica con immediatezza:”Attribuirmi tutte le colpe delle difficoltà che sta attraversando la città, equivale implicitamente ad assegnare alla loro funzione di parlamentari un ruolo di secondaria importanza. Non pensò che sia questa la verità; temo però che il clima di campagna elettorale, creato da qualche incosciente, porti tutti quanti ad alzare i toni e a perdere quella lucidità indispensabile in momenti così gravi. Colpisce comunque che un rappresentante delle istituzioni come il senatore Lorefice, muova un attacco così duro su temi e provvedimenti di competenza del governo nazionale. Ad un rappresentante del parlamento non può certamente sfuggire che la mancata approvazione sino ad oggi del CIS – contratto istituzionale di sviluppo – non è addebitabile all’amministrazione, visto che, per quello che è di sua competenza, ha già da tempo completato tutto il lavoro per l’approvazione del contratto istituzionale di sviluppo. Io non metto in dubbio i suoi impegni e il suo interesse verso i problemi del nostro territorio ma, se i risultati sono questi, lo inviterei ad una analisi meno sbrigativa e più approfondita che ci permetta di individuare le eventuali criticità e ci consenta di raggiungere l’obiettivo. Non sono allergico alle critiche ma, da chi ricopre incarichi istituzionali, mi aspetto suggerimenti propositivi che abbiano una ben precisa finalità. Gli attacchi puri e semplici lasciamoli fare ai mestieranti della politica”.

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Presentato un percorso istituzionale condiviso per gestire i beni confiscati alla mafia

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Creare un percorso istituzionale condiviso per la gestione dei beni confiscati alle mafie, valorizzando il riutilizzo sociale ed economico: è l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato oggi in commissione Antimafia all’Ars, e presentato alla stampa dal presidente della commissione, Antonello Cracolici, dai componenti della commissione, dai presidenti dei cinque consorzi per la legalità e lo sviluppo, con alcuni sindaci.

“In Sicilia meno della metà dei beni confiscati a cosa nostra sono stati destinati, ma la restituzione sociale è l’altra gamba della battaglia repressiva dello Stato contro la mafia – ha detto il presidente Antonello Cracolici – su 392 comuni siciliani sono 60 i comuni che fanno parte dei consorzi di sviluppo e legalità nei territori. Con questo protocollo intendiamo rimettere in piedi i consorzi nelle province dove non esistono e rilanciare, dando nuovi strumenti, quelli già esistenti, per superare criticità e diffondere buone pratiche, favorendo sinergie e superando difficoltà burocratiche e gestionali che spesso si manifestano nella quotidianità, per trasformare i beni confiscati in opportunità di lavoro”.

In rappresentanza dei cinque consorzi sono intervenuti: Vincenzo Liarda, presidente del consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo, Girolamo Di Fazio, presidente del consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo, Alessandro Cavalli, presidente del consorzio sviluppo e legalità di San Giuseppe Jato, Francesco Li Vigni, presidente del consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo e Maria Grazia Brandara, presidente del consorzio tra comuni agrigentini per la legalità e lo sviluppo. “L’auspicio è trasformare i beni dove si facevano summit di mafia in occasioni di sviluppo per la Sicilia”, ha detto Liarda, che è anche il coordinatore dei consorzi. 

“I sindaci e gli amministratori sono la prima frontiera del contrasto alle mafie nei territori – ha aggiunto Cracolici – per questo riprenderemo a incontrare, con la commissione Antimafia, tutti i sindaci della Sicilia e i comitati dell’ordine e della sicurezza per rimettere al centro questi temi con un ruolo più attivo per sindaci e prefetture”. 

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L’intera opposizione contro il sindaco Pinocchio sottomesso ai Cinquestelle

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Nel corso della seduta di ieri sera i consiglieri di opposizione hanno chiesto
al Sindaco, per mozione d’ordine, spiegazioni in merito alle
dichiarazioni rilasciate dal vice Sindaco pro tempore, avv. Viviana Altamore,
circa le motivazioni delle proprie dimissioni.
“Le riteniamo gravi e, nella storia politica gelese, mai si erano ascoltate simili
motivazioni- sostengono i 9 consiglieri di opposizione- le dichiarazioni del Sindaco “Pinocchio”, così è stato definito dal consigliereBiundo, ci appaiono illogiche e contraddittorie, nonché frutto di una palese
sottomissione a logiche ”pentastellate”!
Auspichiamo, per il bene della città, una presa di coscienza da parte del Sindaco
affinchè rispetti Gela e la volontà dei cittadini di una rottura col passato, ma…..!
Chi vivrà vedrà!Se il buongiorno si vede dal mattino non osiamo immaginare il resto”

L’opposizione insomma non crede alle motivazioni fornite dal sindaco e condannano questo sistema di assessori che entrano ed escono dalla Giunta.Dalle loro parole si evince che non credono che Di Stefano possa essere un sindaco di rottura con il passato.

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Lorefice:”la sanità si è fermata a Eboli”

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“Gli ultimi dati Gimbe sulla mobilità sanitaria interregionale sono tragici e arrivano proprio a pochi giorni da una mia personale esperienza in cui ho toccato con mano il

totale menefreghismo da parte della Regione Sicilia, addirittura assente nel Consiglio comunale monotematico sull’emergenza sanitaria di Gela.

I dati Gimbe ci urlano che la mobilità regionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi di euro, con un divario Nord-Sud sempre più drammatico.

Il Sud, come sempre, ne paga il

prezzo più alto, perdendo risorse economiche e pazienti, costretti a migrare al Nord non per scelta, ma perché obbligati da una sanità locale implosa e inesistente.

A Gela ne abbiamo avuto solo qualche giorno fa l’ennesima conferma: le istituzioni coinvolte si riuniscono per risolvere l’emergenza sanitaria? Bene, la Regione è assente, ASP presente a metà e dal dibattito a dir poco monco non è emersa alcuna soluzione concreta. Intanto l’Ospedale Vittorio Emanuele resta abbandonato a sé stesso e l’UTIN (Unità Terapia Intensiva Neonatale) un miraggio, in barba a qualsiasi ipocrita propaganda “pro-life” a favore di telecamera.

Forse l’Esecutivo, quello che ama la propria patria tanto da volerla spezzettare dal giorno uno del proprio insediamento, vuole fortemente il Ponte dello Scempio proprio per agevolare la mobilità sanitaria dei siciliani da sud a nord? Il tutto mentre questo Governo si azzarda soltanto a ipotizzare di distrarre fondi PNRR e usare il MES per raggiungere il 2% di spesa militare mentre i siciliani, e mi permetto di dire gli italiani, non hanno tutele per la propria salute e quindi per la propria vita. Il nostro inno nazionale dice “Siam pronti alla morte”: vorrei ricordare ai nostri patrioti a giorni alterni di non prenderlo alla lettera e di vergognarsi del fatto che la sanità italiana si sia fermata a Eboli. Ma forse anche più a nord”.

Lo ha affermato in una nota il Senatore M5S Pietro Lorefice, Segretario di Presidenza del Senato della Repubblica.

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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