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Violenza sulle donne: per la Presidente di Impresa Donna Ct, “servono aiuti concreti per gli uomini”

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Catania – Proprio nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Presidente di Impresa Donna Catania (coordinamento imprenditoria femminile di Confesercenti Catania), Giusy Maccarrone, ha deciso di dire la sua contro un problema che persiste da troppo tempo e che ad oggi non ha una soluzione e fa “acqua da tutte le parti”. 

Stiamo parlando della lotta contro le donne che subiscono violenza. Non solo fisica, ma anche psicologica. Vittime, non solo dei loro carnefici, ma anche di uno Stato che non le protegge e salvaguardia come di dovere. 

Secondo la Presidente Maccarrone, infatti: “Il problema resta sempre quello che le donne sono diventate nel tempo vittime due volte: la prima da parte dei loro aggressori, la seconda del Governo. Quando una donna decide di denunciare, dopo aver trovato il coraggio per dire ‘no’ a maltrattamenti e abusi, scatta la macchina dell’organizzazione dello Stato Italiano che porterà la vittima a finire in un Centro Antiviolenza. Queste strutture, non organizzate come di dovere, finiscono per togliere quel minimo di libertà che a una donna poteva rimanere. Si ritrovano rinchiuse dentro quattro mura, senza alcun diritto, nemmeno di rifarsi una vita, trovarsi un lavoro e ricominciare, da zero. Si parla di situazioni che vanno avanti anche fino a diversi anni. Un calvario che finisce e un altro che inizia”. 

Soltanto nella Provincia di Catania si conta l’11% di donne vittime di violenza. 

Nell’agosto scorso, la Regione Siciliana, ha emesso un invito per richiedere il finanziamento del Reddito di Libertà. Quest’ultimo dovrebbe sostenere le donne vittime di violenza e i loro figli, al fine di aiutarli ad uscire dalla situazione di abuso e promuovere la loro indipendenza economica, l’occupabilità o la possibilità di avviare un’attività imprenditoriale. L’obiettivo è di offrire un sostegno alle donne di riprendere in mano le redini delle loro vite e di quelle dei loro figli, per intraprendere un nuovo cammino libero dalla violenza subita. 

A disposizione anche 236.063 euro, fino a esaurimento fondi, destinati ai Comuni che – in collaborazione con Centri Antiviolenza o strutture di accoglienza con indirizzo segreto, registrate nell’albo regionale – intendono avviare un progetto personalizzato a favore delle donne vittime di abusi e maltrattamenti, anche in presenza di figli minori o disabili. 

Ma attenzione: ogni donna può richiedere un contributo annuo non superiore a 10.000 euro.

“Stiamo parlando di poche centinaia di euro al mese – continua la Presidente Maccarrone -. Come può con queste cifre una donna ricominciare da dove aveva messo un punto? Servono fatti e non parole. Servono aiuti concreti e più proficui. Ma soprattutto serve prevenzione, non per le donne, ma per gli uomini”, continua la Presidente Maccarrone.

“Nessuno si è mai chiesto perché il problema sulle continue violenze contro le donne continua a non essere risolto. Si mira a rinchiudere le donne che denunciano e a lasciare liberi, invece, gli aggressori. Quando qualcuno di questi finisce in carcere, riceve un aiuto psicologico che, a questo punto, ci chiediamo perché non possa essere dato prima”. 

Noto alle cronache locali l’ultimo caso di femminicidio del Padovano, quello di Giulia Cecchettin. Sull’omicidio della giovane sono emersi dettagli agghiaccianti. “Filippo Turetta, l’assassino ed ex fidanzato, dormiva con un peluche e ha dichiarato più volte a Giulia il suo intento di volerla fare finita. E invece ha ucciso lei. Nessuno si è reso conto che questo ragazzo aveva bisogno di aiuto. Sostegno e supporto che riceverà dal carcere, adesso che Giulia non c’è più. E allora perché non fornire questa assistenza agli uomini prima che possano commettere atti di violenza?

Perché bisogna aiutare gli uomini prima di rendere le donne due volte vittime. Ad ogni incontro sulla violenza contro le donne – conclude la Presidente Maccarrone – le parole sono come fiumi in piena, che travolgono ma restano lì. E se allora una donna non può essere privata della libertà da parte di un uomo, perché lo Stato può rinchiuderla in un Centro Antiviolenza e privarla della sua vita? Che si faccia qualcosa di concreto. Che il Governo inizi a dare aiuti, stanziare fondi, fornire assistenza psicologica agli uomini. Perché la soluzione è curare chi ha di bisogno, e non rendere le donne vittime due volte di una vita che spesso viene pagata a caro prezzo”, conclude la Presidente di Impresa Donna Catania, Giusy Maccarrone

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Casartigiani dona al sindaco il libro del presidente nazionale Giacomo Basso

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Il presidente di Casartigiani Caltanissetta, Antonio Ruvio, ha donato questa mattina al Sindaco Terenziano Di Stefano una copia del  libro “Saggi Artigianali, racconti e pensieri del saper fare italiano”, scritto da Giacomo Basso, presidente nazionale di Casartigiani  e con la prefazione di Vittorio Sgarbi. Un dono particolarmente apprezzato dal Sindaco, che con il consenso di Ruvio, ha deciso di trasferire all’archivio della biblioteca comunale.

“Un dono che apprezzo ma che voglio rendere fruibile alla città, arricchendo il parco libri della biblioteca che andremo a riaprire presto – ha detto il Sindaco – stanno ultimando i lavori di collegamento della rete internet e subito dopo apriremo parzialmente i locali già disponibili. Nel contempo stiamo cercando soluzioni per acquistare gli arredi mancanti per poter collocare le restanti 4000 opere”.

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Al liceo linguistico Vittorini, Italia e Francia in un unico cuore – video

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La scuola del 2024 come esperienza viva di culture, incontri, amicizie e conoscenze vissute nel mondo reale lontano dalle immagini di internet. Su questa linea è iniziata il 17 marzo e si rinnova in questi giorni l’esperienza della prima mobilità di scambio linguistico culturale fra il liceo linguistico Elio Vittorini di Gela ed il liceo Renè Descartes di Antony.

Ventuno studenti selezionati fra le classi seconde, terze e quarte del liceo linguistico di Gela, accompagnati dai loro docenti di francese, le prof .sse Selenia Scala e Antonella Crescimanno, sono stati accolti a Gela dal prof.re d’italiano Matteo Peirone.

Sono arrivati il 6 ottobre da Antony, piccolo centro vicino Parigi, 21 alunni accompagnati da 2 docenti per concludere il gemellaggio con gli alunni del Liceo linguistico Elio Vittorini di Gela. Alle h. 8:30 al Liceo di Gela, i ragazzi ed i docenti sono stati accolti dal coro ed è stato loro offerto un piccolo buffet di benvenuto. Da quel momento è iniziato il tour a Gela. Hanno visitato tutti i luoghi della Gela greca: le Mura timoleontee, il Museo l’Acropoli.

Nonostante gli studenti francesi arrivino da una città importante ricca di verde e di servizi sono stati catturati dalle bellezze naturali di Gela, il mare, il clima, il tramonto, immagini che conserveranno nel loro cuore e porteranno con sè nella loro ridente città.

Antony, infatti, è un comune francese di 62 906 abitanti situato nel dipartimento dell’Hauts-de-Seine nella regione dell’Île-de-France. È uno dei comuni dell’antica provincia francese dell’Hurepoix. Attraversata dal Bievre, un affluente della Senna vicino, Antony si trova ad una decina di chilometri da Parigi, seduce i suoi visitatori una qualità di vita degna della provincia, pur essendo vicino alla città più grande della Francia e di tutti i suoi benefici. il tempo libero, culturali, impianti sportivi e luoghi di interesse turistico, Antony è ricca di verde, animazione e dinamismo.

Oggi l’allegra brigata si sposta a Siracusa dove il gemellaggio continua sulla linea della grecità che contrassegna una consistente parte della Sicilia.

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Il regista di “Iddu”non vuole politici sul palco per un saluto,la città si indigna e l’assessore Altamore gli dà una lezione di stile

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L’anteprima del film liberamente ispirato alla latitanza del padrino Matteo Messina Denaro, domenica sera al cinema Hollywood, ha avuto un fuoriprogramma che ha suscitato tante reazioni indignate in città per l’atteggiamento che  il regista Antonio Piazza  ha avuto  nei confronti del vice sindaco e assessore alla Cultura Viviana Altamore e, tramite lei, verso la città.  Prima della proiezione, Antonio Piazza ha parlato della trama del film ma anche dei problemi che ha avuto con la politica nell’ottenere finanziamenti e contributi per la sua opera sul padrino. Il presentatore ha poi chiamato sul palco l’assessore Altamore per un saluto ma il regista ha reagito duramente dicendo che non intendeva farsi fotografare con i politici. L’assessore ha evitato di salire sul palco e ha rinunciato al saluto ma non è andata via. È rimasta in sala fino alla fine del film.

Una situazione imbarazzante che ha creato indignazione verso la condotta del regista nel pubblico gelese presente in sala. Ancor oggi in città si discute di questo episodio. Nei social è oggetto di dibattito infuocato. In un post l’avv. Emanuele Maganuco definisce il regista un “maleducato, che prima chiede i soldi alla politica, che a questo punto bene ha fatto a non darglieli, per farsi finanziare il film, e poi sputa scriteriatamente addosso alle nostre locali istituzioni che con quella politica peraltro non c’entravano  proprio nulla”.

<Le nostre istituzioni  rappresentano tutti noi e  la nostra città della quale dobbiamo sempre pretendere da tutti il rigoroso rispetto, al di la di ogni appartenenza>- conclude l’avv. Maganuco.

Ed in tanti ritengono che la condotta del regista sia stata una mancanza di rispetto verso la città. L’ha presa con sereno distacco l’assessore Altamore che, come detto, non ha lasciato la sala dopo quel trattamento immeritato e ha   assistito all’intera proiezione del film. < Sono andata al cinema perché quel tema mi interessava – dice, da noi contattata –  e non sarei salita  di certo sul palco per fare foto e passerelle, ma per rappresentare la mia città, dato che mi è stato chiesto di farlo. Se avessi potuto parlare avrei certamente testimoniato che il tema trattato nel film la città di Gela lo ha vissuto sulla sua pelle e nella forma più efferata ma, con la reazione  della parte sana della città, quel brutto momento è stato superato. Non bisogna però mai abbassare la guardia. Avrei anche evidenziato il mio gradimento verso la smitizzazione della figura del mafioso>. Con stile e toni pacati l’assessore chiude una vicenda spiacevole, imbarazzante, che avrebbe potuto non verificarsi con una gestione complessiva dell’evento in cui nulla veniva lasciato al caso.

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