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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Afganistan: droga e capitalismo. Il punto di vista dello psichiatra dott. Franco Lauria

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La droga è la fonte economica principale dei talebani. E noi italiani siamo, dopo gli inglesi, il paese che consuma più droga in Europa. Ora la tossicodipendenza è il nuovo male, la nuova patologia mentale dell’Occidente, la colpa non è della droga o dei talebani, ma del capitalismo che rende gli esseri umani vuoti, apatici, inutili e consumatori edonisti e narcisisti.

Non prendiamocela con i talebani, prendiamocela con il nostro modello di sviluppo. I talebani si sono inseriti nel business che fa da supporto economico alla loro visione teocratica, fondamentalista e integralista della vita. E se le cose stanno così non è per niente facile lottare contro i talebani che gestiscono il 90% del mercato internazionale dell’oppio. Che non è solo la base della droga, ma anche dei farmaci antidolorifici e antitossigeni.

Quindi sala operatoria e terapia del dolore. E psicofarmaci. L’Occidente dipende dall’oppio afgano, anche per ragioni mediche oltre che per la tossicodipendenza. Più capitalismo uguale più infelicità che comporta più tossicodipendenza ai fini della sopportazione del vuoto angosciante, provocato da uno sviluppo senza progresso, senza dignità e senza senso. Noi ci siamo concentrati sullo scontro di civiltà, convinti di essere i migliori. Di stare dalla parte giusta. Padroni della Tecnica e della Scienza abbiamo snobbato come medioevali coloro che credono ancora in un Dio, sia esso cristiano o musulmano. Li abbiamo derisi. Ci siamo posti nei loro confronti come un faro storico che guarda verso lo sviluppo e la civiltà mentre loro sono stati presentati come il male assoluto.

Ci siamo inventati la guerra santa per giustificare le nostre aggressioni presentate come operazioni di pace finalizzate ad esportare democrazia e civiltà quando erano e sono solo aggressioni imperialiste e globaliste finalizzate ad imporre il nostro modello di sviluppo, il nostro stile di vita e rubando loro ogni ricchezza naturale possibile, dal petrolio al gas ai minerali. E usandoli poi come discarica a cielo aperto dei rifiuti  dell’Occidente. Per fare questo abbiamo corrotto i loro governanti, abbiamo usato il denaro come sterco del diavolo per rubare le coscienze di mezzo mondo. Non ci sono scuse per i talebani fondamentalisti, integralisti e teocratici. Ognuno si assuma la sua responsabilità ad ogni livello. La nostra mentalità europea ed eurocentrica ha distrutto per sempre la civiltà dei nativi americani, ed ha tentato di ripetere lo stesso film in altre parti del mondo: Africa, Asia e medioriente.

Sino ad un certo punto ci è andata bene.  Siamo stati i gendarmi del mondo. Ma ora siamo in crisi. L’Europa non è più da tempo ormai l’ombelico del mondo. Prima gli americani e ora i cinesi sono i nuovi padroni del mondo. I talebani sono diversi da noi, sono estremisti, e sono responsabili del modo disumano di trattare donne e bambini. Ma noi non siamo santi. Non siamo i migliori. Non siamo il bene. Piuttosto dobbiamo riflettere sul nostro modello di sviluppo, sulle sue storture, sulla diffusione delle polidipendenze patologiche. E cercare una via migliore e anticapitalistica dell’esistenza umana sulla  Terra.
Dott. Franco Lauria 

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Dilettanti allo sbaraglio! il futuro di Gela sarà in mano al destino o alla fortuna?

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Dal nostro lettore Alfio Agró, riceviamo e pubblichiamo.

Anche in questa legislatura non saranno competenza e capacità umana a decidere le sorti della città.

Come ci si può fidare di una giunta comunale composta da assessori che non hanno la minima competenza professionale del settore assegnato a ciascuno di loro?

Per di più assessori nominati senza alcun programma personale e senza obiettivi.Già siamo al terzo assessore al turismo in pochi mesi di governo e si prevedono altri rimpasti al solo scopo di accontentare i più ambiziosi e promuoverne la carriera politica. Vogliono farci credere che s’impegnano per la città e non per i propri interessi.

Per questo, anzi per questi signori, Gela diventerà sempre più povera, disastrata, denigrata e derisa, nonostante la natura l’abbia dotata di immense potenzialità che se questi signori sapessero valorizzate avremmo un’altra Gela, ricca, laboriosa, rispettata, credibile ed affidabile per attrarre finanziamenti pubblici e investimenti privati.

Assessori senza competenza, nessuna programmazione e neanche un piano di sviluppo economico occupazionale e sociale, in una città che non ha lavoro e né sa come promuoverlo, è veramente assurdo! In queste condizioni, come sempre, la nostra Gela sarà costretta a vivere alla giornata, sino al prossimo dissesto finanziario.

Una politica responsabile, che ha competenza professionale, non può assolutamente fare a meno di un serio piano di sviluppo senza una visione di futuro della città, nel breve, medio e lungo termine, nonchè della visione del passato, per non ripetere gli errori commessi. Naturalmente, questo piano dovrà tenere conto dell’alta vocazione turistica del territorio e di come valorizzarne le immense potenzialità, per renderle fruibili e ricavarne ricchezza e lavoro per la città e per i cittadini gelesi.

Incredibili potenzialità che indicano nel settore turistico, culturale e sportivo il volano di una rinascita economica di notevoli proporzioni e per migliaia di posti di lavoro.Di tutto questo, neanche l’ombra! Navighiamo nel buio! Quello che viene ci prendiamo! Assurdo!Ci sono città che non hanno potenziali ricchezze, eppure, le inventano e le creano artificialmente valorizzando i loro cervelli! Che bravi!

Ed assurdo per noi! Gravissimo che i nostri politici non sappiano promuovere il lavoro e preferiscano delegare questo loro dovere costituzionale a Roma ed a Palermo ed anche all’Eni. Cosa potrebbe regalarci, come sviluppo e lavoro, il governo nazionale? Sicuramente conoscendo la nostra fame di royalties ci potrebbe promettere una stupenda centrale nucleare di nuovissima generazione con posti di lavoro e royalties a volontà!

Mentre Palermo potrebbe riproporci il termovalorizzatore (l’Eni, sicuramente, darà massima disponibilità ad accoglierlo a Gela) per ottenere altri posti di lavoro e royalties in abbondanza. Questo è il futuro che ci attende, con certi politici, se non staremo con gli occhi aperti!”

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Il dramma dei dializzati, gli ascensori fuori uso e non c’è dialogo

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Da Antonio Ruvio riceviamo e pubblichiamo:

Dopo l’odissea degli spazi ridotti negli ospedali e parcheggi riservati inesistenti, il dramma dei dializzati all’ospedale di Gela: ho incontrato il Direttore Sanitario che dopo aver parlato delle problematiche dei parcheggi,ricordandogli che il cantiere dei lavori è in via Europa quindi l’area parcheggi  di via palazzi potrebbe tornare alla normalita’, mi da un  appuntamento  per vedere di risolvere il problema, ebbene non solo non si è presentato all’appuntamento ma non si fa piu trovare. Tutto questo è vergognoso ed inammissibile ! Ci sentiamo denigrati e  offesi poiché non si ha rispetto delle problematiche e nessuno vuole ascoltare la nostra voce . L’altra vergogna è che da qualche settimana gli ascensori sono fuori servizio, le donne in gravidanza  devono farsi 5 piani per le visite. Le finestre rotte che non puoi aprire perché rischi che pezzi di vetro ti vadano addosso.

Sappiamo che la gestione è politica e non sanitaria. Dunque cari politicanti sarebbe rispettoso nei confronti di tutti noi gelesi prendervi cura di ciò che abbiamo fortunatamente e non di lasciare tutto in rovina. Non siate complici di questo degrado!Perche’ la politica non interviene per mettere fine a questa vergogna? Perche’è complice di questo degrado.

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Assunzione proposta da Orsa: Impianti dice no

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Alla richiesta di assunzione della moglie dei dipendente del settore Igiene ambientale del sindacato O.R.S.A, risponde con tempestiva sollecitudine l’Amministratore unico di Impianti, ing. Giovanna Picone, con la nota che segue:

“Assumere la moglie dell’operaio sessantaduenne deceduto nei giorni scorsi, sarebbe un gesto di buon senso se non fosse che in una società pubblica certe scelte vanno fatte con determinati presupposti di natura legale.

Se da un punto di vista squisitamente umanitario sarebbe una soluzione che ci riempirebbe di orgoglio, non si può minimamente immaginare che l’azienda possa garantire posizioni di ricambio generazionale o di “eredità”occupazionale soprattutto quando le dolorose perdite dei nostri lavoratori riguardano personale prossimo alla quiescenza .

Il caso a cui si riferisce Caiola, è completamente diverso e ci ha consentito, previo parere legale e concertazione sindacale di assumere la moglie di un operatore di 38 anni al quale è stato riconosciuto l’infortunio in itinere a pochi mesi prima del passaggio con la nostra Società.

Sono casi particolari , spero unici, ma questo non può rappresentare un precedente e soprattutto non da alcun margine di manovra per situazioni legate a morti naturali o legate a condizioni di malattia. Pertanto mi scuso con la Sig.ra Nicosia per le false aspettative che l’articolo può avere generato e rinnovo la nostra vicinanza al suo dolore”.

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