Asse Gela-Lombardia per il traffico della droga
In manette anche un ex avvocato. Lo stupefacente con i droni verso le carceri. Quindici le persone fermate dai carabinieri


Le accuse sono di associazione finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, porto abusivo e detenzione di armi e munizionamento e altro, con l’aggravante di aver favorito la famiglia mafiosa Rinzivillo di Cosa Nostra
Sono 15 le persone arrestate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissettan(una è latitante) che hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia. Si tratta di Nunzio Caci, 21 anni; Emanuele del Noce, 35; Giuseppe Emmanuello, 46; Grazio Ferrara, 45; Rocco Grillo, 33; Ali Messaoudi, 44 anni; Alessandro Peritore, 23; Arnaldo Peritore, 23 anni; Daniele Nocera, 37; Giovanni Rinzivillo, 37 anni; Luigi Rinzivillo, 21; Vincenzo Tilaro, 24 e Elvis Ziu, 24 anni. Agli arresti domiciliari sono finiti Maria Martina Grillo, 37 anni e il sessantenne Salvatore Morello. Il Gip ha ritenuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei 15 indagati in ordine all’appartenenza ad una organizzazione criminale che avrebbe gestito tra il maggio 2024 e il giugno 2025, una fiorente attività di traffico di sostanze stupefacenti prevalentemente del tipo hashish e cocaina e in misura minore anche crack, attraverso un canale di approvvigionamento dal nord Italia, principalmente dalla Lombardia e dalla Liguria, e in alcune circostanze anche dalla Calabria e da Palermo. Secondo il quadro indiziario, ritenuto nell’ordinanza, le sostanze stupefacenti approvvigionate venivano trasportate e stoccate a Gela, in vere e proprie basi logistiche dell’organizzazione da cui sarebbe avvenuta la distribuzione nell’area nissena, alimentando le piazze di spaccio locali e, in particolare, quella gelese. Uno dei soggetti, colpiti da ordinanza, era già stato arrestato nel corso delle indagini in flagranza dei reati di detenzione di armi e sostanza stupefacente e l’ordinanza gli è stata notificata in carcere. Tre degli indagati, colpiti dall’ordinanza, erano già detenuti presso gli istituti penitenziari di Agrigento, Messina e Ancona, e secondo il grave quadro indiziario, ritenuto sussistente dal Gip, avrebbero partecipato alla vita associativa del sodalizio attraverso l’utilizzo di telefoni in loro uso.
La presente attività di indagine è stata avviata nel maggio 2024 quale ulteriore segmento dell’operazione convenzionalmente denominata “Antiqua”, che nel mese di maggio 2024 aveva portato all’arresto da parte del Nucleo Investigativo, di 9 persone, indagate per associazione di tipo mafioso, (appartenenza alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra di Campofranco) ed altri reati tra i quali estorsione, detenzione e porto abusivo di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività investigativa, denominata “The Wall”, attraverso la captazione di conversazioni relative all’acquisto di ingenti quantitativi di stupefacenti tra un cittadino albanese, pluripregiudicato, residente nell’hinterland milanese, e un ex avvocato, già iscritto al Foro di Gela, sospeso dall’esercizio della professione forense poiché condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, sono emersi gravi indizi in ordine all’esistenza e alle modalità operative dell’organizzazione colpita dall’ordinanza. In particolare è emersa l’autonomia operativa dei sodali nel collocare sul mercato lo stupefacente acquistato dall’organizzazione e il collegamento della stessa con esponenti di Cosa Nostra, in particolare delle famiglie mafiose di Gela, clan Rinzivillo, e di Campofranco, per l’acquisto non solo di stupefacenti ma anche di armi.
Le attività tecniche di indagine e i servizi dinamici sul territorio, hanno consentito l’acquisizione di un grave quadro indiziario delineando i ruoli di ciascun soggetto e definendo le modalità organizzative e di gestione del business illecito.
La base operativa del sodalizio è stata individuata a Gela, dove veniva stoccato lo stupefacente approvvigionato prima di essere distribuito agli spacciatori per il rifornimento delle “piazze” rispettivamente gestite; al riguardo, nei capi di imputazione in sede cautelare sono contestate 32 ipotesi di cessione e comunque di detenzione illecita di stupefacenti, anche di ingente quantità; i proventi illeciti sarebbero confluiti in una cassa comune, indicata, nel corso delle conversazioni captate, con il termine “salvadanaio”, utilizzata anche per contribuire al mantenimento dei detenuti (sostenendone le spese legali ovvero effettuando acquisti in loro favore) o per pagare il manovratore del drone incaricato di recapitare stupefacente e telefonini all’interno di strutture carcerarie; è emerso l’utilizzo di droni, mediante i quali il sodalizio sarebbe stato in grado di assicurare la disponibilità di sostanza stupefacente del tipo hashish e cocaina, apparati cellulari e sim telefoniche in favore degli indagati detenuti; in una circostanza, in particolare, è stato intercettato il tentativo di consegna a un indagato ristretto presso la Casa Circondariale di Messina, di 3 telefoni, 100 grammi di hashish e 20 grammi di cocaina, attraverso un drone, abbattuto nei pressi dell’istituto da parte della locale Polizia Penitenziaria. E' emerso che per eludere gli eventuali controlli da parte delle forze di polizia, oltre a prediligere incontri in presenza per definire accordi di compravendita – in particolare presso il bar gestito da un indagato – e a far ricorso a decine di sim telefoniche fittiziamente intestate a soggetti extracomunitari,bgli indagati avrebbero utilizzato in videochiamate – mediante App di messaggistica – in cui erano ripresi i “pizzini” recanti le indicazioni di quantità e tipologia dello stupefacente, ma anche altri numeri di telefono su cui avviare conversazioni su canali alternativi; sono state acquisiti immagini, tratte dai telefonini in suo ad alcuni indagati, della sostanza stupefacente, come a volerne rappresentare il quantitativo trattato, del denaro contante, come a certificarne la disponibilità e anche di una pistola smontata, assieme a messaggi circa le modifiche tecniche da apportare.
Secondo il quadro indiziario acquisito, per il trasporto dello stupefacente gli indagati avrebbero potuto contare su autovetture non a loro direttamente riconducibili, attraverso un’agenzia di noleggio auto, preoccupandosi anche che le vetture via via noleggiate non fossero sempre le stesse, al fine di scongiurare il rischio che gli inquirenti potessero collegarle ai vari sodali che ne facevano utilizzo;l.
Nel corso delle indagini sono stati acquisiti riscontri che hanno portato all’arresto di 2 persone, alla denuncia di 8 indagati e al sequestro di complessivi un chilo e 250 grammi di hashish e 121 grammi di cocaina, di una pistola marca Beretta mod. 71 calibro 22 con matricola abrasa completa di caricatore con 49 cartucce calibro 22, e di numerosi bossoli, inneschi e materiale utile al confezionamento di cartucce calibro 12 e 16.