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Di Stefano al seggio con la moglie Sandra. In calo percentuale votanti alle 12

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Terenziano Di Stefano ha votato stamattina alle 11 recandosi al seggio della scuola Capuana poco distante da casa sua con la moglie Sandra Pistritto.All’uscita un abbraccio con l’on Nuccio Di Paola il garante dell’alleanza del centrosinistra allargato.

Il dato di affluenza alle urne ‘alle 12 è stato del 30,78 per cento con 19.890 elettori con un calo del 12% rispetto a 5 anni fa. Nelle stesse ore del voto c’era il pienone nelle spiagge in una domenica estiva. Cinque anni fa, il dato era al 43,33 per cento. Il calo è del 12,55 per cento. Al 33% la percentuale dei votanti alle Europee.

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Cronaca

Il settore ittico in mano a “Cosa Nostra”, sequestrati beni per 50 milioni di euro

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Ammontano a 50 milioni di euro, i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta, nell’ambito di un’operazione che ha interessato il settore ittico a Gela. Coinvolte società operanti in Italia e Marocco. Le fiamme gialle hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni (di I grado), emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nei confronti di Emanuele Catania, intesto Antonino, imprenditore gelese storicamente attivo nel settore della pesca e della commercializzazione di prodotti ittici, anche su scala internazionale.

Il provvedimento, eseguito dai militari del Gico del Nucleo di Polizia Economico finanziaria di Caltanissetta con il supporto operativo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, ha riguardato un patrimonio del valore complessivo di circa 50 milioni di euro, costituito da oltre 40 immobili, veicoli, conti correnti bancari, quote societarie, unità navali (pescherecci) e compendi aziendali, con sedi e ramificazioni operative in Italia e Marocco. Il sequestro trae origine da approfonditi accertamenti patrimoniali eseguiti – su delega della locale Procura – che hanno riguardato 45 soggetti tra persone fisiche e giuridiche, ricostruendo un imponente reticolo societario e familiare, nonché una sperequazione evidente tra redditi dichiarati e incremento patrimoniale osservato nel periodo 1985-2022. Emanuele Catania è soggetto coinvolto e condannato in via definitiva per associazione mafiosa per avere fatto parte sin dai primi degli anni ‘90 dell’organizzazione criminale di stampo mafioso Cosa nostra operante a Gela della famiglia Rinzivillo, articolazione territoriale dell’associazione, con ai vertici i fratelli Antonio, Crocifisso e Salvatore Rinzivillo. Inizialmente Catania è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Gela che ha restituito i beni sottoposti a sequestro penale. La Procura di Caltanissetta ha poi impugnato l’assoluzione dinnanzi alla Corte di Appello di Caltanissetta che lo ha riconosciuto colpevole di associazione di stampo mafioso, pronuncia confermata dalla Corte di Cassazione. Gli inquirenti hanno accertato che Catania,è stato soggetto di riferimento per l’organizzazione mafiosa ed in particolare per il reggente della stessa, Salvatore Rinzivillo, avendo offerto supporto per favorire l’infiltrazione nel tessuto economico legale di attività con le quali riciclare proventi illeciti ed operando anche in condizioni di favore grazie alla “persuasione” mafiosa in grado di alterare le regole della concorrenza di mercato. In particolare Rinzivillo per favorire l’infiltrazione mafiosa nell’economia legale, chiedeva proprio ad Emanuele Catania disponibilità per dar corso al commercio nel settore ittico nell’ambito del più ampio progetto sviluppato, insieme ad altri imprenditori gelesi operanti nel mercato ittico, di estensione del commercio dal Marocco, paese dove Catania acquisiva il controllo della società Gastronomia Napoletana, società di diritto marocchino, di cui assumeva il ruolo sia di socio che di amministratore unico.

Dato particolarmente significativo è il fatto che le indagini hanno acclarato come sia l’ingerenza nei settori economici uno degli aspetti che più ha attirato gli appetiti dell’organizzazione mafiosa: in particolare proprio il settore nel quale ha operato Catania, ovvero il settore ittico siciliano, il quale è risultato essere gestito, in massima parte, solo dai mafiosi che imponevano le loro forniture di pesce, monopolizzando praticamente il mercato. Le dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia hanno descritto, sin dagli anni ’80, rapporti fondati su reciproci obblighi e vantaggi illeciti tra Catania e la consorteria mafiosa gelese. Nell’ambito dell’operazione “Terra Nuova 2” , le dichiarazioni dei collaboratori hanno delineato il profilo di Emanuele Catania come uomo di fiducia di Antonio Rinzivillo, il quale avrebbe investito i proventi dell’attività illecita di traffico di stupefacenti nelle attività economiche dei fratelli Catania. Questi ultimi godevano di “protezione” grazie ai rapporti privilegiati e di natura economica con il clan Rinzivillo. La Corte di Appello ha ritenuto accertata la piena disponibilità di Catani sull’intera struttura associativa dei Rinzivillo già dagli anni Novanta. La Corte territoriale ha evidenziato come il rapporto privilegiato di amicizia tra Catania e i Rinzivillo abbia costituito il presupposto per la creazione e il rafforzamento di un legame di natura molto più profonda. Sulla base degli elementi emersi, come già sottolineato dalla Corte di Appello, risulta indubitabile l’interesse reciproco tra i Rinzivillo e Catania, di espandere i loro interessi nella sponda africana del Mediterraneo, nella conduzione dei rispettivi affari, curati di comune accordo. Emanuele Catania, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, con sentenza del 16 marzo 2022, successivamente confermata dalla Corte di Cassazione in data 10 luglio 2023, alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione, in quanto ritenuto partecipe dell’associazione mafiosa, capeggiata dai fratelli Rinzivillo dai primi anni Novanta, dai quali avrebbe ricevuto protezione e indebite agevolazioni nell’esercizio della propria attività economica. Molti dei beni e delle società sottoposte a sequestro sono formalmente riconducibili al fratello, Antonino Catania, inteso Nino, soggetto non condannato per associazione mafiosa che è stato coinvolto nella presente operazione quale “terzo interessato” in virtù della formale intestazione di cespiti. La Guardia di Finanza di Caltanissetta, nel corso delle complesse attività investigative, ha ricostruito l’intero patrimonio dei soggetti evidenziando come la capacità reddituale ufficiale dei nuclei familiari fosse del tutto incongrua rispetto ai capitali investiti, specie nel periodo tra il 1998 e il 2007. Gli investimenti rilevati, non supportati da fonti lecite, sono risultati essere verosimilmente frutto di disponibilità finanziarie di origine ignota, successivamente reimpiegate. In tale contesto, fondamentale è risultato il contributo operativo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, che ha permesso il sequestro dei natanti (pescherecci e una barca da diporto) riconducibili alle società dei fratelli Catania. La misura, che precede la richiesta di confisca definitiva, mira a cautelare il patrimonio accumulato illecitamente e sottrarre risorse economiche alle consorterie mafiose, continuando il contrasto strutturale alla contaminazione dell’economia legale da parte della criminalità organizzata.

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Cronaca

Antimafia: maxi operazione della Guardia di finanza (tutt’ora in corso)

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Maxi operazione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta, con il supporto del Reparto Operativo aeronavale di Palermo, a Gela, Trapani, Ragusa, Agrigento, Salerno, Pescara e paesi dell’Africa settentrionale.

Le fiamme gialle, guidate dal colonnello Stefano Gesuelli, stanno dando esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni, emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nissena.

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Cronaca

Lavoro irregolare, controllati numerosi cantieri. Scoperte infrazioni, 12 denunce

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Azione di contrasto alle irregolarità nei luoghi di lavoro da parte dei Carabinieri del Gruppo per la tutela del lavoro di Palermo, in sinergia con i militari del Comando Provinciale di Caltanissetta.

L’attività ispettiva, recentemente intensificata su impulso del Prefetto di Caltanissetta a seguito di gravi episodi che hanno riguardato il territorio, ha interessato diversi cantieri edili nell’area meridionale della provincia (in particolare, nei comuni di Gela, Niscemi Butera e Mazzarino), dando priorità alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e al contrasto del fenomeno del lavoro irregolare.Al centro dell’operazione, il rispetto della normativa sulla salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda la prevenzione del rischio di cadute dall’alto, una delle principali cause di incidenti gravi nei cantieri. Complessivamente, le ispezioni hanno riguardato 6 cantieri e portato all’irrogazione di sanzioni amministrative e ammende per circa 170.000 euro, con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 12 persone per infrazioni riguardanti l’installazione non conforme dei ponteggi, l’assunzione di 3 lavoratori in nero, la mancata nomina di addetti alle emergenze e al primo soccorso, l’utilizzo di attrezzature non conformi, l’assenza di informazione e formazione adeguata dei dipendenti, la mancata sorveglianza sanitaria e altre omissioni. Per 4 aziende è stato anche adottato il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale.Le indagini, coordinate dalla Procura di Gela, mirano a rafforzare i controlli nei cantieri e a contrastare con fermezza il lavoro sommerso e lo sfruttamento dei lavoratori.

“I controlli – comunicano i Carabinieri per la tutela del lavoro– proseguiranno anche nelle prossime settimane, con l’obiettivo di garantire la regolarità dei rapporti di lavoro e il pieno rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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