"Gela merita il meglio, in ogni settore"
E’ in aula di Montecitorio quando la chiamo. “Sono impegnata, ne avrò per tanto. Come finisco, la ricontatto”. La maratona politica è intensa. Tutti ad ascoltare il presidente del Consiglio, Mario Dra...


E’ in aula di Montecitorio quando la chiamo. “Sono impegnata, ne avrò per tanto. Come finisco, la ricontatto”. La maratona politica è intensa. Tutti ad ascoltare il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Misure anti covid, vaccini, ristori, dad, zone rosse-arancioni. Un’emergenza continua. C’è chi propone soluzioni; c’è chi asseconda la linea governativa; c’è chi non gliene va bene una, dicasi una. Il menù del giorno è servito. “Eccomi qui, riesco a dedicarle finalmente qualche minuto”. Parlare con il deputato gelese di Forza Italia, Giusy Bartolozzi, è sempre un piacere. Personalmente la conosco dai tempi in cui, giovanissima, prestava servizio al Tribunale di Gela, nella sede di viale Mediterraneo, in quella che prima ancora era stata la sede della scuola media San Francesco. Un magistrato tutto ad un pezzo. Eravamo agli albori degli anni 2000.
“Di quell’esperienza – dice – ricordo ogni singolo momento che ha fatto di me la persona, il professionista che sono. Devo tutto a Gela, al presidente Raimondo Genco ed alla meravigliosa squadra di dieci giovani magistrati che con entusiasmo iniziarono a lavorare senza risparmio. E devo ai gelesi – aggiunge - l’ottimo risultato raggiunto in occasione delle ultime politiche del 2018, segno inconfutabile di una fiducia che spero di poter sempre meritare”.
Successivamente ha lavorato al tribunale di Palermo e subito dopo alla Corte d’Appello di Roma. Tappe significative ed importanti
“Le dicevo prima della necessità di stimoli continui nel lavoro. E da qui le applicazioni al Tribunale di Caltanissetta, poi a Palermo e da ultimo alla Corte di Appello di Roma. Nel tempo, esperienze che mi hanno personalmente arricchito e formato. Credo, fortemente, che la giurisdizione sia “Servizio” ed oggi più che mai, in una clima di sfiducia collettiva e tensione morale, sono orgogliosa di essere un Magistrato”.
Hai mai avuto paura per la professione che ha svolto?
“L’importante non è stabilire se si abbia paura o meno. E’ saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza. Non occorre aggiungere altro al lascito spirituale di Giovanni Falcone”.
Attualmente, tra l’altro, ricopre l’incarico di presidente del Comitato Mafia Appalti e Corruzione della Commissione Nazionale Antimafia. Ci può parlare del codice attualmente in vigore?
“Nel 2011 il legislatore, soddisfacendo un’esigenza manifestata da tempo dagli operatori, ha varato il decreto legislativo 159/2011 allo scopo di accorpare in un testo unico, disposizioni normative in precedenza frammentate tra più fonti.
A partire da allora si sono susseguiti numerosi altri interventi che le necessità della pratica e i continui aggiornamenti conoscitivi sulle mutazioni e i cambi di strategia delle organizzazioni criminali hanno imposto o suggerito.
Il risultato è che la legislazione antimafia è venuta configurandosi come una vera e propria branca giuridica dotata di una sua riconoscibile identità e ad alto tasso di complessità. La giurisprudenza interna costituzionale, ordinaria e amministrativa, di merito e di legittimità, e quella sovranazionale della Corte dei diritti umani di Strasburgo hanno accompagnato e spesso preceduto l’evoluzione legislativa, dando vita ad una trama composita e in continua evoluzione. Gli operatori professionali della materia hanno quindi necessità di competenze specialistiche da aggiornare costantemente. Il codice che abbiamo presentato il 16 febbraio dell’anno scorso alla Camera dei deputati, del magistrato Catello Maresca e dell’avvocato Sabrina Rondinelli, nasce con l’ambizione di soddisfare tale necessità e diventerà punto di riferimento completo per semplificare l'attività dell'interprete”.
Sovente, con l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, siete entrati in rotta di collisione. Per quale motivo?
“Perché lo ritenevo e ritengo non tecnicamente adeguato rispetto ai gravosi compiti assunti”.
Ha letto il libro di Sallusti su Palamara? Qual è il suo pensiero?
"Uno spaccato desolante che il Paese aveva diritto di conoscere. Ma siamo ancora alle prime battute ed il tema resta la piena conoscenza dei fatti occorsi. La magistratura ha dato prova di avere i necessari anticorpi: consiglieri del Csm dimissionari e procedimenti disciplinari aperti, inchiesta penale della competente procura di Perugia. Mentre la politica pare dormiente. Seppur presentata a mia firma una Proposta di legge per la Costituzione di una Commissione di inchiesta, allo stato non pare esserci volontà politica di calendarizzazione. E la richiesta audizione dello stesso Palamara in Commissione Antimafia, è stata bloccata per volere di esponenti del Pd, Leu e del Movimento 5 stelle”.
In Italia, si riscontrano forti differenze nella durata dei processi civili e penali da Nord a Sud. Per quale motivo?
“Una doverosa premessa di ordine generale. Lentezza ed inefficienze della giustizia costano 2,5 punti di Pil, pari a circa 40 miliardi di euro. Risorse che avrebbero effetti positivi anche sull’occupazione, con 130 mila posti di lavoro in più e circa mille euro all’anno di reddito pro-capite che di sicuro favorirebbero una maggiore fiducia di imprese e famiglie. La durata dei processi, civili e penali, poi è vero, varia molto da Nord a Sud dell’Italia per ragioni endogene (quali ad esempio una diversa e migliore organizzazione) ed esogene (una maggiore litigiosità correlata anche al grave disagio economico e sociale). Forti differenze nella durata dei procedimenti comportano che di fatto la giustizia non sia uguale per tutti. Ecco perche’ la giurisdizione al Sud merita interventi mirati che oggi devono trovare nel Recovery Plan le giuste coperture finanziarie. Strutture di coordinamento a livello nazionale e locale, metodo di gestione efficiente anche attraverso l’Ispettorato, incentivi premiali agli Uffici e rafforzamento del sistema statistico con veicolazione delle best practices. Non possiamo limitarci a interventi riformatori dei processi. Efficienza e competitività, giustizia ed economia: il Recovery Plan deve costituire un’occasione di riscatto per i cittadini del Sud. Per questi sconfortanti dati, abbiamo già chiesto al Ministro Mara Carfagna un impegno affinché’ la giurisdizione al Sud trovi nel Recovery Plan, un’adeguata collocazione progettuale ed il Ministro, nel risponderci, ha precisato che lo stanziamento globale previsto per l’intervento in favore dell’innovazione organizzativa della Giustizia è di 2 miliardi di euro, a cui si associano risorse complementari pari a un miliardo e 10 milioni, connesse agli stanziamenti della Legge di Bilancio. Lo stesso Ministro ha manifestato la volontà, in sinergia con il suo omologo alla Giustizia, Marta Cartabia, che parte di queste importanti risorse siano destinate a colmare il “gap” ed in tal modo si possano contrarre le tempistiche del sistema giustizia e riportare la giurisdizione del Sud, e così dell’intero Paese, in linea con le medie europee”.
Il Nord rimane la motrice economica dell’intero paese, mentre il Sud arranca. Sarà sempre così?
“Ho fiducia nell’azione incisiva e determinante del nostro Premier Draghi che, già all’atto del suo insediamento, ha pronunciato un discorso di “visione strategica” dei bisogni del Paese, attento alle necessità più urgenti, ma anche alle grandi questioni alle quali occorre porre mano: dalla prioritaria necessità di superare il divario Nord-Sud, che è il più grande fallimento dello Stato unitario, alla riforma della giustizia, alla revisione di una legislazione tributaria ormai obsoleta ed iniqua. Queste le direttrici sulle quali sostenere l’azione del nuovo governo”.
Quanti soldi dall’Europa saranno destinati alla Sicilia ed in quali settori?
“Nell'attuale bozza del Recovery Plan non c'è un capitolo specifico destinato al Sud e per questo motivo il Ministro Carfagna ha immediatamente avviato un'attività di ricalcolo con “l’operazione trasparenza” per conoscere le risorse segnatamente destinate al Mezzogiorno. Si era parlato del 34% del Recovery Plan, ma in realtà tra opere ferroviarie, sistemi stradali e aeroportuali il Sud intercetterà il 50% degli investimenti, con punte dell'84% per la manutenzione stradale. Entro il 2029 andranno spesi gli oltre 80 miliardi previsti per i programmi europei per la coesione 2021-2027, mentre la programmazione dei 73 miliardi del fondo per lo sviluppo e la coesione (nella formula 80 sud, 20 resto del paese), si estende fino al 2032. Per il Meridione, questo significa - escluso il Piano Nazionale di ripresa e resilienza - circa 100 miliardi di risorse disponibili su un orizzonte temporale di pochi anni. Ma occorrerà sapere investire e spendere queste enormi risorse. Questo deve essere il nostro puntuale obiettivo per il riscatto dei territori del Mezzogiorno”.
Accennava alle grandi opere. Da parecchi anni si parla dell’autostrada Siracusa-Gela. Si tratta di un’infrastruttura importante nell’asse viario della Sicilia orientale. Ma quando il completamento finalmente vedrà la luce?
“Un’opera certamente strategica. Da presidente del comitato mafia/appalti/corruzione presso la commissione nazionale bicamerale antimafia ho già chiamato in audizione l’Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Marco Falcone, per comprendere i tempi di queste “incompiute”. Certamente passi in avanti con il primo lotto in completamento grazie all’impegno a pieno regime di imprese, tecnici e maestranze e ciò malgrado l’emergenza Covid. Ma occorre correre…”
Gela baciata dal mare ha un porto insabbiato. Si tratta di uno dei più grandi paradossi. Ma quando si interverrà e non solo a parole?
“A Roma siamo trasversalmente impegnati su questo fronte ed a livello regionale vi è la dovuta attenzione al tema. Con il senatore pentastellato Pietro Lorefice ed il Sindaco Lucio Greco, abbiamo già fatto diversi incontri ma la complessità del problema richiede un approccio non semplicistico. Stiamo lavorando per una definitiva risoluzione”.
La città di Gela è stata legata allo stabilimento petrolchimico. L’Eni, negli anni, ha dato lavoro a migliaia di operai. Adesso, dopo la riconversione, sono rimasti in pochi ed in tanti sono stati costretti ad andare via. Si poteva evitare tutto questo? E in quali termini?
“E’ un fenomeno drammatico che non riguarda certamente solo Gela, ma che colpisce purtroppo l’intero Paese e quindi l’intero sud che patisce la doppia emigrazione verso il nord e verso l’estero. Negli ultimi vent’anni il Sud ha perso circa 600 mila giovani, di cui 240 mila laureati. Mancano all’appello 45.222 siciliani che si sono trasferiti al Centro-Nord per laurearsi e trovare lavoro. Il tasso di mobilità sfiora il 28%. Con questi numeri lo spopolamento intellettuale del sud si aggraverà, la desertificazione imprenditoriale diverrà irreversibile ed il divario sarà irrefrenabile. Noi non ci possiamo rassegnare a tutto ciò perché solo un paese coeso può esser competitivo. Ecco perché il progetto della bioraffineria di Gela, avviata nell’agosto 2019, può e deve essere una prospettiva di rilancio per il territorio”.
Che rapporto ha con la giunta del sindaco Lucio Greco?
“Solo negli ultimi mesi è stato attivato un sinergico tavolo di lavoro. Rammarico per il tempo perduto ma fiduciosa per il lavoro che verrà. Immutata e piena la mia sempre certa disponibilità”.
Soddisfatta del lavoro fin qui svolto da Forza Italia a Gela?
“Credo sia notoria per i cittadini gelesi la mia idea di politica per il territorio. Una politica non urlata, che non cede ai compromessi del momento, non appannaggio di aggregazioni opportunistiche ma di prospettiva per la rinascita della città. In questa direzione sostenevo un progetto per la sindacatura, oramai trascorsa, che vedeva impegnata una nuova classe dirigente. Il resto è storia ma rimango convinta che occorra un cambio di passo, anche dentro Forza Italia e per questo non smetterò il mio impegno. La nostra città merita il meglio”.
In questi tre anni e spiccioli di governo regionale, il presidente Musumeci ha fatto tutto quanto era nelle proprie possibilità?
“Non credo che il Presidente Musumeci abbia necessità di patentini di sorta. E certamente l’impegno di un’intera giunta non può misurarsi nel breve periodo senza tenere conto della difficile eredità del precedente governo Crocetta, quello sì - ex post - un vero disastro dal quale è stato difficile ripartire. Ricorderete “l’operazione verità” intrapresa dal governo Musumeci sui conti pregressi della regione…..Quanto al futuro, la parola spetterà a breve ai siciliani.”
Perché ha scelto di entrare in politica, sposando il partito creato da Silvio Berlusconi?
“Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli e dopo vent’anni in magistratura ho avvertito forte il limite del mio operare, specie da giudice del lavoro. Troppe volte ho dovuto arrendermi al dettato normativo, anche quando ero consapevole di una giustizia sostanziale lontana e ben diversa dalla giustizia processuale. In occasione delle candidature alla presidenza della regione siciliana, ho avuto l’occasione di conoscere il Presidente Berlusconi e trascorrere un lungo pomeriggio di aperto confronto sui temi della giustizia. Dopo qualche mese, mi è stata proposta la candidatura alle successive elezioni nazionali. Ho apprezzato, da subito, l’opportunità che mi veniva offerta per contribuire a cambiare il nostro sistema normativo e non pensavo, certamente, che saremmo finiti all’opposizione con l’onorevole Alfonso Bonafede quale Guardasigilli. Oggi, più’ che ieri, sono persuasa della bontà della mia decisione. Occorre sempre privilegiare merito e competenze specifiche e rifuggire dalla idea populistica dell’uno uguale all’uno che genera una politica non all’altezza del ruolo”.
Dopo l’uscita di scena di Conte, adesso c’è Draghi premier. Se le avessero detto che il suo partito avrebbe governato con il Pd, il Movimento 5 Stelle e Leu (avversari politici di lungo corso) ci avrebbe creduto?
“Entro in politica da servitore dello Stato, quale tecnico appassionato e non ho mutato pelle. Questo tratto mi ha reso certamente più semplice l’interlocuzione ed il confronto con esponenti di forze politiche diverse. Credo che l’attuale momento storico imponga, a tutti, un impegno unitario. Sull’appello del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, si è aperta una fase straordinaria di coesione politica che ha dato vita al Governo Draghi. È la soluzione ineludibile per offrire una risposta tempestiva alle titaniche sfide suscitate dalla pandemia e dalla crisi economica. I problemi ci sono e ci saranno, ma in questi momenti i partiti ed i movimenti debbono assumere responsabilmente la consapevolezza che il bene del Paese è la priorità assoluta. Forza Italia lo ha fatto per prima indicando con il Presidente Berlusconi la strada che adesso si è intrapresa”.
Secondo lei, l’emergenza Covid in Italia è stata gestita nel miglior modo possibile?
“Verrà il tempo delle responsabilità. Oggi occorre concentrarsi sui provvedimenti più urgenti da attuare. Rilanciare le misure vaccinali, superando criticità evidenti che mettono l’Italia tra gli ultimi Paesi per vaccinazioni somministrate. Irrobustire i ristori e le misure compensative. E poi la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza con adeguata attenzione al Sud, al quale vanno almeno la metà delle risorse ottenute dall’Unione Europea, riforma della giustizia civile e penale.”
Quando un giorno (speriamo presto), l’incubo Covid terminerà, quale sarà la prima cosa che vorrà fare?
“Ritornare ad abbracciare le persone che amo…”
Gli abbracci sono un posto perfetto in cui abitare