I venti di guerra che soffiano ancora, la lezione dimenticata della Storia
Ci risiamo. Ancora una volta sono i venti di guerra a soffiare. Abbiamo sperato, incrociato le dita, pregato che si arrivasse ad una soluzione diplomatica delle tensioni tra la Russia e la comunità in...


Ci risiamo. Ancora una volta sono i venti di guerra a soffiare. Abbiamo sperato, incrociato le dita, pregato che si arrivasse ad una soluzione diplomatica delle tensioni tra la Russia e la comunità internazionale, ma dopo il "riconoscimento” del Donbass da parte di Putin nessuno scenario purtroppo può essere precluso. Forse, anzi sicuramente, i paragoni con il passato sono fuorvianti. Ma il confronto è invece necessario: i territori ucraini del 2022 rivendicati come il “corridoio” di Danzica nel 1939. Sappiamo come andò.
Quel che continua a stupire, è come in fretta si dimentichi la lezione della Storia. Il grande storico greco Polibio lo disse in tempi assolutamente non sospetti: ciò che è accaduto, può ritornare. Errori – ed orrori – compresi. Quella che si preannuncia, e che speriamo con tutto il cuore non si verifichi, sarebbe una guerra diversa fatta di sanzioni, sgarbi diplomatici e istituzionali che avrebbero ripercussioni enormi sia sui rapporti dei Paesi a livello globale che sulle vite stesse dei cittadini: vedere alla voce rincari delle bollette, ad esempio, per credere.
Gas, energia, relazioni politiche: la posta in gioco è altissima. E quei militari armati fino ai denti che si vedono nelle immagini dei tg e sui social sono un colpo al cuore. Perché ci sarà chi rischierà la pelle. Tornano alla mente le parole dei due pontefici che si ritrovarono a fronteggiare l’imminenza del conflitto mondiale, Benedetto XV e Pio XII: nulla si perde con la pace, tutto si può perdere con la guerra. Vale anche oggi, vale sempre.