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Imprese: Cna Sicilia, la burocrazia costa 3,4 miliardi l’anno

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Agrigento – Presentato oggi ad Agrigento il VI Osservatorio Cna con 100 proposte per semplificare  Agrigento, 16 maggio 2025 – La burocrazia costa alle imprese siciliane 3,4 miliardi di euro all’anno, pari a 312 ore di lavoro e 9.800 euro a testa spesi per adempiere agli obblighi amministrativi.

Un peso insostenibile che a livello nazionale raggiunge i 43 miliardi, sottraendo risorse preziose agli investimenti e alla competitività.  È quanto emerge dal “VI Osservatorio Burocrazia. Cento semplificazioni per liberare le energie delle piccole imprese” presentato oggi al Palacongressi Villaggio Mosè di Agrigento dalla CNA Sicilia. L’evento ha messo in luce i dati e le criticità della “malaburocrazia”, ma anche le soluzioni concrete per ridurre questo fardello.  

Marco Capozi, Responsabile del Dipartimento Relazioni Istituzionali e Affari Legislativi di CNA Nazionale, ha illustrato i casi più emblematici di inefficienza e le 100 proposte dell’Osservatorio per snellire gli adempimenti, ridurre i costi e restituire slancio alle imprese.  Al convegno hanno partecipato Giuseppe La Greca, Magistrato del Consiglio di Stato, e Giusi Savarino, Assessore al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, portando il punto di vista istituzionale sul tema.

I lavori sono aperti dai saluti di dell’Assessore del Comune di Agrigento Marco Vullo, del Vice Prefetto Vicario Elisa Vaccaro e del Presidente Territoriale CNA Agrigento Francesco Di Natale, e sono stati coordinati da Francesco Cuccia, Funzionario Regionale di CNA Sicilia.  Piero Giglione, Segretario Regionale di CNA Sicilia, ha chiuso i lavori con una riflessione netta: “I 3,4 miliardi di euro e le migliaia di ore sprecate ogni anno in adempimenti burocratici sono risorse che le nostre imprese potrebbero e dovrebbero destinare a innovazione, crescita e occupazione.

La burocrazia non è solo un costo, ma un freno allo sviluppo della Sicilia. Chiediamo alle istituzioni di agire subito, perché semplificare non è un’opzione, è una necessità”.  CNA Sicilia continuerà a lavorare per trasformare queste proposte in azioni concrete, sostenendo le piccole e medie imprese nella battaglia contro gli ostacoli amministrativi.

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Libero Consorzio di Caltanissetta. Cisl:“Subito al lavoro sulle progressioni economiche e verticali”

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Caltanissetta- La Cisl Funzione Pubblica di Caltanissetta attraverso il coordinatore provinciale enti locali Gianfranco Di Maria e il segretario generale Salvatore Parello rivolge i propri auguri di buon lavoro al nuovo presidente del Libero consorzio comunale, il sindaco Walter Tesauro, e dei dieci consiglieri provinciali eletti.

“Si tratta – dicono – di un passaggio significativo che segna, finalmente, la conclusione di una lunga fase commissariale e l’inizio di una nuova stagione di responsabilità amministrativa, partecipazione democratica e rinnovata progettualità. Come organizzazione sindacale, ribadiamo con chiarezza il principio che sindacato e politica hanno ruoli distinti ma complementari: il nostro compito è quello di tutelare con competenza, responsabilità e spirito costruttivo le condizioni lavorative e professionali del personale. Alla rappresentanza politica spetta, invece, il compito di governare l’Ente secondo mandato elettorale. Entrambi possono – e devono – concorrere, ciascuno per le proprie competenze, a obiettivi comuni, quali l’efficienza amministrativa, la valorizzazione del capitale umano e il miglioramento dei servizi alla collettività”.

Il sindacato pone alcuni obiettivi da raggiungere nell’immediato da parte della nuova governance, ripartendo ad esempio con la contrattazione decentrata integrativa, “che rappresenta lo strumento cardine per rilanciare l’azione amministrativa, motivare il personale e riconoscere concretamente l’impegno quotidiano dei Lavoratori”.

Per questo viene chiesta formalmente  la convocazione urgente della Delegazione Trattante; la programmazione delle progressioni economiche all’interno delle aree e le progressioni verticali in deroga;  l’attuazione piena e tempestiva del Piano Triennale dei Fabbisogni di Personale 2025–2027, con nuove assunzioni; la revisione dell’assetto organizzativo e il miglioramento delle condizioni di benessere lavorativo e organizzativo.

“Il rilancio del Libero Consorzio Comunale passa anche – e soprattutto – dalla piena valorizzazione delle donne e degli uomini che ogni giorno ne garantiscono il funzionamento, spesso in condizioni di oggettiva difficoltà – concludono Di Maria e Parello -. Su questo terreno, la Cisl Fp conferma il proprio impegno a mantenere un presidio sindacale attivo, leale e propositivo, nel pieno rispetto dei ruoli istituzionali. Siamo convinti che solo attraverso un confronto continuo, trasparente e rispettoso si possano costruire soluzioni efficaci, condivise e durature nell’interesse dell’Ente e della comunità amministra

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Sinalp denuncia l’aziendalizzazione, la regionalizzazione e la privatizzazione di quel che rimane del Ssn

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Riceviamo e pubblichiamo una nota delle segreterie di Sinalp Sicilia, Zeromolestie Sinalp, AVO Palermo, Rete Sociale Attiva alla Regione.

Palermo -“Il Sistema Sanitario Pubblico Italiano, con scelte politiche, a volte scellerate, continua a sgretolarsi distruggendo quel che rimane del SSN. – hanno scritto le segreterie di Sinalp Sicilia, Zeromolestie Sinalp, AVO Palermo, Rete Sociale Attiva alla Regione-

In Sicilia apprendiamo dai mezzi di stampa che l’attuale Governo Schifani avrebbe preso in considerazione l’idea di premiare i manager delle ASP con aumenti di stipendio e indennità aggiuntive.

Ci chiediamo quali siano i meriti da premiare con un aumento di stipendio, visto che chi è in prima linea, Medici, infermieri, OSS, continuano a fronteggiare turni estenuanti, carenze croniche di personale, aggressioni fisiche e psicologiche, a fronte di retribuzioni spesso non commisurate alla responsabilità e allo stress quotidiano che subiscono.

Riteniamo che il paradosso è evidente, inaccettabile e va chiarito meglio.

Ci permettiamo di far notare che i manager nominati dalla politica, per come avviene nelle grandi imprese, vengono gratificati economicamente, mentre il Sistema Sanitario Nazionale, un tempo orgoglio del nostro Paese, continua a sgretolarsi, vittima, probabilmente, di una politica che ha trasformato gli ospedali in cabine elettorali utili solo a chi fa della politica la sua professione.

Nel frattempo apprendiamo dai mezzi d’informazione che all’ASP di Trapani i pazienti attendono più di nove mesi per conoscere l’esito dei referti istologici, e chiaramente in mancanza di questi esiti non possono curarsi e non sanno qual’è il livello di gravità della loro malattia, e nella provincia di Enna apprendiamo che ben 4.500 pazienti attendono dal 2024 un intervento chirurgico.

Ci chiediamo se queste vite si ritrovano sospese per incompetenza di qualcuno? per arroganza?, per incapacità di dare una giusta programmazione del lavoro da svolgere nelle ASP? per la mancanza di circa il 50% del personale sanitario?.

Per tutto ciò ci è concesso poter pensare che l’elargizione degli aumenti ai dirigenti serva solo a premiare la loro probabile incapacità gestionale?

Pur consapevoli che tale inefficienza gestionale e sanitaria sia il risultato di decenni di riforme Nazionali di fatto distruttive del SSN, ci chiediamo, ma gli Assessori ed i Dirigenti dell’Assessorato alla Salute Siciliano, i Dirigenti delle ASP Siciliane, e i Governi Siciliani, dove erano mentre si verificavano queste vergognose anomalie sulle spalle dei cittadini impossibilitati a potersi curare per l’inefficienza o peggio per l’incapacità del servizio sanitario regionale? Ed oggi si arriva anche a voler premiare chi probabilmente non ha saputo o voluto vigilare?

L’attuale Governo della Regione Siciliana, correttamente, dopo quanto successo, ha ritenuto necessario dare vita ad un’ispezione nelle ASP Siciliane costituendo una speciale Commissione tecnica per l’occasione. Ma di questa ispezione ad oggi non si ha alcuna notizia sul risultato ottenuto e sul suo contenuto.

Nessuno si è posto il problema che a causa dell’aumento dell’invecchiamento che va ad innestarsi a politiche Nazionali di riforma deleterie, oggi la Regione si ritrova senza il capitale umano necessario per sostenere una giusta programmazione della crescita di assistenza sanitaria, ed a causa di ciò riteniamo, e speriamo di sbagliarci, che la medicina di prossimità resterà una chimera.

Le Case e gli ospedali di Comunità, su cui tanto la Regione Siciliana stà puntando, rischiano di restare cattedrali nel deserto per una strutturale mancanza di personale sanitario, e ad oggi è mancato un giusto confronto con le parti sociali affinchè si possa ragionare su soluzioni in grado si risolvere e superare eventuali e probabili disfunzioni.

Su questo fronte è giusto evidenziare che a livello Nazionale nel 2024, gli over 65 rappresentano il 24,3% della popolazione, quindi circa 14,4 milioni di persone, mentre gli over 80 sono il 7,7%, quindi circa 4,5 milioni.

Di questi, ben oltre 11 milioni di over 65 convivono con almeno una malattia cronica, e più di 8 milioni con due o più patologie, e la Sicilia è perfettamente in linea con questi dati e queste percentuali parametrate chiaramente ad una popolazione siciliana di circa 4.9 milioni di persone.

Inoltre, secondo le previsioni ISTAT, entro il 2050 queste percentuali saliranno ulteriormente rispettivamente al 34,5% per gli over 65 e al 13,6% per gli over 80. Ancora non si vuol capire o non si ha la capacità di capire, che stiamo vivendo una trasformazione demografica imponente, che si tradurrà in un aumento esponenziale dei bisogni socio-assistenziali.

Bisogni, questi, grazie a riforme deleterie, passati in second’ordine rispetto all’ormai ambito pareggio di bilancio ed alle economie di scala inseguite dai manager della sanità, e imposti da deleterie riforme che si sono susseguite nel tempo.

E’ giusto evidenziare che la distruzione del SSN inizia con la ormai pluricriticata, ma mai abolita, riforma “Amato” Decr.Lgs. n. 502 del 1992, che ha aziendalizzato le allora USL, trasformandole in Aziende Sanitarie Locali ASL ed in Aziende Ospedaliere AO con autonomia gestionale ed economica.

Questa trasformazione ha introdotto logiche gestionali ed amministrative prettamente aziendali ed imprenditoriali con obiettivo primario di efficienza economica e non più di efficienza sanitaria e tutela, con presidi sanitari, del territorio.

Questa riforma ha dato il via alla mercificazione della sanità, con l’obiettivo prioritario del pareggio di bilancio anziché della salute pubblica degli italiani.

Sempre parlando di riforme distruttive della sanità pubblica, si evidenziano le diseguaglianze regionali e territoriali emerse grazie all’ulteriore picconata che il SSN ha ricevuto dall’assurda Riforma “Bindi” imposta con il Decreto Legislativo n. 229 del 1999 che ha introdotto il Federalismo Sanitario Regionale, sorpassando ideologicamente anche le battaglie della vecchia Lega.

Con questo Decreto, di fatto, scompare la Sanità Nazionale, e viene sostituita da tante Sanità quante sono le Regioni Italiane.

Probabilmente chi ha voluto questa riforma, consapevole di poter scatenare l’indignazione e la rivoluzione dei cittadini italiani per lo scippo subito, con il Decreto ha anche introdotto l’idilliaco “Piano Sanitario Nazionale (PSN)” che avrebbe, secondo i loro fautori” dovuto dettare gli standard minimi da rispettare in tutte le Regioni.

Ma questo PSN nei fatti non ha mai equilibrato le sperequazioni sanitarie esistenti da Regione a Regione, ma probabilmente le ha ulteriormente amplificate, dando vita al vergognoso fenomeno della migrazione sanitaria, che ha costretto i cittadini, in particolare quelli del sud italia, ad emigrare per potersi curare, con un ulteriore aggravio dei costi della sanità pubblica sulle Regioni del Sud e sui loro cittadini.

Altro colpo di ingegno della nostra politica è stato l’approvazione della Legge di Stabilità del 2012 (Monti-Fornero) che ha dato il via alla famosa Spending review ed al blocco del turnover.

Con questa terminologia anglosassone l’allora Governo Monti, dà il via ad un vergognoso taglio di 7 miliardi di euro al SSN in tre anni, costringendo le “Aziende Ospedaliere” al blocco delle assunzioni ed introducendo, di fatto, la regola non scritta che ad ogni 5 pensionamenti si assumesse solo un professionista sanitario.

Questo mancato turnover nel tempo ha generato a sua volta la carenza di personale sanitario ed il conseguente precariato ospedaliero e del burnout a causa dello stress da lavoro a cui vengono sottoposti i sanitari rimasti nel SSN, intuendone probabilmente la chiara volontà della legge Monti di far crescere le strutture sanitarie private.

Nel 2015 nasce la Riforma Madia che dà nuovo impulso all’aziendalizzazione delle strutture ospedaliere, rafforzando i poteri dei Dirigenti Generali di ASP ed Aziende Ospedaliere pubbliche a scapito della “guida” unitaria espressa dal politico di turno a capo dell’Ente.

In tal modo sono state incentivate le disuguaglianze già notevolmente sviluppate tra sistema pubblico e privato, e dando vita alla ormai famigerata frase “chi può paga il privato, chi non può subisce liste d’attesa infinite”

A tal proposito il Dr. Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, il giorno della presentazione del Rapporto Salute ha dichiarato, senza mezzi termini, che i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui Pronto Soccorso affollati, dimostrano che la tenuta del SSN è ormai prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili e per chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate».

Altro aspetto che ancora oggi parecchi importanti esponenti politici e dirigenziali probabilmente non hanno compreso o hanno sottovalutato, è l’importante collaborazione che deve avvenire tra il SSN o Regionale con le Associazioni del terzo settore impegnate nella sanità.

Il Sistema sanitario chiede sempre più spesso la collaborazione di queste associazioni, ma contestualmente i suoi Dirigenti, che ne dovrebbero firmare le convenzioni attuandone le direttive, probabilmente non ne comprendono l’importanza e l’utilità di questa collaborazione nel rispetto dei ruoli.

Già la Legge 833/1978, che ha Istituito del Servizio Sanitario Nazionale, con l’Art. 2 e con l’Art. 45 ha regolamentato la partecipazione delle associazioni e del volontariato nell’attività sanitaria e socio-sanitaria, anche se di fatto da sempre boicottata.

Mentre con il Codice del Terzo Settore, D.Lgs. 117/2017, ma già prima con la legge 266

del 1991, vengono normate con maggior chiarezza e divisione dei ruoli, le attività degli enti del Terzo Settore, comprese le Organizzazioni di Volontariato (ODV).

Gli Articoli chiave della legge del terzo settore riguardano l’Art. 56 che regolamenta la Collaborazione tra ODV e pubbliche amministrazioni, l’Art. 55 che dà il via alla co-programmazione e co-progettazione di attività di interesse generale tra ASP o aziende sanitarie con le Associazioni OdV, mentre l’Art. 57 prevede la concessione di beni pubblici in comodato gratuito alle OdV affinchè possano svolgere al meglio il loro sempre più importante ruolo di collaborazione e partenariato.

Per quanto evidenziato ci auguriamo che i nostri politici, abbiano almeno uno scatto d’orgoglio resistendo alle promesse di incarichi e poltrone, e si ricordino del perchè siano stati eletti.

La politica deve agire non per il bene delle proprie tasche, ma per rappresentare i cittadini, e lottare contro un sistema che da troppo tempo premia l’inefficienza dei soliti noti, e penalizza chi lavora con onestà.

Non possiamo più permetterci di essere complici di una politica che si nutre di clientele e opportunismi, dimenticando i territori ed i cittadini.

La mancanza di una reale rappresentanza territoriale della politica, causata da un sistema elettorale che premia chi è nominato nelle Segreterie Politiche e non chi rappresenta realmente il suo territorio, ha allontanato i cittadini dalla società civile.

Per tutto quanto sopra esposto chiediamo un incontro affinchè dal confronto richiesto si possa trovare una soluzione tecnico/organizzativa, e poter illustrare le proprie conclusioni per non completare la distruzione del SSN che tanto ci veniva invidiato”.

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Giornata internazionale degli infermieri, il Nursind Caltanissetta: “Più rispetto per la nostra categoria”

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Caltanissetta- “Ancora oggi assistiamo a fenomeni di demansionamento degli infermieri a causa della carenza di altre figure nelle corsie degli ospedali quali gli operatori sociosanitari. È una delle tante battaglie che porteremo avanti per tutelare questa categoria di professionisti”.

Lo scrive in una nota la segreteria del Nursind Caltanissetta nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale dell’infermiere.Il sindacato a livello provinciale è intervenuto per tutelare i professionisti.  “Essere infermieri oggi significa combattere ogni giorno, non solo contro la malattia, ma contro un sistema che troppo spesso ci dimentica, ci usa e ci lascia soli. Il tema del demansionamento conta ormai su una giurisprudenza consolidata in Cassazione, gli infermieri non posso svolgere mansioni di altre figure come gli operatori sociosanitari e a riguardo a livello Regionale chiederemo l’aumento dei coefficienti per l’inserimento in pianta organica di un numero maggiore di operatori”.

Giuseppe Provinzano, segretario territoriale Nursind, aggiunge: “Ci stringiamo con orgoglio attorno a tutte le infermiere e infermieri che, con dedizione incrollabile, rappresentano il cuore pulsante  della sanità. Oggi, 12 maggio, rivendichiamo con forza il nostro valore, la nostra competenza, il nostro diritto a essere riconosciuti come professionisti veri, non come semplici “operatori” della salute”.

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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