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Dall'Italia e dal Mondo

Sanità: divario Nord-Sud, la CNA Pensionati Sicilia presenta i dati

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Palermo – In occasione dell’Assemblea Quadriennale Elettiva Regionale di CNA Pensionati Sicilia, che si toene oggi al San Paolo Palace. Viene presentata la ricerca nazionale sulla sanità e la terza età, realizzata da CNA Pensionati Nazionale in collaborazione con l’Istituto Tagliacarne di Unioncamere e con il professore Elio Borgonovi dell’Università Bocconi di Milano. 

Lo studio, che ha coinvolto oltre 10.000 pensionati in tutta Italia, evidenzia in modo chiaro il divario esistente tra il sistema sanitario nazionale e quello siciliano, sia in termini di livelli assistenziali, cure disponibili che qualità delle prestazioni. Un’analisi fondamentale per comprendere le criticità e individuare soluzioni concrete a tutela dei diritti dei pensionati. 

I lavori si apriranno con i saluti e l’introduzione di Raimondo Augello, Presidente Regionale CNA Pensionati Sicilia. Subito dopo la presentazione della Ricerca sulla Sanità e Terza Età: dati Sicilia da parte di Mario Filippello, Segretario Regionale CNA Pensionati Sicilia. Seguiranno gli Interventi di Rosario Alescio, Amministratore Delegato Sisifo, Ignazio Del Campo, Direttore ASP Palermo, Calogero Leanza, Componente VI Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari ARS, Gaspare Vitrano, Presidente III Commissione Attività Produttive ARS.

Concludono Piero Giglione, Segretario Regionale CNA Sicilia – Coord. Area Sociale CNA Nazionale e Giovanni Giungi, Presidente Nazionale CNA Pensionati.

Al termine dei lavori si svolgeranno i rinnovi quadriennali delle cariche statutarie. 

L’assemblea rappresenta un momento cruciale per discutere le priorità dei pensionati siciliani, alla luce dei dati emersi dalla ricerca, e per rilanciare proposte che garantiscano servizi più equi ed efficienti.

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Premiati gli studenti del concorso su Costanza d’Altavilla

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Palermo – Consegnati a Sala d’Ercole 25 premi alle scuole della provincia di Palermo  Palermo – Quattro tele che raffigurano la regina normanna, Costanza d’Altavilla, ispirate alla pop art di Andy Warhol. Una ricostruzione del famoso quadro di Raffaello, La scuola di Atene, con protagonisti gli studenti nelle vesti di donne che hanno fatto la storia.

E ancora, una canzone rap con un testo ideato dai ragazzi, un podcast e altri filmati sul tema dell’emancipazione femminile. Sono solo alcuni dei progetti che hanno vinto il concorso “Costanza d’Altavilla. Donne e potere” promosso per la prima volta dalla commissione per la Vigilanza sulla biblioteca dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta dall’onorevole Marianna Caronia, incentrato sulla figura dell’imperatrice.

Oggi la premiazione a Sala d’Ercole, alla presenza delle deputate della commissione Marianna Caronia (presidente), Roberta Schillaci e Valentina Chinnici, del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, del direttore del servizio della Biblioteca, Michele Balistreri, del direttore del servizio delle commissioni e capo ufficio del servizio della biblioteca e dell’Archivio storico dell’Ars, Laura Salamone, oltre ai componenti della commissione giudicatrice, ai rappresentanti degli studenti e ai referenti scolastici del progetto.

“E’ la prima volta che la Biblioteca dell’Ars si fa promotrice di un concorso dedicato agli istituti scolastici, nell’ottica dell’apertura alla società civile e al mondo dell’istruzione e della cultura – spiega la presidente Marianna Caronia -. Il progetto vuole essere un’occasione per scoprire una figura chiave della Sicilia medievale, Costanza d’Altavilla, madre di Federico II, regnante in sua vece per alcuni anni. Allo stesso tempo, abbiamo voluto far riflettere gli studenti sul rapporto tra donne e potere nel corso dei secoli e sul cammino delle donne verso l’effettiva parità di genere.

Con lo stesso obiettivo – ha sottolineato – la biblioteca ha pubblicato un volume dal titolo “Lettera a Costanza”, presentato l’8 maggio a Palazzo Reale e portato al Salone internazionale di Torino”.“Tengo moltissimo alla mia professione di insegnante e quest’Aula è sempre stata aperta agli studenti delle nostre scuole. La partecipazione al concorso è stata straordinaria”, ha detto l’onorevole Valentina Chinnici. Roberta Schillaci ha esortato gli studenti ad avvicinarsi alla politica, “perché la politica decide ogni aspetto delle vostre vite. Mi auguro, infine, che qualcuno di voi possa sedersi su questi scranni”.   

Il concorso ha coinvolto 22 istituti scolastici della provincia di Palermo. Il bando è stato pubblicato sul sito dell’Assemblea e rivolto alle classi terze delle scuole secondarie di primo grado e a tutte le classi delle scuole secondarie di secondo grado della provincia, con la collaborazione dell’Ufficio VIII Usr – Ambito territoriale di Palermo. Per assicurare la più ampia gamma di espressioni letterarie, artistiche e culturali, il bando prevedeva che gli elaborati fossero realizzati in forma scritta (prosa o versi), audio/video o figurativa. Nell’ambito degli istituti partecipanti, la commissione giudicatrice ha scelto di premiare le classi, per promuovere il lavoro di squadra e la capacità di lavorare in gruppo.Su un totale di 46 elaborati, la commissione ha assegnato 25 premi in denaro (da usare per attività culturali), attribuiti ad altrettante classi, che hanno partecipato per le categorie previste: opere grafico-figurative (quadri, tele, cartelloni), prodotti multimediali (podcast, video, audiovisivi) ed elaborati scritti (prosa e poesia). 

In particolare sono stati premiati: 11 elaborati grafici o figurativi; 9 prodotti multimediali; 5 elaborati in forma scritta.  Tra quelli multimediali che hanno vinto ci sono anche una canzone il cui testo è stato ideato dai ragazzi, un podcast, altri filmati sul tema dell’emancipazione femminile o volti ad approfondire la figura dell’imperatrice, sotto il profilo storico, culturale e di riflessione sul ruolo delle donne in rapporto al potere.

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Legge sicurezza: cosa prevede

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Il decreto sicurezza del governo Meloni ha ottenuto il via libera definitiva del Senato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e una astensione, diventando così legge della Repubblica. Il provvedimento-bandiera del centrodestra, già approvato dalla Camera il 29 maggio scorso con la fiducia, doveva essere convertito entro il 10 giugno per non decadere. Durante la votazione finale, tra le proteste dell’opposizione – con senatori seduti a terra davanti ai banchi del governo – la maggioranza ha blindato il testo ricorrendo nuovamente alla fiducia, impedendo l’esame di oltre 900 emendamenti.

Il decreto, voluto fortemente dalla Lega di Salvini e da Fratelli d’Italia, introduce quattordici nuovi reati e diverse aggravanti, rafforzando l’approccio italiano alla sicurezza pubblica nel segno di una linea più dura su ordine pubblico e immigrazione. Il provvedimento ha scatenato dure critiche  dalle opposizioni italiane e da organizzazioni come Antigone, Human Rights Watch e un gruppo di esperti Onu per i diritti umani, secondo cui la nuova legge rappresenta “il più grave attacco alla libertà di protesta degli ultimi decenni” e rischia di colpire in modo sproporzionato minoranze razziali, migranti e rifugiati, sollevando timori per possibili discriminazioni e violazioni dei diritti fondamentali.

Con il disegno di legge “Sicurezza” il governo voleva introdurre una trentina tra nuovi reati, aggravanti, sanzioni e ampliamenti di pena, quasi tutti finiti nel decreto “Sicurezza”.

Per esempio, il decreto introduce il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” e il reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”, che punisce anche i comportamenti di resistenza passiva. Il testo, poi, inasprisce le pene per chi blocca una strada con il proprio corpo, per chi fa accattonaggio o danneggia cose pubbliche durante le manifestazioni che si svolgono in un luogo pubblico o aperto al pubblico.

 Vengono rese più severe le regole per il cosiddetto “Daspo urbano”, cioè il divieto di accedere a luoghi pubblici che può essere disposto dai sindaci o dalle autorità di pubblica sicurezza nei confronti di singoli cittadini.In più, vengono inasprite le pene per chi commette violenze contro i pubblici ufficiali, con aggravanti specifiche se le vittime dei reati sono forze dell’ordine.

In proposito, il decreto prevede la possibilità per gli agenti di polizia di usare le bodycam, microtelecamere da apporre sulle divise mentre sono in servizio.

Il provvedimento riconosce anche un beneficio fino a 10 mila euro per assistere legalmente gli agenti coinvolti in vicende giudiziarie.

Il decreto “Sicurezza” stabilisce che le donne condannate incinte, o con figli sotto l’anno d’età, scontino la pena un Istituto a custodia attenuata per detenute madri (ICAM), mentre per le madri con figli tra uno e tre anni potrà essere disposto il trattenimento in carcere. 

Un’altra norma contestata è quella che vieta la vendita delle infiorescenze della canapa, anche lavorate, sebbene resti consentita la produzione agricola dei semi. Rispetto al disegno di legge “Sicurezza”, il decreto è meno rigido, ma punta comunque a impedire l’uso ricreativo della cannabis light, quella con una bassa percentuale di tetraidrocannabinolo (THC).Il decreto “Sicurezza” prevede inoltre restrizioni per i migranti che vogliono acquistare SIM telefoniche: dovranno mostrano al negoziante una copia del permesso di soggiorno o del passaporto o di un documento di viaggio equipollente o di un documento di riconoscimento che siano in corso di validità. In precedenza, il disegno di legge “Sicurezza” obbligava i migranti a mostrare una copia del permesso di soggiorno, impedendo così ai migranti irregolari di comprare una SIM.

Il provvedimento voluto dal governo Meloni amplia i reati che possono essere “scriminati” – cioè non punibili – se compiuti dagli agenti dei servizi segreti durante operazioni autorizzate. Questo intervento, criticato da diversi parlamentari all’opposizione e da alcuni familiari delle vittime di terrorismo, è stato giustificato dal governo con esigenze operative nella lotta al terrorismo.

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Si alla sicurezza, il decreto è legge. Protesta la sinistra

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Roma – La nuova legge di garanzia dei cittadini è passata. Il Senato ha confermato la fiducia al decreto sicurezza, chiesta dal governo, con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione. Approvato dalla Camera il 29 maggio scorso, il decreto è stato convertito in legge. Concluse le dichiarazioni di voto, nell’Aula del Senato si è dato il via al voto della fiducia dei senatori che è stato chiesto dal governo sul decreto sicurezza, dopo diversi momenti di tensione in Aula, ultimo quello durante l’intervento del senatore di FdI e presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Alberto Balboni sul decreto Sicurezza.

I senatori di Pd e M5s sono scesi urlando dai loro banchi, andando verso quelli della maggioranza, dopo che Balboni aveva detto: ‘Capisco che vogliate stare dalla parte della criminalità’.

Molti esponenti dell’opposizione, tra cui il presidente del gruppo Misto Peppe De Cristofaro di Avs, si sono alzati in piedi e sono andati verso i banchi della maggioranza per controbattere a Balboni, ma sono stati bloccati al centro dell’emiciclo dagli assistenti parlamentari. Alcuni hanno gridato ‘Fuori!’. La frase di Balboni è stata stigmatizzata anche dalla presidente di turno Anna Rossomando (Pd). Balboni ha prima detto che la sua era stata una sorta di ‘domanda retorica’ e poi si è scusato. A quel punto i lavori sono ripresi. Ma l’intervento di Balboni è stato contestato anche perché aveva accusato il centrosinistra di essere “radical chic” e di non pensare alle fasce più deboli della popolazione.

I lavori erano ripresi dopo una interruzione, in seguito alla protesta dei senatori del Pd, M5s e Avs che si erano  seduti davanti ai banchi del governo urlando “Vergogna vergogna” e mostrando alcuni con cartelli con le scritte ‘Denunciateci tutti’ o ‘Vergogna’ e chiedendo di convocare la conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha fatto inizialmente proseguire i lavori evidenziando la presenza di precedenti di una protesta di questo tipo e dando la parola a Carlo Calenda. I senatori di Azione, così come Iv, erano seduti sui loro scranni. Prima che Calenda prendesse la parola i senatori seduti hanno, però, fatto un coro ‘Capigruppo, capigruppo!’ e dopo poco il presidente ha sospeso la seduta e convocato i presidenti dei gruppi. Ansa.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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