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Cronaca

Sequestro beni per 700 mila euro ad un gelese indiziato di far parte del clan Sanfilippo

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Nej giorni scorsi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta hanno dato esecuzione al decreto emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura nissena, con il quale è stato disposto il sequestro di 2 unità immobiliari, un’impresa con relativo patrimonio aziendale e rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 700 mila euro, riconducibili ad un soggetto gelesi indiziato di appartenere al sodalizio mafioso “Sanfilippo”.

’attività investigativa di aggressione patrimoniale è stata avviata su input della Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito delle risultanze emerse nel corso dell’operazione denominata “Chimera”, effettuata dal Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Gela, da cui è emerso il  ruolo del cittadino gelese quale referente della “stidda mazzarinese”, condannato – all’esito del procedimento abbreviato – alla pena di 16 annj di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.  

Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottatodal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione nell’ambito del procedimento di prevenzione – sulla base delle articolate indagini economico – patrimoniali coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta – D.D.A. ed eseguite dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Gela, con riguardo alla posizione reddituale del destinatario e dei familiari, volte a verificare la effettiva disponibilità, la provenienza dei beni e la sproporzione del relativo valore rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

Il provvedimento è stato disposto in via anticipata, in attesa del contraddittorio che avrà luogo dinanzi al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per la successiva confisca dei beni.

L’operazione di servizio svolta dalla Guardia di Finanza testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle nel contrastoall’accumulazione illecita dei patrimoni, in particolare provenienti da attività della Criminalità Organizzata, a tutela dell’economia sana.  

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Cronaca

Marito violento arrestato dalla Polizia

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Un quarantaduenne pakistano, è stato arrestato dalla Polizia per maltrattamenti contro familiari o conviventi. Gli agenti, giunti nell’abitazione della coppia, nel centro storico cittadino di Caltanissetta, a seguito di chiamata pervenuta sulla linea di emergenza, hanno trovato la donna all’interno dell’androne dello stabile in stato di shock e in lacrime. La donna per futili motivi era stata percossa dal marito e presentava evidenti segni di rossore al collo, verosimilmente dovuti a un tentativo di strangolamento. Condotta al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia la donna ha riferito ai poliziotti di essere molto preoccupata per la sua incolumità personale e di subire da tempo maltrattamenti e minacce di morte da parte del marito, che la terrebbe reclusa in casa.

La donna ha riferito che, lo scorso mese di ottobre, avrebbe subito percosse anche mentre era incinta. La vittima è stata collocata presso una casa protetta e l’uomo tratto in arresto. L’arrestato, su disposizione del Pubblico Ministero presso la locale Procura della Repubblica, dopo le formalità di rito, è stato condotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Cronaca

Incidente sulla Ss 115: due feriti

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Traffico a lungo bloccato sulla Ss115 all’altezza della casa cantonale di Manfria a seguito di un incidente che si è verificato poco dopo le 12 .

Si tratta di un incidente autonomo con un’auto che ha finito la sua corsa sul guard rail.

Feriti i due occupanti dell’auto che sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele.

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Cronaca

Il settore ittico in mano a “Cosa Nostra”, sequestrati beni per 50 milioni di euro – video –

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Ammontano a 50 milioni di euro, i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta, nell’ambito di un’operazione che ha interessato il settore ittico a Gela. Coinvolte società operanti in Italia e Marocco. Le fiamme gialle hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni (di I grado), emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nei confronti di Emanuele Catania, intesto Antonino, imprenditore gelese storicamente attivo nel settore della pesca e della commercializzazione di prodotti ittici, anche su scala internazionale.

Il provvedimento, eseguito dai militari del Gico del Nucleo di Polizia Economico finanziaria di Caltanissetta con il supporto operativo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, ha riguardato un patrimonio del valore complessivo di circa 50 milioni di euro, costituito da oltre 40 immobili, veicoli, conti correnti bancari, quote societarie, unità navali (pescherecci) e compendi aziendali, con sedi e ramificazioni operative in Italia e Marocco. Il sequestro trae origine da approfonditi accertamenti patrimoniali eseguiti – su delega della locale Procura – che hanno riguardato 45 soggetti tra persone fisiche e giuridiche, ricostruendo un imponente reticolo societario e familiare, nonché una sperequazione evidente tra redditi dichiarati e incremento patrimoniale osservato nel periodo 1985-2022. Emanuele Catania è soggetto coinvolto e condannato in via definitiva per associazione mafiosa per avere fatto parte sin dai primi degli anni ‘90 dell’organizzazione criminale di stampo mafioso Cosa nostra operante a Gela della famiglia Rinzivillo, articolazione territoriale dell’associazione, con ai vertici i fratelli Antonio, Crocifisso e Salvatore Rinzivillo. Inizialmente Catania è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Gela che ha restituito i beni sottoposti a sequestro penale. La Procura di Caltanissetta ha poi impugnato l’assoluzione dinnanzi alla Corte di Appello di Caltanissetta che lo ha riconosciuto colpevole di associazione di stampo mafioso, pronuncia confermata dalla Corte di Cassazione. Gli inquirenti hanno accertato che Catania,è stato soggetto di riferimento per l’organizzazione mafiosa ed in particolare per il reggente della stessa, Salvatore Rinzivillo, avendo offerto supporto per favorire l’infiltrazione nel tessuto economico legale di attività con le quali riciclare proventi illeciti ed operando anche in condizioni di favore grazie alla “persuasione” mafiosa in grado di alterare le regole della concorrenza di mercato. In particolare Rinzivillo per favorire l’infiltrazione mafiosa nell’economia legale, chiedeva proprio ad Emanuele Catania disponibilità per dar corso al commercio nel settore ittico nell’ambito del più ampio progetto sviluppato, insieme ad altri imprenditori gelesi operanti nel mercato ittico, di estensione del commercio dal Marocco, paese dove Catania acquisiva il controllo della società Gastronomia Napoletana, società di diritto marocchino, di cui assumeva il ruolo sia di socio che di amministratore unico.

Dato particolarmente significativo è il fatto che le indagini hanno acclarato come sia l’ingerenza nei settori economici uno degli aspetti che più ha attirato gli appetiti dell’organizzazione mafiosa: in particolare proprio il settore nel quale ha operato Catania, ovvero il settore ittico siciliano, il quale è risultato essere gestito, in massima parte, solo dai mafiosi che imponevano le loro forniture di pesce, monopolizzando praticamente il mercato. Le dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia hanno descritto, sin dagli anni ’80, rapporti fondati su reciproci obblighi e vantaggi illeciti tra Catania e la consorteria mafiosa gelese. Nell’ambito dell’operazione “Terra Nuova 2” , le dichiarazioni dei collaboratori hanno delineato il profilo di Emanuele Catania come uomo di fiducia di Antonio Rinzivillo, il quale avrebbe investito i proventi dell’attività illecita di traffico di stupefacenti nelle attività economiche dei fratelli Catania. Questi ultimi godevano di “protezione” grazie ai rapporti privilegiati e di natura economica con il clan Rinzivillo. La Corte di Appello ha ritenuto accertata la piena disponibilità di Catani sull’intera struttura associativa dei Rinzivillo già dagli anni Novanta. La Corte territoriale ha evidenziato come il rapporto privilegiato di amicizia tra Catania e i Rinzivillo abbia costituito il presupposto per la creazione e il rafforzamento di un legame di natura molto più profonda. Sulla base degli elementi emersi, come già sottolineato dalla Corte di Appello, risulta indubitabile l’interesse reciproco tra i Rinzivillo e Catania, di espandere i loro interessi nella sponda africana del Mediterraneo, nella conduzione dei rispettivi affari, curati di comune accordo. Emanuele Catania, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, con sentenza del 16 marzo 2022, successivamente confermata dalla Corte di Cassazione in data 10 luglio 2023, alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione, in quanto ritenuto partecipe dell’associazione mafiosa, capeggiata dai fratelli Rinzivillo dai primi anni Novanta, dai quali avrebbe ricevuto protezione e indebite agevolazioni nell’esercizio della propria attività economica. Molti dei beni e delle società sottoposte a sequestro sono formalmente riconducibili al fratello, Antonino Catania, inteso Nino, soggetto non condannato per associazione mafiosa che è stato coinvolto nella presente operazione quale “terzo interessato” in virtù della formale intestazione di cespiti. La Guardia di Finanza di Caltanissetta, nel corso delle complesse attività investigative, ha ricostruito l’intero patrimonio dei soggetti evidenziando come la capacità reddituale ufficiale dei nuclei familiari fosse del tutto incongrua rispetto ai capitali investiti, specie nel periodo tra il 1998 e il 2007. Gli investimenti rilevati, non supportati da fonti lecite, sono risultati essere verosimilmente frutto di disponibilità finanziarie di origine ignota, successivamente reimpiegate. In tale contesto, fondamentale è risultato il contributo operativo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, che ha permesso il sequestro dei natanti (pescherecci e una barca da diporto) riconducibili alle società dei fratelli Catania. La misura, che precede la richiesta di confisca definitiva, mira a cautelare il patrimonio accumulato illecitamente e sottrarre risorse economiche alle consorterie mafiose, continuando il contrasto strutturale alla contaminazione dell’economia legale da parte della criminalità organizzata.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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