Economia

Agricoltura in ginocchio fra siccità e caro-carburante. Intervista al Presidente di “Insieme per la terra”

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Fra le tante crisi che stanno investendo l’Italia c’è quella della siccità che flagella l’agricoltura e del caro carburante. La siccità è un fenomeno che si ripete da anni ma che solo di recente si è guadagnata le platee dei telegiornali, il caro carburanti è un riflesso della pandemia che interessa tutti i settori merceologici. Ne abbiamo col Presidente della Fondazione ‘Insieme per la Terra’ , Nicola Gozzoli, Ente deputato alla difesa ed al rilancio del Made in Italy agricolo e agroalimentare che ci ha concesso un’intervista esclusiva:


Presidente, il gasolio agricolo ha oramai superato 1,5 euro al litro. Cosa dovrebbe fare il Governo per bloccare questa crescita?

“A mio giudizio, l’unica cosa possibile è applicare una misura di emergenza ossia utilizzare l’azione d’oro posseduta dal Ministero dell’Economia nell’Eni. In sintesi, portare il prezzo del gasolio agricolo al costo di produzione industriale così da rallentare la crescita dei prezzi dei generi alimentari e quindi rallentare la crescita dell’inflazione”

Finalmente i giovani stanno ritornando alla terra?


“Il ritorno alla terra dei giovani è di fatto una speranza giornalistica o meglio delle sindacali agricole. In realtà questo ritorno non esiste e mai è esistito. Obbiettivamente mi domando come possa un padre sperare che il proprio figlio continui a lavorare nell’azienda agricola di famiglia quando il prodotto deve essere svenduto sotto costo o addirittura lasciato a marcire in campagna. Davanti a questa agghiacciante realtà un padre preferisce sicuramente spingere il proprio figlio a lavorare in altri settori, magari al nord o all’estero”.

Che misure ha adottato la politica per contrastare la siccità?


“Nessuna. L’unica misura adottata dal politico, indipendentemente dal partito, è quella di assicurarsi l’incasso del suo stipendio. Come da manuale il politico di turno in estate si fa sempre intervistare per annunciare che avvierà una profonda discussione sull’argomento e quindi adotterà importanti provvedimenti. Poi all’atto pratico nelle città mancherà sempre l’acqua, nessuno riparerà o rifarà le condutture idriche, nessuno studierà la creazione di bacini idrici di emergenza, nessuna campagna d’informazione legislativa ed economica verrà implementata a sostegno delle energie alternative, nessun piano nazionale serio verrà predisposto contro gli incendi. Tanti annunci poi il nulla di fatto”.

Perché il mondo politico non prende a cuore il settore primario?


“Ce lo chiede l’Europa”. Questa è la risposta che il politico ripete a memoria quando qualcuno si permette di criticare o comunque discutere un suo provvedimento. In realtà è che al politico non interessa le problematiche del mondo agricolo perché non le capisce e perché sa che affrontare questi temi comporterebbe parecchio lavoro. Meglio dare colpa all’Europa e lasciare che Bruxelles si occupi di cosa è meglio coltivare in campo, quando raccoglierlo, quando concimarlo, che sotto prezzo fare. Negli anni la politica e le sindacali agricole hanno lasciato che la UE cancellasse o devastasse intere filiere italiane come le carni bianche e rosse, lo zucchero e, ora, il latte. Alcuni anni fa una mia amica compagna di studi mi aveva detto che l’Italia sarebbe diventata un Paese di soli servizi; inizialmente pensavo che esagerasse, ma poi con il passare del tempo ho capito che aveva perfettamente ragione”.

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