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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Avviso 22: i pagamenti non arrivano nonostante le promesse dell’assessore

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del gruppo dei lavoratori dell’Avviso 22 a firma del portavoce Oreste Lauria.

“I lavoratori dell’Avviso 22 della Regione siciliana continuano a protestare per i mancati pagamenti che attendono da 5 anni.

Il 25 dicembre 2024 e’ andato in onda TV a striscia la notizia il servizio dei 189 tirocinanti non pagati, l’assessora Nuccia Albano dichiarava ai microfoni all’inviata Stefania Petyx, che entro maggio i tirocinanti sarebbero pagati. Dal quella dichiarazione i pagamenti non sono stati mai effettuati.

L’assurda situazione dei tirocinanti dell’Avviso 22 della Regione Sicilia è diventato un caso nazionale che dura ormai da ben 5 anni. Siamo giunti all’ennesima estate di tribolazioni e false speranza da parte della politica regionale attuale che ha perso quel poco di credibilità riguardo questa vicenda cercando di nascondere le proprie responsabilità.

Nemmeno il programma nazionale “Striscia la notizia” che per la quinta volta ha mandato all’Assessorato al lavoro della Regione Sicilia il proprio inviato è riuscita a districare una situazione paradossale che nessun politico è riuscito a regolarizzare.
Per l’ennesima volta chiariamo che dei bandi finanziati con 22 milioni di euro dalla Comunità europea sono stati spesi per i pagamenti circa 4 milioni e mezzo mentre sui 18 milioni restanti continua il mistero sul loro utilizzo. Fatto sta che sono scomparsi e tutto ciò è davvero inammissibile!!!

Per l’ennesima volta chiediamo l’intervento dellla corte dei conti e della magistratura che si attivi per fare chiarezza e accerti che fine hanno fatto i 18 milioni di euro dell’avviso 22 e se sono stati spesi dalla regione Siciliana legittimamente per emergenze e verifichi se il debito con i tirocinanti sia fuori bilancio.

Per l’ennesima volta chiediamo che una commissione europea avvii un’indagine sui fondi europei destinati al bando dell’avviso 22.
In questa vicenda sono stati lesi i diritti dei lavoratori che ancora oggi aspettano di essere pagati per il tirocinio svolto.

Come portavoce dei tirocinanti dell’Avviso 22 non mollerò mai la presa su questa vicenda fino a quando non si farà luce sulle reali responsabilità.
È inaccettabile una situazione di questo tipo che ormai fuori controllo continua a partorire Avvisi che creano solo manovalanza gratuita per le aziende senza dare un vero sbocco lavorativo ai tirocinanti.

All’inizio di questa farsa era un problema burocratico e di documentazione, adesso che le pratiche degli ultimi 189 tirocinanti sono state regolarizzate e perciò pagabili, mancano le risorse per poterle liquidare.

Dagli inizi del 2024.
Più volte mi sono recato presso gli uffici regionali del dipartimento lavoro e la risposta datami dal personale del servizio 3 era sempre la stessa. Ci siamo sempre trovati difronte ad una situazione bloccata, senza la disponibilità di emettere un decreto di pagamento per mancanza di liquidità sul capitolo di spesa dell’avviso 22.

L’assessora al lavoro Nuccia Albano, poco chiara nell’esercizio delle sue funzioni, non ha garantito gli adempimenti del suo ruolo istituzionale.
Nell’ agosto dello scorso anno, insieme ad un gruppo di tirocinanti mi sono recato presso l’assessorato al lavoro di Via Trinacria ed abbiamo avuto un incontro con l’assessore Nuccia Albano e da quel giorno dopo quasi un anno, la situazione non è cambiata per nulla.

Il presidente della regione siciliana Renato Schifani prenda una netta presa di posizione e chiarisca il caso dei tirocinanti non pagati, inviti la stampa e faccia una conferenza rilasciando le sue dichiarazioni, vogliamo chiarezza sui fondi pubblici europei.

Su 1.741 tirocinanti, solo 170 sono state le assunzioni, per gli altri tutti a casa da disoccupati.

È proprio sull’inserimento lavorativo vogliamo dal governo regionale una proposta concreta che leghi la partecipazione ai Bandi della regione siciliana al mondo del lavoro. Si pensi finalmente ad una legge regionale per introdurre tutte quelle categorie in difficoltà economica nel mondo del lavoro”.

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Gli stenti degli insegnanti fuori sede

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani a firma del Prof. Romano Pesavento, Presidente CNDDU.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani denuncia la gravissima situazione economica in cui versano migliaia di docenti fuorisede, in particolare quelli della classe di concorso A046 – Scienze giuridico-economiche, costretti a vivere lontani dalla propria famiglia, spesso in città ad alto costo abitativo, senza un’adeguata tutela economica o sostegno istituzionale.

Secondo gli ultimi dati ISTAT 2025, vivere da soli costa in media 1.972 euro al mese, il 70% in più rispetto a chi condivide un’abitazione con un’altra persona e il 60% in più rispetto a una famiglia di tre persone.

Le spese fisse – affitto, bollette, trasporti, alimentazione – gravano interamente su una sola persona, rendendo impossibile arrivare a fine mese con stipendi netti che raramente superano i 1.400-1.600 euro mensili per un docente neoimmesso.

Tra le voci più onerose:Affitto: una stanza singola può costare oltre 600 euro a Milano e 550 a Roma, escluse le spese di agenzia, caparra, e registrazione contratto.Bollette e utenze: superano spesso 150-200 euro mensili, complici i rincari energetici.Cibo: la spesa alimentare per un single, secondo Coldiretti, raggiunge i 337 euro al mese, ben il 53% in più rispetto alla spesa pro capite in nuclei familiari.Trasporti: tra mezzi pubblici e spese per l’automobile, si arriva facilmente a 300 euro mensili.

A fronte di un totale mensile di spesa tra 1.500 e 2.000 euro, è evidente che il costo della solitudine diventa un fardello economico insostenibile, soprattutto per chi ha scelto l’insegnamento come missione civile e sociale.La classe di concorso A046, centrale per la formazione alla cittadinanza attiva, all’educazione economica e ai diritti umani, è composta da docenti troppo spesso penalizzati nei trasferimenti, esclusi dalle graduatorie utili al rientro e costretti a permanere in regioni lontane anche per lunghi periodi.

Molti vivono senza rete familiare, in condizioni di forte precarietà emotiva ed economica, con ripercussioni anche sul benessere psicologico e sulla qualità dell’insegnamento. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani chiede con urgenza:

Politiche abitative e fiscali di sostegno per i docenti fuorisede (detrazioni affitto, contributi per le utenze, bonus trasporti);

Assegnazioni interprovinciali agevolate per chi è costretto da anni lontano dalla propria residenza familiare;Riconoscimento della condizione di disagio economico e sociale del personale docente A046, spesso dimenticato nei tavoli di contrattazione;Incremento degli stipendi docenti, tenendo conto del reale costo della vita nel 2025.

“Non possiamo più tollerare che coloro che educano alle regole della convivenza democratica – all’etica pubblica e alla cittadinanza attiva siano abbandonati a una condizione di povertà e solitudine.È tempo che la politica si assuma la responsabilità di garantire dignità e giustizia sociale a chi forma le nuove generazioni”.

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La spettacolarizzazione della politica

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

La spettacolarizzazione della politica si inserisce in un quadro più ampio di spettacolarizzazione dell’esistenza umana.La spettacolarizzazione tradisce una crisi della presenza ed un’esigenza di esserci ad ogni costo, come dicono i fenomenologi.Le sue radici affondano nella crisi dei valori tradizionali che avevano resistito nella società contadina e in quella del primo e del secondo capitalismo, quello del vapore e quello dell’elettricità . Ma con la terza rivoluzione industriale, internet, e oggi una quarta, la IA, il capitalismo ha fatto il vuoto più totale nelle coscienze. Ha fatto vergognare gli individui del loro passato e delle loro tradizioni, diceva Pasolini nel 1974. Ne consegue una crisi dell’esistenza e dell’esserci che deve essere confermata continuamente dallo sguardo dell’altro. Come sguardo vicariante dell’amore materno che non c’è. I selfie rientrano in questa esigenza. La macchina fotografica non guarda più fuori da me, ma verso di me, me stesso, il mio Io narcisista, fragile ed ipertrofico allo stesso tempo. Mostrarsi continuamente, senza limite, in tante situazioni e circostanze diverse, diventa un’esigenza vitale che come surrogato tenta di riempire un vuoto angosciante.I politici ormai hanno questa esigenza suprema che supera gli stessi contenuti della politica. I contenuti infatti sono secondari, relativi, immediatamente sostituibili.E vengono sostituiti sempre più velocemente, come le stesse persone. A costo di fare referendum contro se stessi. Paradossale, ma accade così.Sono le persone infatti che, terrorizzare dalla paura di essere sostituiti loro stessi, mettono in atto continue sostituzioni di contenuti.L’estetica e lo spettacolo esibizionistico, con tutte le sue perversioni, prevalgono sull’etica e sulla religione.Non esiste verità, ma mercato.Il mercato ha ucciso la verità.

Ci sei ancora?Si ci sono, sono qui, sono ancora qui. Dice un noto rocker italiano.La temporaneitá, la precarietà, la provvisorieta’, caratterizzano i tempi postmoderni. Così assistiamo in questi giorni a cortei pro- Palestina da parte di settantenni fuori tempo massimo, i quali non mostrano nessun pudore, nessuna vergogna. L’infantilismo carnevalesco misto all’esigenza di rimarcare la presenza e l’esserci hideggheriano prevalgono sui contenuti e sull’etica. Bandiere della pace, bandiere arcobaleno, sorrisi, strette di mano. Magliette multicolori. Tutto fa brodo. Se poteva avere un senso un corteo pro-Palestina nel ’68 quando si lottava contro i valori borghesi, oggi che i valori borghesi sono stati sostituiti dall’unico valore postborghese che è il mercato-denaro, anche le sfilate fanno spettacolo e mercato. Infatti si può sfilare per qualsiasi cosa, poiché la cosa per cui si sfila in sé non è essenziale e non vale nulla. Quello che conta sono io.È il mio che sta sfilando e si sta esibendo. Sono io che mi mostro e che mi esibisco, strumentalizzando la Palestina ed i poveri palestinesi. I palestinesi sono la scusa che mi permette di sfilare e di liberare il mio narcisismo. Alcuni, che si sono persi le sfilate degli anni 60-70, quando erano diciottenni, oggi hanno occasione di rifarsi, certo tardivamente, ma vuoi mettere la soddisfazione di gridare, di fischiare, di ballare, di accusare, di ridere a danno dell’altro fuori da me, magari contro il governo italiano e contro la Meloni? A settant’anni non c’è prezzo.

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Non si fermano le richieste di nuove adesioni al Partito Liberale Italiano

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del PLI a firma del coordinatore Gianni Incardona

<< Registriamo, con grande soddisfazione dell’intero gruppo locale dei Liberali Italiani, le continue richieste di adesione alla Sezione locale del Partito. Dimostriamo di essere presenti sul territorio e che la nostra idea di politica è quanta di più attrattiva possa oggi disporre l’area del centrodestra…>>, ha commentato il coordinatore cittadino, dr. Gianni Incardona.<<abbiamo sempre detto che il nostro non è e non vuole essere un partito preconfezionato, che non esistono posizioni imposte dall’alto e che le nostre porte sono sempre aperte a chi intende spendere il suo tempo per indicare soluzioni ai problemi del territorio, dibattere, insieme a tutti gli iscritti, sui temi centrali del governo del territorio, sulle sue potenzialità di nuovo sviluppo e sulla graduazione delle priorità da soddisfare. Il nostro costituisce il gruppo più organizzato di iscritti al partito nell’intera provincia di Caltanissetta, segno che il lavoro sin qui svolto sta cominciando a dare i suoi primi risultati, come del resto confermato dal numero dei nostri tesserati che giorno dopo giorno si arricchisce sempre di più di nuovi ingressi provenienti dalla società civile e da pregresse esperienze politiche>><< …Ad inizio di settimana, all’esito della riunione organizzata per dibattere sui quesiti referendari della imminente consultazione di domenica e lunedi 8 e 9 giugno, hanno chiesto di iscriversi il Dr. Salvatore Cauchi, medico mutualista, l’Avv. Anna Lorefice, noto professionista gelese e il Dr. Eder Di Mauro, esperto in finanza. Le loro adesioni arricchiscono il già variegato panorama del nostro gruppo, apportando nuovi spunti di riflessione su argomenti della vita quotidiana di estrema delicatezza, come la medicina di base e il ruolo dei medici di famiglia nella tutela della salute pubblica, la ricerca di nuovi equilibri all’interno della società civile imposti dalla perdita del potere di acquisto delle famiglie e dell’eccesiva loro indebitazione. Siamo certi che grazie al contributo di tutti riusciremo ad essere attivi propositori di una offerta politica che dia segnali di unità e di condivisione di idee e proposte da presentare agli elettori già nelle prossime consultazioni elettorali amministrative…>>.La sezione locale del partito liberale italiano, a proposito della consultazione referendaria, ha espresso infine la volontà di partecipare solo per il quesito n. 5, relativo al tema sulla cittadinanza italiana.Molto apprezzata tra i presenti, la relazione fatta in proposito dall’Avv. Giuseppe d’Aleo, presente al dibattito, che ha tenuto a precisare, anche alla presenza del Segretario Nazionale, Grazio Trufolo, i dubbi e i limiti insiti nei primi quattro quesiti referendari.<<…in un sistema economico, come il nostro, estremamente polarizzato sulle iniziative di imprese di ridotte dimensioni, cui è molte volte impossibile avere libertà di accedere al credito, l’abolizione della Jobs Act è destinata a far crollare gli attuali livelli di occupazione che appena ieri sono stati descritti aver raggiunto il loro massimo storico. Il mercato del lavoro, in una economia resa di gran lunga molto più complessa di quanto non lo sia già stata, rimane indubbiamente condizionato dalle enormi difficoltà incontrate dalle rete dei piccoli imprenditori italiani nel competere all’interno di un mercato globale in cui è sempre aperta la corsa all’ammodernamento tecnologico dei singoli sistemi di produzione, con la necessità di una sempre costante riserva di capitale privato da impiegare come risorsa per il mantenimento della produzione e dell’impresa.In tali condizioni, è necessario disporre di strumenti flessibili di impiego, capaci di adattarsi alle sempre mutevoli condizioni legate alla stessa sopravvivenza dell’impresa e dell’imprenditore. In tale prospettiva, il raggiunto livello storico di occupazione, dopo la generale crisi di inizio secolo e dopola stessa legge Fornero, è segnale che la stessa Job Act abbia saputo funzionare nel dare possibilità di nuova occupazione, superando per la prima volta persino gli storici indici di disoccupazione di fine secolo scorso.Oggi peraltro stiamo andando incontro alle incognite legate all’introduzione dell’intelligenza artificiale negli stessi processi produttivi e alla sempre viva preoccupazione sul futuro della nostra industria meccanica e della intera filiera dell’automotive legate alle non ancora chiare politiche europee legate agli obiettivi della decarbonizzazione delle aree industriali e della transizione verso la mobilità elettrica e, più recentemente anche all’incertezza mondiale legata alla guerra commerciale sui dazidoganali che già limita gli stessi volumi di produzione industriale, con la conseguente contrazione dell’offerta dei prodotti da porre sul mercato. In queste condizioni, la reintroduzione dell’obbligo di reintegrazione del lavoratore ingiustamente licenziato, disincentiva le piccole impresa ad assumere nuovi lavoratori anche nelle forme flessibili attualmente garantite dal Jobs Act che, ricordiamo, è nata per una idea della stessa sinistra di governo (il PD per intenderci) solo per dare una soluzione concreta al mercato del lavoro dopo lo statuto dei lavoratori nato, negli anni settanta, in una completamente diversa condizione di piena occupazione lavorativa generata dagli effetti del boom economico degli anni sessanta e imposta dalla stessa crescita economica di quegli anni, prima della crisi petrolifera e sicuramente in scenari mondiali di economia che non sono quelli cui stiamo andando incontro.Dal punto di vista giuridico, infine, non è affatto detto, ha tenuto a precisare l’Avv. d’Aleo, che, nel caso in cui dovesse essere raggiunto il quorum necessario, una positiva risposta al quesito referendario possa davvero garantire il ritorno all’obbligo della reintegrazione del lavoratore ingiustamente licenziato, soccorrendo in proposito la stessa Legge Fornero che tale obbligo aveva invece ritenuto di sostituire, prima di essere sul punto abrogata dal Jobs Act, con l’indennità risarcitoria in misura peraltro inferiore a quella garantita dallo stesso Jobs Act che si chiede adesso di abrogare per via referendariaQuanto poi al quesito relativo alla responsabilità del committente, è stato precisato che << l’argomento relativo all’introduzione di un obbligo di diretta responsabilità della parte committente per i danni da infortunio dei lavoratori dipendenti dell’impresa appaltatrice e suoi eventuali subappaltatori, contrasta in modo significativo con i principi di autonomia nell’organizzazione dell’impresa e degli obblighi di legge cui essa è sicuramente esposta anche a tutela dei rischi da infortunio dei suoi dipendenti. Altra cosa è sicuramente la vigilanza e il controllo degli organi dello Stato (ed in parte anche e soprattutto alle stesse rappresentanze sindacali aziendali) sull’effettivo rispetto di tali obblighi legati in ogni caso alla assunzione di ogni dipendente e alla sua stessa assicurazione presso l’INAIL e l’INPS tenuti a risarcire i danni derivati dagli infortuni sul lavoro e della malattia contratta a motivo delle stesse mansioni cui è adibito ogni singolo lavoratore dipendente.Non è immaginabile, in uno Stato liberale, addossare l’assenza dei controlli alla sola parte privata committente come invece propongono i sostenitori del Referendum ed altrettanto deve dirsi a proposito del ricorso al subappalto, le cui limitazioni volute dai proponenti i relativi quesiti risultano contrarie alle stesse indicazioni della Corte di Giustizia Europea a proposito della libertà di concorrenza come generale principio di diritto eurocomunitario e della obbligatoria apertura dellecommesse pubbliche anche alle stesse piccole imprese, altrimenti tagliate fuori dal mercato dei grossi appalti, a vantaggio dei soli grossi gruppi di imprese<< Ben diversa, invece, la questione relativa all’abbassamento dagli attuali dieci anni a cinque anni del termine a partite dal quale potrà essere richiesta dallo straniero la cittadinanza italiana, pur sempre nel rispetto dei prescritti requisiti, tra cui – è utile ricordare – il regolare ingresso nel territorio nazionale di un cittadino extra comunitario nel precedente quinquennio e la compiuta dimostrazione (da parte degli stessi organi di polizia) nell’aver serbato una esemplare condotta estranea a precedenti reati>><<In un Paese come il nostro ormai a “bassa crescita demografica” e destinato, da qui a vent’anni come recitano le più accreditare fonti ISTAT, ad essere soltanto una nazione di vecchi e anziani, l’ingresso a pieno titolo nella stessa comunità nazionale di nuovi soggetti potrà anche servire a correggere, nel breve periodo e in attesa di vedere partorite dai governi adeguate politiche demografiche, la stessa inclemente curva demografica discendente, a garanzia se non altro anche della salvaguardia degli stessi conti pubblici dello Stato contro il pericolo di un eccessivo indebitamento pubblico altrimenti destinato a rimanere “spalmato” su una popolazione di età media oltre i 50 anni già nel prossimo ventennio>>

Credo che un partito come il PLI che si proponga di essere, sia pure mantenendosi all’interno dell’area politica di centrodestra, come una forza politica retta dagli ideali di libertà, solidarietà e tutela delle minoranze, senza mai perdere di vista gli stessi interessi nazionali, non possa rimanere insensibile al tema legato alla quinta scheda referendaria, avendo l’obbligo di far sentire comunque la sua voce nel difendere una sua idea politica, anche nella costruzione, in divenire, di uno Stato multiculturale e multietnico retto dal rispetto delle sue leggi e dall’accettazione e piena condivisione dei suoi valori e principi, un po’ anche come retaggio dei vecchi principi di fratellanza e solidarietà di mazziniana memoria, da cui pure è derivato lo stesso pensiero liberale>>Il documento contenente la relazione è stata fatta propria dall’organo direttivo della Sezione cittadina che ha poi deliberato di invitare gli iscritti a votare SI solo per la quinta scheda referendaria sulla cittadinanza, rifiutando le prime 4 schede.

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