Cogito ergo sum

Calcio Catania: la triste chiusura di una grande pagina di sport. Ora le solite (vane?) speranze

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Campionato di Serie A 2009/10. Un’annata calcistica da ricordare. Il Catania batte sia la Juventus che l’Inter: contro i bianconeri, che allora giocavano all’Olimpico di Torino, i rossazzurri vincono 2-1 segnando il gol-partita in zona Cesarini, mentre contro l’Inter s’impongono nettamente con un 3-1 che manda in visibilio i tifosi presenti al “Massimino”. E se la Juve di allora non aveva ancora raggiunto i fasti del passato, l’Inter di lì a qualche mese avrebbe fatto il “triplete”, prima volta assoluta per una squadra italiana.

Ricordi belli, importanti e dolorosi, oggi che il Calcio Catania dopo oltre 75 anni di storia non esiste più. È già toccato alle altre grandi piazze calcistiche di Sicilia: Messina, Trapani, Palermo. Tutte squadre che hanno fatto la spola tra Serie B e Serie A, a più riprese. Adesso è toccato ai rossazzurri dopo una stagione d’agonia, in cui a distinguersi sono stati la professionalità straordinaria dei giocatori e dello staff tecnico e l’amore indefesso dei tifosi. La “telenovela Mancini” ha dato il colpo di grazia ad una vicenda da definire quantomeno grottesca, se non ci fosse di mezzo una storia di passione e appartenenze che va ovviamente ben al di là dello sport in sé. È un dramma non solo sportivo per i tifosi di Catania e per i tanti, veri appassionati in giro per la Sicilia, l’Italia e non solo. Ed è fin troppo facile leggere in questa triste e ingloriosa chiusura di una grande storia lo stesso declino che accompagna da tempo troppe storie della nostra terra (troppe, non tutte: per fortuna).

Anche noi, qui a Gela, ci siamo passati e non solo una volta. Il pensiero corre al Gela calcio dell’indimenticato – e indimenticabile – presidente Angelo Tuccio: dalla Prima divisione alla Terza categoria, fino a scalare nuovamente i campionati e raggiungere la Serie D. Poi il nuovo naufragio, sappiamo come sono andate le cose. Resta l’amarezza, grande. Insieme alla speranza, la solita: che imprenditori seri possano rilanciare la progettualità sportiva dei nostri territori, investendo ma soprattutto credendoci. E che dai campi sportivi possa passare tanto del futuro che sogniamo per la nostra terra. Sperare continua a non costare nulla, ma sperare a vuoto continua a far male.  

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