Attualità

Carfì: “siamo contenti che la rianimazione funzioni ma il manager deve rispondere su mille carenze”

Pubblicato

il

E’ un fiume in piena Luciana Carfì, una delle coordinatrici del Comitato S O S ospedale che ha manifestato giovedì davanti all’ospedale, non appena ha letto le parole del manager Caltagirone sulla Terapia intensiva. “Il manager si nasconde dietro la Rianimazione ma noi non parliamo solo di terapia intensiva. Noi ripetiamo da mesi o anni è che c’è un ospedale che, di fatto, tutto chiuso. Ci sono reparti accorpati o chiusi; al Pronto soccorso ci sono solo 4 medici; da due anni si devono iniziare i lavori del nuovo pronto soccorso viste le condizioni dell’astanteria impresentabile ed impraticabile, e ancora aspettiamo. E’ sparita la psichiatria ed i malati finiscono a Messina o fuori regione.  Il Pronto soccorso infettivologico, poi…: è finita la Pandemia ed ancora aspettiamo l’apertura. I lavori della terapia intensiva devono essere completati, l’Utin come reparto di struttura complessa si attende da anni. Cosa c’è in questo ospedale? Non c’è nulla . L’apparecchio elettromedicale per la prevenzione del tumore al colon è stata inviata a Caltanissetta dal gennaio dello scorso anno senza una spiegazione ed anche lì non funziona. Di fatto qui non si fa il test. Magari non ci sono i medici per metterla in funzione come non ci sono in tanti altri reparti. Assistiamo ad una smobilitazione progressiva.  Quindi il problema non è solo la terapia intensiva. Il manager deve rispondere con i fatti non solo con la parole. I medici vanno assunti e la giustificazione non può essere che a Gela i medici non vogliono venire a lavorare. I medici non vengono a lavorare per pochi mesi; qui si devono espletare i concorsi; riaprire la mobilità per permettere ai medici gelesi, che vivono in altre regioni, di tornare a casa ma non certo a tempo determinato perché nessuno lascia il certo per l’incerto. Noi le proteste le facciamo perché i servizi che mancano li viviamo sulla nostra pelle: noi  viviamo a Gela e se ci facciamo male ed andiamo al pronto soccorso e troviamo un solo medico con codici rossi e gialli come possiamo salvarci. Quando i medici sono costretti a fare i doppi turni al Pronto soccorso come nei reparti. Quindi se la rianimazione è aperta siamo contenti ma il manager non può parlare solo di rianimazione ma abbiamo tanti e tanti altri argomenti. La manifestazione era già programmata per rivendicare questi diritti del cittadino e ne abbiamo programmato un’alta per mercoledì sera alle 19.30 e se giovedì il manager non ci riceve anche per giovedì. Non possiamo permetterci di giocare con la salute dei cittadini. Il manager si nasconde dietro alla Rianimazione ma noi non parliamo solo di terapia intensiva. Noi ripetiamo da mesi o anni è che c’è un ospedale che, di fatto, tutto chiuso. Assistiamo ad una smobilitazione progressiva.  Quindi il problema non è solo la terapia intensiva. Il manager deve rispondere con i fatti non solo con la parole. I medici vanno assunti e la giustificazione non può essere che a Gela i medici non vogliono venire a lavorare. Mancano 355 medici, il 55% della dotazione organica prevista. I medici non vengono per pochi mesi; qui si devono espletare i concorsi; riaprire la mobilità per permettere a medici gelesi che vivono in altre regioni di tornare a casa ma non certo a tempo determinato perché nessuno lascia il certo per l’incerto. Noi le proteste le facciamo perché i servizi che mancano, li viviamo sulla nostra pelle: noi  viviamo a Gela e se ci facciamo male ed andiamo al pronto soccorso e troviamo un solo medico con codici rossi e gialli come possiamo salvarci. Quando i medici sono costretti a fare i doppi turni al Pronto soccorso come nei reparti. Quindi se la rianimazione è aperta siamo contenti ma il manager non può parlare solo di rianimazione ma abbiamo tanti e tanti altri argomenti. La manifestazione era già programmata per rivendicare questi diritti del cittadino e ne abbiamo programmato un’alta per mercoledì sera alle 19.30 e se giovedì il manager non ci riceve anche per giovedì. Da due anni assistiamo ad incontri che non portano a nulla, nel frattempo l’ospedale si svuota di personale e servizi. Basta! Non possiamo permetterci di giocare con la salute dei cittadini”.

clicca per commentare

Più letti

Exit mobile version