Gela, le ali del degrado
La ruggine si espande quasi fosse un'emorragia; i colori naturali hanno assunto altre connotazioni e l'occhio di chi guarda si barcamena tra scritte di ogni tipo e ogni genere. Con le erbacce vicine a...

La ruggine si espande quasi fosse un'emorragia; i colori naturali hanno assunto altre connotazioni e l'occhio di chi guarda si barcamena tra scritte di ogni tipo e ogni genere. Con le erbacce vicine a fare bella mostra di se. Non è una bella immagine (nella foto di Miriam Nicastro) quella che abbiamo scattato oggi per immortalare le Ali della Libertà’, a ridosso del pontile sbarcatoio di Gela. Installato per commemorare lo sbarco delle truppe alleate nel 1943, il monumento è lasciato all'abbandono. Mai gradita dai gelesi (sui social sono state ribattezzate le Ali di Mazinga) l'opera fu realizzata dallo scultore Gerardo Sineri e collocata sul lungomare il 21 settembre del 2014 con tanto di festeggiamenti, come se si trattasse dell'esposizione di una reliquia. Per chi ha commissionato l'opera e per chi l'ha realizzata, le due maestose ali di acciaio alte poco meno di 8 metri ciascuna, rosso scuro (adesso colore indefinito), avrebbero dovuto simboleggiare la pace nel mondo. La pace - soprattutto di questi tempi - non è così facile ottenerla, ma almeno gli interventi di manutenzione e di pulizia, almeno quelli, potrebbero essere eseguiti. E parliamo di normale amministrazione di un bene pubblico.