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Cronaca

Gela, maxi sequestro alla famiglia Luca

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Maxi sequestro di beni disposto dal Tribunale di Caltanissetta, Sezione misure di prevenzione, su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nei confronti della famiglia Luca di Gela.

Destinatari sono i fratelli Francesco Antonio di 65 e 70 anni e il figlio di quest’ultimo, Rocco di 45, noti imprenditori nel settore immobiliare e soprattutto in quello della commercializzazione di auto, anche di lusso. Gli imprenditori colpiti dall’odierna misura di prevenzione patrimoniale (eseguita da Dia e Guardia di Finanza) attualmente indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati ritenuti soggetti di elevata e qualificata pericolosità sociale in ragione della loro contiguità e complicità con organizzazioni criminali riconducibili a Cosa Nostra.

In particolare le attività investigative hanno fatto emergere una sorta di opportunismo affaristico con esponenti della famiglia mafiosa dei “Rinzivillo“. Le indagini di natura economico patrimoniale hanno fatto emergere il reinvestimento da parte degli indagati di ingenti capitali di illecita provenienza in numerose società, formalmente intestate ai loro familiari, attive nel settore dell’edilizia e della rivendita di autovetture.

Il provvedimento ablativo, valutato in 68 milioni di euro circa, trae origine dalle risultanze criminologiche compendiate nell’ambito di complesse e articolate attività investigative che sono state nel tempo coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta e delegate sia alla Dia che alla Guardia di Finanza nissena.  Le odierne attività investigative hanno comportato una meticolosa analisi dei rapporti economici tra gli stessi imprenditori ed appartenenti alle famiglie mafiose di Gela protrattisi per anni.

Già nel giugno del 2006, la Dia aveva effettuato un sequestro preventivo della concessionaria Lucauto  S.r.l., nell’ambito dell’operazione “Terra Nuova  2”, ed aveva in quel contesto deferito alla  Magistratura, per il reato di riciclaggio allora contestato con l’aggravante dell’articolo 7, Salvatore Luca e suoi familiari. Il procedimento fu successivamente archiviato a seguito di quella che gli inquirenti ritengono una “pseudo collaborazione” dello stesso Luca che, nel frattempo, aveva riferito, ad altri uffici investigativi, di episodi estorsivi asseritamente subiti nel tempo tentando in tal senso – riferiscono gli investigatori –  di accreditarsi quale vittima della criminalità organizzata. Successive acquisizioni probatorie costituite dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia dell’area gelese, hanno consentito di far luce sulla reale natura dei rapporti tra i componenti della famiglia Luca e le organizzazioni mafiose operanti sul territorio.

Nel luglio del 2019, il Gico  della Guardia di Finanza di Caltanissetta dava esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip  di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Camaleonte“, nei confronti di Francesco Antonio Luca, del fratello Salvatore e del figlio di quest’ultimo, Rocco. “… Pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato “Cosa Nostra” operante a Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano – scrissero gli inquirenti – nell’associazione mafiosa  contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)…” .

La provenienza mafiosa del capitale investito nella rivendita di automobili si affiancava a un vero e proprio “mercato del credito irregolare”, mediante il quale la famiglia Luca è riuscita ad accaparrarsi una vasta platea di clienti; il sistema, artatamente costituito, prevedeva una dilazione, mediante assegni post-datati, per il pagamento delle autovetture che, in caso di insolvenza, venivano recuperate e registrate fittiziamente come noleggi; l’elevata capacità di intimidazione ha consentito di ridurre al minimo il rischio di insolvenza, presentandosi agli occhi dei malcapitati con le “diverse facce”, ora di commerciante disponibile, ora di operatore di recupero crediti inflessibile. Questo surrogato del circuito finanziario legale produce effetti negativi che ricadono nel tessuto dell’economia sana, incidendo sia sulla libertà d’impresa che sulle relazioni di concorrenza e ha consentito al gruppo Luca di affermarsi come una delle concessionarie di autoveicoli di alta gamma di riferimento del sud Italia.

I profili criminologici dei congiunti Luca, complessivamente acquisiti nell’ambito delle passate investigazioni, sono stati corroborati da accurati accertamenti economico-patrimoniali delegati dalla Procura nissena alla Dia e ai militari delle Fiamme Gialle, consentendo di ricostruire, riesaminare e riattualizzare la storia imprenditoriale “affaristica” dei tre indagati,  con ciò portando all’emissione dei provvedimenti di sequestro, emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Caltanissetta, ritenendo in modo incontrovertibile la sfera imprenditoriale dei Luca fortemente permeabile alla criminalità organizzata.

Sotto chiave è finito il 100% delle quote del capitale sociale, delle seguenti società:- “Lucauto  S.r.l.”, con sede a Gela,  in attività nel “commercio di autovetture”; – “Carluca  S.r.l.”, con sede a Gela, in attività nel “commercio di autovetture”;- “Terranova Immobiliare S.r.l.”, con sede a Gela,  in attività nella “locazione di immobili”;- “Immobilluca  S.r.l.”, con sede a Gela, in attività nella “compravendita di beni immobili”;- “Luca Immobiliare  S.r.l. in liquidazione”, con sede a Busto Arsizio, , in attività nella “compravendita di immobili”;- “Luca Costruzioni S.r.l.”  con sede a Gela, in attività nella “costruzioni di edifici”;- “Mirto  S.r.l.”, con sede a Gela, in attività nella “costruzioni di edifici”.

Inoltre, l’odierna misura di prevenzione ha riguardato anche  l’intero compendio aziendale e 3 quote societarie (pari al 95% del capitale sociale) della “Ginevra Immobiliare S.r.l.”, con sede a Gela, in attività nella “locazione di immobili”; l’intero compendio aziendale e  2 quote societarie (pari al 90% del capitale sociale) della “Luca Immobiliare S.r.l.”, con sede a Gela, in attività nella “compravendita di immobili”;- Una  quota societaria (pari al 10% del capitale sociale) della “Oikos S.r.l.”, con sede a Gela, avente per oggetto l’attività di “alberghi e ristoranti”; 40 terreni a  Gela, di cui 25 facenti parte dei compendi aziendali;192 fabbricati ubicati a Gela, Marina di Ragusa  e Vittoria, di cui 142 facenti  parte dei compendi aziendali e 47 rapporti bancari, finanziari e/o polizze assicurative.

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Cronaca

Infarto fulminante per un gelese

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Un altro infarto fulminante. L’ennesimo. Ne sono piene le cronache. La sorte avversa è capitata stamattina ad un operaio di 65 anni, Fabrizio Carnevale.

Si trovava al lavoro, come sempre, presso una ditta locale, appena fuori dal centro abitato, quando ha accusato un malore. Sul posto è arrivata l’ambulanza del servizio sanitario in eccedenza. Il personale ha fatto di tutto per poterlo rianimare, il paziente sembrava avesse aperto gli occhi. È stato trasportato al Pronto soccorso ma subito è sopraggiunta la morte.

“Siamo rimasti di stucco – racconta il fratello Giuseppe- quando siamo arrivati al Pronto soccorso lo stavano già portando alla camera mortuaria. Era un grande lavoraratore. Avrebbe potuto andare in pensione ma pensava di restare altri due anni”.

Lascia moglie e 4 figli maschi. I funerali saranno celebrati oggi alle 17.30 nella chiesa San Giacomo.

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Cronaca

Prova ad evadere: arrestato

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Ragusa – Su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, che ha coordinato le indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile e della Stazione di Ispica, hanno eseguito un’ordinanza di sottoposizione al regime carcerario nei confronti di un 29enne, residente e domiciliato nella città di Ispica, già agli arresti domiciliari.

L’uomo è stato arrestato poiché risulta gravemente indiziato del reato di evasione commesso in più circostanze nel corso dell’ultimo mese a seguito della sottoposizione alla precedente misura, sicuramente meno afflittiva, degli arresti domiciliari a cui però l’uomo non è riuscito a conformare la sua personalità.

Infatti, durante i controlli ordinari effettuati dalla Stazione di Ispica e dall’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Modica nei confronti dei vari soggetti agli arresti domiciliari, l’uomo non era quasi mai presente all’interno della sua abitazione ma, violando la misura in essere, circolava per la città e in un’occasione si era anche allontanato dal comune di Ispica.

Motivo per cui l’Arma di Modica ha riferito all’Autorità Giudiziaria competente in merito alla costante violazione della misura da parte del 29enne, nei cui confronti è stata necessaria l’applicazione della custodia cautelare in carcere che, fatta salva la presunzione di innocenza del suo destinatario, è stata ritenuta allo stato degli atti l’unico strumento utile a contenere i comportamenti dell’uomo contrari alle prescrizioni impostegli.

La misura cautelare si è resa necessaria anche al fine di non destinare i militari impegnati nei controlli quotidiani alla sua costante ricerca, attività necessaria al fine di evitare che potesse commettere altre tipologie di reati durante le varie evasioni.Tutte le ipotesi accusatorie, allo stato condivise dal Gip in sede, dovranno trovare conferma allorché verrà instaurato il contraddittorio tra le parti, come legislativamente previsto.

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Minacce e molestie all’ex compagna, eseguito divieto di avvicinamento

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La Squadra Mobile di Caltanissetta, ha eseguito una misura cautelare personale, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un nisseno di 34 anni. L’indagato, dalla ricostruzione investigativa realizzata, si sarebbe reso responsabile di reiterate condotte persecutorie nei confronti della ex compagna, non rassegnandosi alla decisione di questa di interrompere la relazione sentimentale in atto, tanto da minacciarla e molestarla, controllandone le frequentazioni e gli spostamenti, utilizzando nei suoi confronti epiteti ingiuriosi e offensivi.

L’attività d’indagine eseguita ha consentito di ottenere a carico dell’indagato, la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa con contestuale applicazione del “braccialetto elettronico”. Nello specifico, infatti, il Giudice per le Indagini Preliminari, valutati positivamente i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, ha emanato apposita ordinanza esecutiva con cui è stata disposta l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, estendendola anche alle due figlie minori, stabilendo la distanza minima da tenere, con l’ulteriore prescrizione di non comunicare con le stesse attraverso qualsiasi mezzo.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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