Ginger e Fred, il film profetico di Fellini

Nel 1985, esattamente quarant'anni fa, Federico Fellini girava al Teatro 5 di Cinecittà “Ginger e Fred”. Un film che ha avuto per me un notevole significato dal momento che per quattro settimane, fra...

A cura di Redazione
16 marzo 2025 08:59
Ginger e Fred, il film profetico di Fellini -
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Nel 1985, esattamente quarant'anni fa, Federico Fellini girava al Teatro 5 di Cinecittà “Ginger e Fred”. Un film che ha avuto per me un notevole significato dal momento che per quattro settimane, fra giugno e luglio, fui uno degli assistenti alla regia del grande maestro riminese, e che di fatto quella pellicola segnò il mio esordio professionale nella cinematografia.

Un inizio carriera che un po' tutti i ragazzi avrebbero sognato, se si considera che allora Fellini insieme ad Akira Kurosawa e Ingmar Bergman era considerato il cineasta più importante al mondo. Protagonisti del film furono Giulietta Masina e Marcello Mastroianni, che interpretavano due vecchi ballerini, soprannominati appunto Ginger e Fred per il loro repertorio che si ispirava a Fred Astaire e Ginger Rogers, i quali venivano invitati dopo tanti anni dal loro ritiro delle scene ad uno show televisivo.

C'era in quel lavoro di Fellini una profetica anticipazione di quella che poi sarebbe divenuta la televisione “spazzatura” in Italia, fatta di show, quiz, turpitudini, grande fratello e chi più ne ha più ne metta. Qualcuno volle pure vederci la narrazione della nascita di Fininvest, l'azienda televisiva voluta da Silvio Berlusconi poi divenuta Mediaset. Un film pieno di ironia, sarcasmo, ma dove non mancava pure una vena di malinconia quando alla fine dell'esibizione, peraltro maldestra, i due anziani ballerini, anche amici (e forse un tempo anche amanti) si lasciano a Stazione Termini. Un saluto ultimo e struggente che faceva comprendere come i due non si sarebbero più rivisti.Musicato da Nicola Piovani, che ebbi modo di conoscere proprio sul quel set, il film fu pretesto per Fellini anche per attaccare l'uso massiccio e indiscriminato della pubblicità che interrompeva (e interrompe tutt'ora) il cinema in televisione. Una battaglia persa quella di Federico, nonostante anche altri autori negli anni abbiano sostenuto questa causa, compreso il nostro Giuseppe Tornatore. Ma la TV commerciale (e non solo quella) ha le sue regole, o forse regole non ne ha più, se quotidianamente a tutte le ore del giorno e della notte vediamo fiere della vanità, cruenti dibattiti, violenza e volgarità a go go. D'altronde, anche il dolore, la morte, le guerre sono stati spettacolarizzati. Quasi fossero videogames. E davanti a quel film di Fellini girato 40 anni fa, attraverso gli occhi ingenui di due vecchi artisti del Varietà, c'è tutto lo “sguardo lungo” del regista che fu sempre capace attraverso la fantasia e l'irrazionale di raccontare verità scomode.

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