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Giovanni Iudice realizza il Battesimo di Gesù per la Chiesa Madre di Comiso.L’originale scomparve 50 anni fa

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L’artista gelese Giovanni Iudice ha realizzato il dipinto “Il Battesimo di Gesù” che sarà collocato nella chiesa di Santa Maria delle Stelle a Comiso. L’opera sarà posta sulla parete antistante il battistero, in uno spazio in cui fino a 50 anni fa si trovava un altro dipinto raffigurante il battesimo nel fiume Giordano e che era stato realizzato nel XIX secolo dal pittore sordomuto Giuseppe La Leta. Negli anni 70 del secondo scorso, durante dei lavori di restauro, l’opera venne rimossa e poi andò perduta.

L’associazione culturale “Ad Sidera, sorta un anno fa su iniziativa di un gruppo di fedeli della Chiesa Madre (Santa Maria delle Stelle) ha deciso di ridare alla basilica quel dipinto perduto. Ed ha affidato la realizzazione del nuovo “Battesimo di Gesù” al pittore Giovanni Iudice. L’artista, uno dei più affermati esponenti del realismo italiano, ha completato l’opera nei giorni scorsi. Si tratta di un dipinto con forma centinata, della misura di cm 150×120. Sarà inaugurato domenica 7 gennaio 2024, alle 19.00. La presentazione dell’opera sarà curata dal critico d’arte Paolo Nifosì. Sarà presente il parroco, don Innocenzo Mascali, anch’egli membro del direttivo di “Ad Sidera”.

“Negli anni passati nella chiesa c’era già un’opera rappresentante “Il Battesimo di Gesù” – spiega Dario Brafa, presidente di “Ad Sidera”. – Abbiamo rivenuto un’antica foto del battesimo di un nostro socio in cui il dipinto, inserito tra due paraste, si vede con chiarezza. Decidere di restituire alla nostra basilica quel dipinto è stato un desiderio di tutti. Quel quadro è andato purtroppo perduto. Per questo abbiamo chiesto a Giovanni Iudice, artista figurativo, uno tra i più affermati esponenti del realismo italiano, di realizzare l’opera”.

“L’iconologia storica ha sempre utilizzato questa rappresentazione di Gesù nelle acque del fiume Giordano insieme a San Giovanni Battista – spiega Giovanni Iudice. Anch’io ho voluto ispirarmi a questo, sviluppandolo in un contesto mediterraneo, con un paesaggio caratterizzato da alcuni elementi, quali l’ulivo o la montagna argillosa. I paesaggi della Palestina, peraltro, hanno per certi aspetti molte similitudini rispetto ai nostri”. L’opera, eseguita da un artista contemporaneo, sarà collocata in un contesto architettonico barocco e, in parte, settecentesco. Per l’artista una sfida non da poco. “Si tratta – aggiunge Iudice – di dare una propria immagine alla storia e alla storia della pittura, è una sfida in un confronto sempre nuovo”.

L’associazione culturale “Ad Sidera” è nata un anno fa. L’obiettivo dei soci è la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico della Basilica di Santa Maria delle Stelle, Chiesa Madre di Comiso. “Eravamo solo 14 soci – aggiunge Dario Brafa – a distanza di un anno contiamo 177 iscritti. Nel primo anno di attività abbiamo curato e realizzato il restauro del dipinto raffigurante Maria SS. Addolorata, custodito nella cappella omonima, opera a cui tutti i “Matricrisiari” sono molto affezionati. Abbiamo realizzato un nuovo totem informativo, posto accanto alla porta laterale di via monsignor Rimmaudo, con un “𝑄𝑅𝑐𝑜𝑑𝑒” che permette ai visitatori che visitano il nostro Duomo di conoscerne meglio la sua storia e le sue opere. Abbiamo poi ripristinato i gradini dell’altare del SS. Crocifisso, che erano stati incautamente rimossi negli anni ’60. Abbiamo posizionato due gradini in masselli di marmo rosso di Piana degli Albanesi, grazie al generoso contributo di una nostra socia e del marito”.

Altri progetti sono in cantiere. “Nel 2024 – continua Brafa – oltre al Battesimo di Gesù, sarà realizzato un nuovo sacro telo quaresimale della Passione (la cosiddetta “Taledda”), raffigurante la scena della “Deposizione dalla Croce”. Nella basilica esisteva già una Taledda, realizzata da Giuseppe La Leta nel 1860-65, poi andata perduta nel dopoguerra. La nuova Taledda, che riprenderà il bozzetto di La Leta, sarà realizzata dall’artista comisano Saverio Ricordo. Poi abbiamo un altro obiettivo ambizioso: la realizzazione della statua di San Girolamo, una delle quattro statue lapidee raffiguranti i quattro Dottori della Chiesa, situate sulla facciata progettata da Rosario Gagliardi. La statua precedente nel 1912 cadde rovinosamente a terra frantumandosi in mille pezzi”.

L’ARTISTA

Giovanni Iudice è nato nel 1970 a Gela, dove vive e lavora. Artista autodidatta, sin da ragazzo viene attratto dalla pittura figurativa privilegiando il disegno a matita e successivamente decide di dipingere. Predilige temi della figuralità quotidiana, ispirandosi a ciò che osserva nella presenza dell’uomo nei contesti territoriali. Ha al suo attivo numerose le sue mostre in Italia e all’estero, nelle maggiori istituzioni dell’arte. Ha esposto, tra l’altro, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia nel 2011 con il tema della migrazione in Sicilia. La sua pittura ha notevole interesse museale e di collezionismo, le sue opere sono presenti alle aste di Sotheby’s Milano. Di lui si sono occupate varie tv e testate giornalistiche: RaiNews24, Tg5Mediaset. Ha collaborato con alcuni cineasti italiani per docufilm culturali.

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Il partito liberale chiede il vincolo sul pontile sbarcatoio

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Il partito liberale registra il silenzio delle istituzioni e delle associazioni locali sulla vicenda legata all’ex pontile sbarcatoio di Gela che la Regione siciliana ha deciso di demolire, cancellandone completamente la memoria.
Un finanziamento di oltre 6 milioni di euro è già pronto per essere speso nei lavori di smantellamento e conferimento in discarica di quello che ha sinora rappresentato il simbolo più evidente delle antiche tradizioni marinare della città di Gela, testimonianza dei suoi gloriosi trascorsi storici di prima città liberata e di primo approdo sul continente europeo delle forze alleate del secondo conflitto mondiale, scenario, nella notte tra il 9 e il 0 luglio 1943, delle imponenti operazioni di sbarco delle truppe angloamericane che proprio di quell’area ne fecero il loro primo riferimento logistico e tattico per dirigere le operazioni militare sull’entroterra siciliano.

Queste le ragioni secondo cui il pontile non andrebbe demolito:


Il pontile sbarcatoio, con l’ex Dogana adiacente, rappresentano, secondo le stesse rappresentazioni fotografiche di quell’evento, i luoghi storici dove tutto ebbe inizio, dai primi avvistamenti della imponente flotta di invasione delle forze alleate, sino ad allora mai vista, alle prime operazioni di sbarco sulla terraferma della VII Armata al comando del Generale Patton, sino all’inizio dei cruenti scontri con le forze di resistenza, alla sanguinosa battaglia di Gela e all’inizio della campagna d’Italia.Altrove, una pietra o anche un solo sasso che sia o possa anche essere, con ogni sia pure generosa verosimiglianza, legata ad un evento storico di così grande portata, viene elevato a testimonianza diretta di quegli eventi, valorizzandoli anche oltre la più fantasiosa rievocazione storica degli eventi, partendo dal solo fatto che quel sasso o quella pietra, apparentemente insignificanti, possano aver avuto, sia pure a costo della più fervida immaginazione, un qualche collegamento o una relazione con la storia, arricchendo così di presenze turistiche luoghi altrimenti destinati all’obblio.
La sabbia delle località francesi della Normandia, per esempio, continua ancora ad attrarre, anno dopo anno e così dal lontano dopoguerra in poi, la curiosità di turisti di tutto il mondo, offrendosi come luogo ove commemorare gli avvenimenti dello storico sbarco alleato su quelle coste ed eseguirvi riprese cinematografiche, oltre che come siti ideali per le rievocazioni storiche, conferenze e manifestazioni celebrative del “D Day” come annualmente vi si ripetono con la presenza anche delle stesse rappresentanze istituzionali dei diversi Paesi belligeranti coinvolti in quell’evento.
Gela, teatro dell’operazione Husky e luogo simbolo dei cruenti scontri bellici che ne seguirono, vede invece cancellata persino la possibilità di serbarne il ricordo, nessuno dei suoi amministratori avendo il coraggio di imporsi per preservarne la memoria e con essa anche la possibilità di dirigere lo sviluppo cittadino verso quella che pur dovrebbe rappresentare (come altrove è sperimentato sia) una fonte non indifferente di nuova ricchezza cittadina garantita dalla adeguata valorizzazione, in chiave storico-culturale, dei suoi monumenti e delle sua ancora vive testimonianze di importanti eventi legati alla storia della stessa intera Nazione.


Un pontile recuperato e adeguatamente valorizzato può sicuramente ambire a diventare meta di turismo culturale, attirando appassionati di storia, architettura e archeologia militari.
Riteniamo fondamentale per il futuro delle nuove generazioni inaugurare nuove prospettive di sviluppo, valorizzando tutto quanto ci appartiene, per storia e per tradizione, senza ignorare gli orrori di una guerra combattuta per il ripristino delle libertà negate, le dittature e per la coesione dei popoli della nascente nuova Europa unita.
Mantenere viva la memoria storica di strutture come il pontile sbarcatoio di Gela è senz’altro importante per mantenere viva l’identità di una intera comunità dalle solide tradizioni marinare, ancora fortemente legata ai ricordi dei commerci marittimi e alle attività della pesca.
La conservazione di tale opera significa poter ripercorrere la storia cittadina degli ultimi cento anni, consentire di tramandare alle nuove generazioni i valori, gli usi e le tradizioni di una comunità che affonda le sue radici sulle attività legate agli usi del mare e che al mare deve anche il suo antico splendore di città tra le prime in Sicilia a vantare una sua ricca flotta mercantile.


Progettato nel 1909 e terminato nel 1915, il pontile sbarcatoio è la prima opera in cemento armato ad essere stata realizzata sul mare, nata per supportare il carico e lo scarico delle merci ha rappresentato la prima opera infrastrutturale marittima realizzata in cemento armato capace di creare ricchezza per l’intera fascia centro mediterranea dell’Isola.
Da quel terminale marittimo muovevano le navi cariche dei prodotti agricoli e artigianali dell’entroterra siciliano verso i lontani porti dell’Africa, Malta e del mar Rosso, ponendo la città di Gela come epicentro di una intensa fase di sviluppo destinata a renderla tra le prime in Sicilia a vantare una sua flotta mercantile di oltre 250 tra bastimenti e velieri, sicuramente la prima tra le città della fascia mediterranea ad aprirsi verso le moderne iniziative imprenditoriali nell’era post unitaria.
Imporsi per preservare il patrimonio culturale e i monumenti legati alla storia della propria città significa poterne garantire l’identità, conservarne le radici e tramandarne le tradizioni alle nuove generazioni.
La demolizione dell’ex pontile sbarcatoio significa cancellare irrimediabilmente un intero patrimonio di valori e tradizioni che, derivate dalle più antiche memorie dei nostri padri, hanno sempre individuato in quell’opera ultracentennale il monumento cui consegnarne il ricordo, a testimonianza delle antiche vestigia della città da consegnare alle nuove generazioni.
L’UNESCO sottolinea che i siti del Patrimonio Mondiale dovrebbero riflettere tradizioni, valori e aspirazioni delle comunità locali .
Quella di Gela è l’aspirazione a voler continuare ad essere una comunità fortemente legata ai suoi valori e alle sue più antiche tradizioni, nulla di più di quanto non aspiri una qualunque comunità forte della sua bimillenaria storia e del suo incommensurabile patrimonio monumentale a testimonianza del glorioso passato.
Il pontile è in grado di rappresentare ancora tutta la sua importanza, sia in termini di storia degli eventi legati alla sua funzione, sia come opera ingegneristica navale tra le prime ad essere stata realizzata in cemento armato; come tale è da intendere come un “laboratorio” a cielo aperto per storici, archeologi industriali e ingegneri interessati a studiare le tecniche costruttive d’inizio Novecento, i fatti bellici legati all’operazione Husky e le stesse dinamiche di sviluppo sociale del primo novecento favorito dall’uso di quel terminale marittimo.
Il suo mantenimento – secondo il partito liberale- è un dovere per l’intera amministrazione comunale e per le stesse Istituzioni locali, regionali e nazionali.
La sua presenza all’interno di un territorio aperto alla ricerca delle nuove fonti di sviluppo alternativo a quello industriale, impone di doverlo adeguatamente valorizzare come opera di valore monumentale e storico, in grado di stimolare progetti di ricerca interdisciplinari, tra università e Enti e istituti di restauro e conservazione di BB.CC, favorendo la ricerca storica sui temi legati alle vicende della seconda guerra mondiale, alla pace e alla coesione tra i popoli, anche stimolando il turismo culturale intorno ai monumenti che ne sono ancora viva testimonianza.

Questa la proposta del partito liberale:


“Dobbiamo avere il coraggio di imporre agli organi della Regione di avere la giusta considerazione della città di Gela, contestandone la decisione di procedere alla demolizione di un suo luogo simbolo e di viva testimonianza della sua identità storica, oltre che elemento urbano caratterizzante l’intero suo fronte mare.
Chiediamo che sul pontile sbarcatoio e sull’intera area ad esso circostante sia apposto il vincolo di interesse culturale ai sensi della L. R. 20.03.2015 n. 5, per assicurare il mantenimento dell’ex pontile sbarcatoio, la sua tutela e la sua giusta valorizzazione quale bene monumentale e storico, oltre che importante simbolo del patrimonio storico-culturale della seconda guerra mondiale in quanto tale meritevole della giusta valorizzazione anche in chiave di opera commemorativa del primo sbarco delle forze alleate sul continente europeo e della sanguinosa battaglia di Gela che ne è seguita.
Auspichiamo che i nostri parlamentari regionali si facciano garanti del rispetto di quelle stesse leggi da loro votate, evitando di assistere a quello che sarebbe, altrimenti, un grave attentato all’identità dell’intera comunità cittadina e alla sua storia.
Ai nostri amministratori locali e a quanti abbiano a cuore il destino della città di Gela, chiediamo di essere vigili nel difendere le ragioni legate al mantenimento dell’ex pontile contro ogni illogica iniziativa protesa alla sua demolizione.
Per quanto ci riguarda, continueremo ad essere irremovibili nel difendere la memoria e l’identità storica della comunità gelese, contro ogni forma di insopportabile indifferenza verso la sua storia e i suoi monumenti.

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Il mese mariano al Santuario Maria Ss dell’Alemanna

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Si avvicina il mese di maggio e le parrocchie rendono omaggio a Maria, cui tradizionalmente, il mese è dedicato.

Nel 1945 Pio XII ha avvalorato l’idea di maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria

Stasera alle 21, al Santuario Maria Ss dell’Alemanna, sotto la guida di Don Rosario Sciacca, cominciano le celebrazioni.

Ecco il calendario degli eventi liturgici:

L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita: Annibale Dionisi. Un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza. Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei. Tra le novità del testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine».In ogni caso lo schema da seguire, possiamo definirlo così, è semplice: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. Negli stessi anni, per lo sviluppo della devozione mariana sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Alfonso Muzzarelli che nel 1785 pubblica Il mese di Maria o sia di Maggio e di don Giuseppe Peligni.

Nel 1945 Pio XII ha avvalorato l’idea di maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria. L’invito a non trascurare la recita del Rosario soprattutto nel mese di maggio viene da lontano.Nell’Enciclica Ingruentium malorum del 1951, Pio XII scriveva: «È soprattutto in seno alla famiglia che Noi desideriamo che la consuetudine del santo Rosario sia ovunque diffusa, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cercherà di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio, non sarà ricondotta alle norme dell’Evangelo. Per ottenere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo Rosario in famiglia è un mezzo quanto mai efficace».

Anche il Magistero incoraggia questa devozione nata dal popolo. Nell’enciclica Mense Maio datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia».Nessun fraintendimento però sul ruolo della Vergine nell’economia della salvezza, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Anche papa Montini attribuiva una straordinaria importanza al Rosario recitato in famiglia: «Non v’è dubbio – scriveva – che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci ‘preghiere in comune’ che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia l’espressione più gradita.

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L’Aias Ets coccola le mamme con le mani e con il cuore

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Un gesto semplice che parla d’affetto, collaborazione,inclusione: è un’iniziativa dedicata alle mamme in occasione della loro festa domenica 13 maggio.

L’Aias Ets ha organizzato la manifestazione “Con le mani, con il cuore”, un momento do coccole per le mamme a cura della maje up artist Deianira Dammaggio, la fotografa Maria Sciacca e i ragazzi del seminterrato.

Appuntamento il 13 maggio all’Aias dalle 9.30 alle 11 30 con le coccole alle mamme e un dolce break

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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