Cogito ergo sum

Il 23 maggio: non una data, ma una scelta di vita

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Gli anniversari fanno sempre gonfiare il petto ai professionisti delle parate. Ai cultori degli slogan, ai macchinisti degli spettacoli. Poi, dopo le cerimonie, si spengono le luci e si scende dal palco. Cala il buio sulla scena e si torna a vivere lontani dai riflettori, dove è più difficile stare, fare ed essere: nella straordinarietà dell’ordinario. Le celebrazioni del trentennale della strage di Capaci sono state imponenti, e importanti. Sarà così anche il 19 luglio, ricordando i trent’anni da via D’Amelio. E chissà, magari anche il 3 settembre, a quarant’anni dall’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Emanuela Setti Carraro. Di appuntamenti tristi – molto tristi – da celebrare, in Sicilia e in Italia, ce ne sono di continuo.

Resta la domanda, oggi più che mai: e dopo? Dopo le cerimonie ufficiali? Cosa cambia, come cambia la vita di ognuno di noi? Cosa ci resta di quei giorni? Cos’è la verità? Si raggiungerà mai? Ecco, ci restano le domande. Domande con cui convivere, tentando di trasformare dove possibile la rabbia in opportunità di riscatto, la speranza nella ricerca di un cambiamento reale, anche piccolo ma concreto. Gli occhi del Paese, e non solo, sono tutti puntati sulla Sicilia in questo momento. Nel giro di pochi mesi si voterà per le amministrative a Palermo e per il nuovo governo regionale.

«Il 12 giugno i palermitani avranno uno strumento importante in mano, la penna»: l’ha detto Matilde Montinaro, sorella di Antonio, capo-pattuglia della scorta del giudice Falcone, riferendosi all’appoggio di Cuffaro e Dell’Utri alla candidatura di Roberto Lagalla a sindaco. «Il 23 maggio se potessi lo strapperei dal calendario, mi torna dentro tanta rabbia. Poi vedo i ragazzi delle scuole, il loro entusiasmo e la loro voglia di libertà. E penso che valga la pena impegnarsi e sperare ancora»: così Angelo Corbo, agente della scorta di Giovanni Falcone sopravvissuto alla strage di Capaci, dopo aver incontrato gli allievi della scuola “Verga” di Niscemi. “La mafia è una montagna di merda”, diceva Peppino Impastato. E il 23 maggio non è una data, ma una scelta di vita.

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