Il prete cacciatore di maniaci in rete, "ogni bambino deve essere liberato!"

Sono quasi 25 anni che assieme alla Polizia Postale ha iniziato una costante attività di contrasto allo sfruttamento sessuale minorile e alla diffusione di materiale pedopornografico su Internet. Tute...

01 maggio 2021 00:59
Il prete cacciatore di maniaci in rete, "ogni bambino deve essere liberato!" -
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Sono quasi 25 anni che assieme alla Polizia Postale ha iniziato una costante attività di contrasto allo sfruttamento sessuale minorile e alla diffusione di materiale pedopornografico su Internet. Tutela dell’infanzia in Italia e nel Mondo, nel 1996 ha fondato l’associazione “Meter”. Una vera e propria battaglia quotidiana contro la pedofilia. Dalle sue denunce, agli inizi degli anni duemila, scattò la maxinchiesta della Procura di Torre Annunziata che portò alla luce una rete europea della pedofilia. “Personaggi altolocati e di spessore”, lo minacciarono affinché la stessa inchiesta venisse infangata. Ottennero l’effetto contrario. Don Fortunato Di Noto, 58 anni, sacerdote siracusano di Avola, non si è mai fermato dinanzi ad alcuna minaccia, anche quelle più pesanti perché – dice con forza – “ogni bambino deve essere liberato!”
“Subire minacce fa parte di chi fa il bene – rincara -. In tanti ricevono minacce. Fa parte della storia, fa parte del gioco”.
Avere paura è la conseguenza naturale per chi viene minacciato…
“La paura è soprattutto per coloro i quali mi stanno vicino, chi mi sta accanto, chi vive a stretto contatto con me. Ci sono stati momenti difficili, è vero, ma si ha paura quando si è soli, quando sei abbandonato. Sta proprio lì la paura più grande”.
Il suo impegno quotidiano contro i maniaci, ha permesso di scoprire orrori su orrori, squarciando il velo su un tema così delicato, quale appunto la pedofilia e la pedopornografia. Ma chi è il pedofilo?
“E’ un soggetto comune. E’ sbagliato pensare, nel nostro immaginario, che si tratti del classico tizio che sta nei boschetti o nei giardini dove giocano i bambini. Il pedofilo è una persona che presenta dei disturbi nella sfera della sua personalità, ha dei disturbi sicuramente psichici e soprattutto è un soggetto che ha una malattia lucida. Lui sa quello che vuole, sa quello che cerca, sa che può adescare i bambini, relazionarsi con loro, creare una stabile affettività che può sfociare automaticamente nel godimento sessuale proprio perché il bambino è un oggetto erotico per le sue perversioni. Purtroppo ci sono i pedofili quelli più pericolosi, che sono sadici e sono soggetti che oltre a svolgere tutta un’attività di adescamento, compiono abusi sessuali che possono arrivare anche alla morte, il cosiddetto pedofilo sadico necrofilo, che utilizza i cadaveri dei bambini. Il dato più inquietante è che il pedofilo può essere sia maschio che femmina. In linea generale la donna dovrebbe avere una propensione protettiva materna ma a volte, più delle volte, capita che anche le donne possano essere delle pedofile e quindi che utilizzano i bambini a scopo sessuale. Poi nel campo di internet abbiamo il “cyberpedofilo”: è un individuo che trova nella rete, la possibilità di soddisfare le sue fantasie sessuali, senza contravvenire alle regole morali, che la società in cui vive gli impone. Riesce a soddisfare in maniera virtuale i propri impulsi e tutto ciò non produce altro che una maggiore devianza ed un allontanamento dalla vita reale”
Esistono diverse tipologie di pedofili che utilizzano la rete?
“C’è il collezionista armadio che conserva gelosamente le sue collezioni pedopornografiche e non è mai coinvolto in prima persona su abusi sui minori; c’è poi il collezionista isolato, che raggruppa pedopornografia, sceglie una categoria particolare ed è coinvolto direttamente nell’abuso del minore; ci sono anche i maniaci che condividono collezioni, quindi l’attività sessuale con altri e - siamo certi - non ne trae profitto. Infine c’è il collezionista commerciale che è coinvolto nello sfruttamento sessuale dei minori: produce, copia, abusa dei minori stessi e vende materiale pedopornografico con un profitto di business economico a volte strabiliante. Esistono delle vere e proprie organizzazioni pedocriminali che individuano le vittime. Finora – però - sono state pochissime le persone identificate nella pedo criminalità”.

Tra le scoperte eseguite da Don Fortunato Di Noto ci sono quelle di alcuni video che riprendono decine di bambine legate e stuprate dentro stanze di hotel da soggetti adulti e quelle di neonati torturati e di bambini nudi messi in gabbia con la bocca tappata. Ma chi si nasconde dietro a questi soggetti?
“Possono essere persone singole con un’accentuata perversione sessuale e preferenza dei bambini ma possono anche essere dei gruppi che si organizzano non soltanto per adescare i bambini ma anche per scambiare informazioni sui bambini stessi, magari incontrandoli realmente dopo un adescamento on line. Ci sono anche soggetti (a livello internazionale) che rapiscono i bambini, li sfruttano sessualmente e poi non sappiamo mai che fine fanno le vittime”.
Quanto conta la condizione familiare nella deviazione di un pedofilo?
“La risposta alla domanda richiederebbe un approfondimento di un seminario che dovrebbe durare una settimana…Noi non sappiamo quali sono le condizioni che hanno favorito una preferenza sessuale dei minori. Qualcuno dice perché sono stati abusati e quindi abusano; qualcun altro dice che è una perversione proprio sessuale determinata da traumi, non soltanto infantili ma anche di un relativismo nei rapporti con i bambini. Un relativismo storico in cui si evince che - in fondo in fondo - i bambini possono vivere relazioni sessuali perché per loro è un benessere. Non sappiamo quanto la condizione familiare incida. Probabilmente può essere la sindrome dell’assenza del padre, può anche essere che qualcuno da bambino, da minore, abbia subito traumi per la fruizione di pornografia (anche minorile) e quindi tutto questo abbia condizionato il percorso a diventare pedofilo. E’ una domanda – ripeto – così tanto vasta che certamente richiede una maggiore attenzione..”
Quali sono i segnali?
“Se li sapessimo potremmo sicuramente contrastare maggiormente l’azione del pedofilo. Il pedofilo in fondo in fondo è una persona elaborata, capace; una persona che va a fondo della questione. Un profilo forse svierebbe tanto la complessità del soggetto pedofilo, del soggetto pedopornografo. Certamente possono essere scoperti nella misura in cui il minore, la vittima, inizia a parlare, a denunciare, a raccontare. Noi non possiamo pensare che per strada individuiamo i pedofili soltanto perché magari avvicinano un bambino. Stiamo attenti a non cadere in queste esagerazioni e credo invece che questo stia contribuendo a formare una categoria criminale dei pedofili proprio perché le strategie li elaborano in maniera più efficace. Non c’è un profilo definito. Ci sono delle situazioni che sono state verificate ed approfondite quando i maniaci sono stati individuati dopo le denunce presentate”.
E cosa deve fare il bimbo vittime di “certe attenzioni”?
“Bisogna capire l’età. Qui stiamo parlando della pedofilia. Il pedofilo desidera i bambini prepuberi, al di sotto dei 13 anni. Spesso sono età così piccole che i bambini non sanno reagire, non hanno ragione di quello che sta accadendo, non hanno la contezza di quello che stanno subendo. Immaginiamo per un attimo ai neonati: come potrebbero rispondere, reagire o scappare di casa ad un abuso? I segnali possono essere interpretati ma con grande prudenza, con grande determinazione da parte di coloro i quali sono tutori. Mi riferisco ai maestri, ai docenti, al catechista, al sacerdote, ad una religiosa. Si tratta di figure che stanno a contatto con i bambini. L’aspetto più sano è che nessuno – e ribadisco nessuno - deve assurgere il ruolo di giudice. Dobbiamo essere noi stessi a fare parlare i bambini in un determinato contesto, senza suggestione alcuna. Inoltre dobbiamo stare attenti a cosa noi vogliamo fare dire, perché molte volte quel fare dire non corrisponde alla verità”.
Si può superare il trauma, dopo avere scoperto il dramma?
“Si, certo! Si può offrire un sostegno. Si tratta di un percorso lungo e delicato. Il centro di ascolto Meter ci permette di accogliere le vittime e soprattutto, pur sapendo che non è mai facile, raccogliere la vicenda dell’abuso subito. Sottolineo – dice - che non è facile per gli adulti raccontare quanto subito, figuriamoci per i bambini. E’ importante creare il contesto adatto alla loro età e costruire una relazione di fiducia, una vera e propria alleanza. A volte il gioco, è la tecnica più adatta per entrare in contatto con i bambini e con il loro mondo. L’adulto non deve avere fretta di sapere o di ricevere risposte. Bisogna rispettare i tempi dei bimbi. Qualsiasi forzatura potrebbe ulteriormente essere dannosa. Il problema è delicato. Quando i piccoli riescono a liberarsi del loro segreto, vivono questo passaggio come una liberazione. Meter ha accompagnato in questi anni tantissimi bambini, centinaia e centinaia di minori, anche persone vulnerabili e fragili. Certamente i bambini hanno bisogno di rivedere nell’adulto una figura di riferimento e non l’orco che gli ha rubato l’infanzia. Lo sforzo più grande che un educatore deve fare, è proprio quello di riconquistare la fiducia dei bambini e dimostrarsi come adulti che si prendono cura di loro e che possano aiutarli a non subire più abusi da parte di nessuno”.
Quanto influisce l’utilizzo senza sosta dei social?
“Non dobbiamo demonizzare i social, anzi dobbiamo favorirne l’utilizzo. Evidentemente i social fanno parte ormai del mondo del minore che può creare dipendenza così come può creare l’esposizione digitalizzata del corpo senza sapere dove questa digitalizzazione (foto e video) possa arrivare. Ci sono persone mai conosciute che chiedono di tutto e – dati alla mano – i bimbi entrano in un vortice di giochi erotici che a volte non permette più di uscirne, anche se possono subire ricatto. I social sono utilissimi ma bisogna avere l’idea di come utilizzarli. Bisogna utilizzarli bene, con rispetto di se e soprattutto sapere che il virtuale è sempre una vita reale e non un gioco”.
Come può e quando deve intervenire la famiglia?
“Deve intervenire sempre! La famiglia ha il dovere di proteggere i propri figli. La prevenzione, l’accudimento, la tutela, il sostegno, il dialogo, la lealtà, il percorso della sicurezza, l’uso corretto di internet e delle amicizie è un dovere dei genitori. Non si chiede la luna. I genitori hanno dei doveri e se non li esplicano e se non li applicano è un fatto grave. E’ per questo che poi ci ritroviamo tanti bambini orfani con genitori vivi..”
La scuola, che ruolo ha?
“La scuola è già così tanto appesantita, vive momenti anche difficili, ora a maggior ragione in tempo di Covid. La trasmissione dei valori, della cultura, delle nozioni per la vita già implica un cammino non secondario. Però è anche vero che la scuola può essere chiamata in causa nel momento in cui si attiveranno dei protocolli di collaborazione con i genitori e con le agenzie educative del territorio. La scuola può dare ancora degli elementi necessari, ad esempio un’educazione digitale oppure, in un patto con le famiglie, può offrire dei contributi per quanto riguarda una crescita sana, una crescita anche nel percorso della sicurezza, delle proprie relazioni affettive che devono essere gestite con prudenza e con intelligenza”.
Troppi ragazzini – raccontano le cronache – sono stati abusati da prelati…
“Capisco che è pruriginoso poter parlare solo dei prelati. Sono d’accordo che bisogna parlare, condannare. Tolleranza zero. Papa Francesco è stato molto chiaro però non dobbiamo cadere nella trappola sociale. L’abuso è abuso da qualsiasi parte provenga. Non è perché si è prelati e allora si ha più responsabilità. Perché il papà, la mamma, lo zio, non hanno una responsabilità? Un magistrato, un avvocato, un medico, un pediatra non hanno responsabilità? L’abuso è abuso e l’abuso quando accade è devastante”.
Le cifre del fenomeno pedofilia in Italia, purtroppo, sono sempre in aumento. Come si può porre un freno?
“Nella misura in cui si cercherà di dare percorsi informativi e formativi, punti di riferimento. Parlarne senza creare emulazione o eventuali situazioni di pericolo. Bisogna avere una conoscenza attenta, dando priorità a certe informazioni ritenute utili. Essendo fenomeni delicati che devastano la vita dei bambini, bisogna parlarne bene e non tutti lo possono fare”.
Segnali di allarme giungono da ogni parte del Mondo
“E bisogna fare sempre di più per sconfiggere il male. In ogni città, in ogni dove.
La società deve sapere rispondere, le istituzioni devono fare altrettanto, la chiesa può e deve fare la sua parte. Oramai esiste in ogni diocesi il servizio per la tutela dei minori. Esiste anche nella Diocesi di Piazza Armerina di cui la città di Gela fa parte. Noi come Meter siamo presenti con i nostri volontari. Cerchiamo di fornire informazioni e fare formazione. Rappresentiamo un punto di riferimento”
Si è sempre pensato, come pedofilo, ad una figura maschile. Ma esiste – come già sottolineato precedentemente - un lato femminile della pedofilia
“Il filone denunciato nel report 2020 di Meter racconta il pedomama. Si tratta delle mamme che abusano di neonati. Tenete conto che i neonati contati erano più di 2000.”
Domani si chiude la “Giornata bambini vittime della violenza, dello sfruttamento, dell’indifferenza contro la pedofilia” scattata lo scorso 25 aprile. Si tratta di un forte richiamo al fine di tutelare i minori da ogni forma di sopruso.
“E’ la dimostrazione che si può lavorare insieme, si può costruire un buon tempo, una buona cosa, una buona storia, una buona vita…”
Perché ogni bambino deve essere liberato!

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