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Il genio siciliano prestato alla musica internazionale rivisitato alle Mura federiciane

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Bellini, genio e sregolatezza, innamorato solo della musica e poi anche delle donne; ieri di scena alle Mura federiciane su organizzazione dell’associazione ‘Amici della musica’ e della libreria Orlando con il libro di Luigi La Rosa dal titolo ‘Nel furor delle tempeste’. La serata è stata aperta dai piccoli musicisti che si sono distinti nel concorso indetto dall’associazione. La figura di Bellini scandagliata in tutte le sue sfaccettature dall’autore sollecitato dalla prof.ssa Giusy Rinzivillo e dal musicista Francesco Falci. Figlio d’un organista e maestro di cembalo, fu avviato dal padre allo studio della musica: a sette anni già componeva, tra l’altro, un Tantum ergo e un Salve Regina. Qui si innesta la figura della madre che rinuncia a suo figlio che sente le cuore l’ambizione di varcare i confini troppo angusti della Sicilia per cercare il suo posto nel mondo della musica. Diciottenne raggiunse  Napoli: qui completò in tre anni i suoi studi  nusicali. Appartengono a questo periodo sei sinfonie in un solo tempo: due messe, una cantata e varie romanze. Nel 1825, al teatrino del conservatorio di S. Sebastiano, fu rappresentata la sua prima opera la sua prima opera, Adelson e Salvini, e nel 1826, al S. Carlo, la seconda, Bianca e Fernando. Nel 1827 un nuovo lavoro, commissionatogli dall’impresario Barbaia per la Scala di Milano, Il Pirata su testo di F. Romani, che divenne fraterno amico e collaboratore, suscitò entusiasmo negli ambienti milanesi. Bello, alto, con gli occhi azzurri, i capelli ondulati di un biondo tendente al rosso, Bellini incarna l’uomo da conquistare e così fu percepito dalle donne che frequentavano i salotti della nobiltà milanese, londinese e parigina che egli frequentava. Occhi puntati sugli amori. Due travolgenti storie d’amore con protagoniste Maddalena Fumaroli e Giuditta Cantù le quali sono state le due donne amate dal grande compositore siciliano Vincenzo Bellini, al quale il destino ha serbato una vita tribolata, pur consentendogli un successo travolgente.  Ma il vero amore irrisolto fu quello per  Maria Malibran, anche lei musicista, condito di amicizia e  stima fra artisti e poeti come quella tra con Rossini ed  Heine. A Puteaux  nel 1834, con  lentezza compose i Puritani, su libretto di  Pepoli, al Théâtre italien di Parigi nel 1835, con un successo trionfale. Otto mesi dopo Bellini  moriva a   Puteaux mentre era ospite di una famiglia intorno alla quale si sono intessute leggende. Per l’autore invece Bellini morì a causa di un virus che non gli diede scampo.

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