Cogito ergo sum

Il nostro tempo greve e la Generazione Z. Dalle parole di Papa Francesco alle challenge mortali su Tik Tok  

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Il nostro tempo e i giovani. Il lunedì di Pasquetta ci consegna due istantanee sulle quali vale la pena riflettere. I 60mila adolescenti arrivati da tutta Italia a piazza San Pietro, che hanno incontrato Papa Francesco nell’evento “#Seguimi” ideato dalla Cei, rappresentano la bellezza della speranza. Le parole del Pontefice hanno fatto breccia, ancora una volta, nei cuori della piazza gremita, finalmente, ma hanno soprattutto fotografato la parte più complessa della Generazione Z: la paura del futuro, il sentirsi soli e sopraffatti da una realtà che non comprende, anche nei suoi aspetti e nei suoi volti più prossimi, i loro tormenti e le loro sofferenze.

«Non bisogna vergognarsi di dire “ho paura”» ha detto il Santo padre rivolgendosi alle ragazze e ai ragazzi, rievocando quel «Non bisogna avere paura della bontà e della tenerezza» che pronunciò in uno dei suoi primissimi discorsi pubblici, dopo l’elezione di nove anni fa. Nel mondo socialdilaniato dall’imposizione degli stereotipi di fasulle, ingannevoli e inesistenti perfezioni che corrono velocissime online, i giovani inseguono modelli irraggiungibili perdendo di vista il dono più prezioso: la bellezza della propria unicità, la meraviglia della propria diversità. Il problema esisteva prima della pandemia, ma in questi due anni è esploso e le nubi all’orizzonte sono sempre minacciosissime. Bisogna essere vigili e cogliere i segnali, intorno a noi, vicino a noi, perché c’è una generazione da salvare, quella che – per intenderci – in questi due anni ha vissuto l’esperienza più bella e naturale di tutta la vita, la scuola, quasi come un incubo per via di contagi, quarantene, isolamenti, mascherine, relazioni spezzate, spontaneità annullate. Con effetti gravissimi sulla salute mentale, in particolar modo.

E proprio nel giorno in cui il Papa incontrava gli adolescenti italiani, ad Arezzo – è l’altra istantanea – un ragazzo di 14 anni è rimasto vittima di un incidente domestico in cui si è ustionato il 50% del corpo: era una challenge di Tik Tok finita quasi in tragedia, con il ragazzo in coma farmacologico al Meyer di Firenze dopo un auto-trapianto di pelle. Ma è già successo, in passato, di annotare nelle cronache fatti analoghi finiti malissimo, con giovanissime vite spezzate. “È greve il nostro tempo, assai greve”, scriveva Sciascia nel suo “Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia”. Già, è greve questo tempo, e prenderne atto senza fronzoli significa affrontarlo subito e senza tentennamenti. La posta in gioco è altissima: si chiama presente, si chiama futuro. Il nostro.  

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