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Il sindaco ai ferri corti con Caltaqua

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Continua lo scontro a distanza tra il sindaco e Caltaqua a margine di un incontro che la società spagnola ha avuto con il comitato di quartiere di San Giacomo che lo aveva richiesto. Dopo la  replica di Caltaqua arriva la contro replica del sindaco che stavolta focalizza la sua attenzione su un possibile dono di Caltaqua alla parrocchia. Anche in questo caso va citato l’antefatto: 7 anni fa Caltaqua donò al Comune dei giochi per bambini e il sindaco dell’epoca decise di farli installare nell’area della parrocchia di San Giacomo ma i vandali ne fecero presto razzia. Durante il famigerato incontro del 23 febbraio si è parlato anche di quei giochi e i componenti del comitato hanno detto a Caltaqua che, se avesse voluto fare qualcosa per il quartiere ,sarebbe stato utile un campetto multifunzionale. Nessun impegno è stato assunto. Questo riferiscono dal comitato. Il primo cittadino ha rincasato la sua dura reazione contro la società spagnola. Ecco le sue dichiarazioni:” Di fronte ad una grave crisi idrica come quella che da anni si vive a Gela, sono necessari interventi seri e rigorosi. Non sono giustificabili né atteggiamenti ammiccanti, né compromessi e concessioni di favori di varia natura. Giudicare normale, da parte dei dirigenti di Caltaqua, un incontro con alcuni rappresentanti di quartiere, durante il quale si discute anche della possibilità di un dono, la dice lunga sul modo in cui tale società concepisce la sua funzione. Questa tecnica di incontrare gruppi di cittadini, e favorire trattative private coi singoli quartieri, ci ricorda la locuzione latina “Divide et Impera” al fine di ottenere un consenso sociale. Non è un’operazione assolutamente accettabile, perché mina alla base l’unità della comunità e non fa parte della prassi di una realtà democraticamente avanzata.
In tutta Gela c’è una questione Caltaqua, ed è in tutta Gela che dev’essere risolta. E’ il Comune che si deve fare carico dei bisogni dei cittadini, e non una società che ha la finalità esclusiva di maturare degli utili. Caltaqua si deve rendere conto “che la cuccagna è finita”. Tutti i compromessi di natura politica, i cui segni sono tuttora evidenti e visibili, è meglio che li metta da parte. Farò valere i diritti dei miei concittadini costi quel che costi, e non mi lascerò certamente intimidire da minacce velate che potrebbero essere efficaci solo per chi della politica ha una visione utilitaristica. Suona oltremodo paradossale che proprio una società come Caltaqua, che ha fatto nella nostra città il bello e il cattivo tempo, lasciando a secco i nostri rubinetti e distribuendo acqua non sempre potabile a prezzi elevatissimi, minacci ora il Sindaco di portarlo nelle “opportune sedi”. Non so cosa intendano per “opportune sedi”; per quel che mi riguarda possiamo arrivare anche alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che sicuramente stenterebbe a credere che in alcune zone dell’Europa ci siano ancora aree che, per qualità del servizio idrico, sono paragonabili a paesi del terzo mondo”. Insomma è guerra spietata.

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