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La delegazione gelese della Rea alla manifestazione di Roma per salvare le radio e tv private

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La democrazia è morta: la nuova legge sull’emittenza privata potrebbe mettere a tacere il pluralismo dell’informazione, ma gl editori non ci stanno. C’è anche la delegazione di Gela della Rea a Roma per protestare davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito di una grande manifestazione delle Radio e televisioni provenienti da tutta l’Italia per protestare sulle modalità di svolgimento dello switch off  televisivo T2 che oscurerà 45 milioni di apparecchi non abilitati con grave caduta di ascolti, pubblicità, fatturato e occupazione. Alla Manifestazione organizzata dalla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) si sono associati i sindacati Libersind ConfSal e Federlavoro in rappresentanza delle piccole e medie imprese. E’ stato chiesto un incontro con il Ministro Giancarlo Giorgetti e con la sottosegretaria Anna Ascani.

L’istruttoria relativa al piano di assegnazione delle frequenze radiofoniche che ai sensi della legge 78/99 deve essere emanato entro il prossimo 30 novembre.
Dall’esame di tale documentazione emerge che sono stati ipotizzati tre scenari di pianificazione tutti assolutamente inaccettabili perché drasticamente penalizzanti per le imprese radiofoniche.
In particolare il numero massimo dei programmi radiofonici irradiabili (in base allo scenario che permette il maggior numero di programmi) è quello di 10 programmi nazionali e 1219 programmi locali (23 programmi per ognuno dei 53 bacini previsti da tale scenario). In considerazione che mediamente ogni radio locale serve un territorio coincidente a 2-3 bacini (ogni bacino corrisponde in media a due province) è evidente che se tale piano venisse emanato dovrebbero chiudere circa 600-700 emittenti radiofoniche locali sulle circa 1100 attualmente operanti. Inoltre le radio locali restanti (circa 400) verrebbero fortemente ridimensionate rispetto alle attuali coperture territoriali. Da ultimo gli investimenti operati negli anni da tali emittenti verrebbero completamente vanificati perché il piano non tiene conto dell’esistente (pertanto in molti casi le emittenti dovrebbero realizzare nuovi impianti nei nuovi siti previsti dal piano). Praticamente la vanificazione del lavoro di 43 anni di libera comunicazione.

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