Attualità

‘La legge della fiducia’, alle Mura Federiciane

Pubblicato

il

Il testo  ‘La legge della fiducia. Alle radici del diritto‘ edito da Laterza del Prof. Tommaso Greco stasera alle Mura Federiciane. L’iniziativa è della Libreria Orlando nell’ambito dell’estate gelese 2022 e si terrà nella sede di via Cairoli a causa della pioggia. L’incontro sarà introdotto dalla Prof.ssa Simonetta Vitale, dialogherà con l’autore l’avv. Franco Gallo.

Il testo muove dal concetto di ‘machiavellismo giuridico’ con riferimento ad una mentalità diffusa, che è anche alla base di gran parte del pensiero giuridico moderno, secondo cui quando si fanno le leggi occorre considerare l’uomo come sempre potenzialmente “reo”, sempre pronto a usare “la malignità dell’animo suo” a meno che non ci sia qualcuno che lo costringa a fare il contrario. Una mentalità, insomma, radicata in una antropologia ‘negativa’, che individua nel diritto soltanto uno strumento di coercizione e che, corrispondentemente, vede nell’obbligo giuridico solo il riflesso di questa costrizione. In questa ottica, siamo obbligati a ubbidire alle regole solo perché (e fintanto che), in caso di disubbidienza, andremo incontro a una sanzione. È chiaro che, in base a questa mentalità, se io posso sperare di aggirare la sanzione o di sfuggirle, allora viene meno il mio sentimento dell’obbligo. Ed è questo, a mio parere, il vizio originario della nostra (in)cultura civica.

Questo modello può essere criticato sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista pratico. Innanzi tutto perché, riducendo tutto alla sanzione, toglie dal diritto una parte essenziale: toglie cioè il riferirsi del diritto stesso ai cittadini e ai loro comportamenti. Come se il diritto, appunto, fosse soltanto una questione che riguarda i giudici e gli avvocati, i carabinieri e la polizia, o comunque tutti coloro che devono applicare una punizione nelle più varie circostanze. Ma in questo modo, ed è il secondo aspetto (sul quale mi soffermerò più avanti) viene meno un elemento cruciale del nostro vivere insieme (anche) attraverso il diritto: il nostro essere responsabili l’uno verso l’altro. Il machiavellismo giuridico occulta questa dimensione relazionale e si concentra esclusivamente sul ‘controllo’ che lo Stato (o chi per lui) esercita nell’obbligare a tenere quel comportamento. Viene meno insomma il fatto che, quando si ubbidisce (o non si ubbidisce) ad una norma, è sempre nei confronti di un altro che teniamo il nostro comportamento. Tanto per fare un esempio che ci è familiare: quando rispettiamo l’obbligo di tenere la mascherina in certe situazioni, perché lo facciamo? Solo perché altrimenti andremmo incontro ad una sanzione, oppure perché lo riteniamo un comportamento rispettoso della salute nostra e altrui? Se accettiamo le premesse del machiavellismo giuridico questa seconda risposta non può mai essere presa in considerazione. Mi pare un evidente impoverimento, sul piano conoscitivo ancor prima che sul piano morale. letture.org

clicca per commentare

Più letti

Exit mobile version