La necessità della guerra

La vita deve lottare per non farsi risucchiare dalla morte

A cura di Redazione Redazione
12 ottobre 2025 12:30
La necessità della guerra  -
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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

Dinanzi al succedersi di tante guerre in Europa e nel mondo vien da chiedersi: perché la guerra? È una domanda che a suo tempo si pose anche Freud quando intraprese un carteggio con Einstein su questo tema. In sintesi Einstein sosteneva la necessità di creare un organismo internazionale che controllasse il mondo intero con un potere politico e militare, senza entrare molto nella genesi. Freud invece entrò nella causa e fece le sue proposte. Freud, rifacendosi a Schopenhauer, riteneva che nell'essere umano sono presenti due istinti: l'istinto di vita e l'istinto di morte. In lotta fra di loro. La vita viene dalla non vita. La vita deriva dalla non vita e tende a tornare ad essere non vita, ossia morte. Quindi il differenziato nasce dall'indifferenziato che subisce una continua attrazione. Il molteplice deriva dall'uno: Plotino. Una nostalgia del tutto, delle origini, della morte. La vita deve lottare per non farsi risucchiare dalla morte.

Questa lotta avviene già da subito, all'atto della nascita di una nuova vita, ed alla fine la vita si arrenderà e si rassegnerà a fare ritorno alla non vita. La morte trionfa sempre. Ma la mia vita che io sento in pericolo deve essere comunque difesa, preservata e tutelata sino alla fine. Lottando di fatto contro chi? Se l'istinto di morte è già dentro di me all'atto della nascita, io dovrei lottare contro me stesso. Ma come? Avrei la guerra in casa, dentro il mio corpo, dentro la mia mente. Mi amerei e mi odierei allo stesso tempo. Un inferno. L'uomo quindi per igiene mentale, per legittima difesa fa un operazione inconscia di difesa, per la sopravvivenza personale. Individua una causa esterna, un colpevole, un cattivo, un nemico che mi vuole male, che mi vuole uccidere. Il conflitto da interno si fa esterno, da intrapsichico a extrapsichico. Il conflitto, attraverso meccanismi di difesa inconsci, (proiezione, spostamento, formazione reattiva) diventa sociale. Se lui mi vuole male, io mi devo difendere, anche preventivamente. Tutti gli esseri umani ragionano in questo modo e tutti fanno la stessa cosa: individuano un nemico contro cui lottare. Lottando all'esterno io tutelo il mio interno. Uccidendo l'altro io salvo la mia vita. Mors tua, vita mea. Un meccanismo paranoideo al servizio della vita individuale, di gruppo, di nazione, di razza, di lingua, di religione. Estirpando la causa del male io mi sento al sicuro, rigenerato, puro e senza sensi di colpa per avere distrutto le vite degli altri. Mi autogiustifico e mi autoassolvo, perché la mia è stata legittima difesa. Se io non lo avessi ucciso prima, lui mi avrebbe senz'altro ucciso dopo. Non solo. A sostegno della mia tesi interviene anche Dio.

Dio è con me, anzi Dio lo vuole. Io ucciderò in suo nome. In nome di Dio. L'autorità suprema, il bene assoluto, la verità, sta dalla mia parte. E se sta dalla mia parte non sta dalla tua. Dalla tua parte c'è solo il male, il cattivo, il diavolo. E tu sei il male, il cattivo, il diavolo da sconfiggere assolutamente, senza nessun senso di colpa. La guerra di religione. Le Clcrociate vecchie e nuove. Da migliaia di anni, decine e decine di migliaia di anni, gli esseri umano ragionano così, pur di fare sopravvivere se stessi individualmente e in piccoli-medi gruppi. La morte dell'altro è rassicurante. La guerra è igiene del mondo, non solo igiene personale. La guerra è necessaria al genere umano. Paradossalmente dovremmo dire: senza la guerra l'uomo si estingue. La guerra è al servizio della vita. Franco Fornari ha descritto un meccanismo simile nel suo "psicoanalisi della guerra". Eric Fromm nella sua "Anatomia della distruttivita' umana" lo ha legato al contesto storico-geografico individuando nel capitalismo una causa aggiuntiva. Massimo Fini ha dedicato studi particolari a questo tema e senza volere fare il filosofo che non è, da giornalista scrittore, anche lui individua nel capitalismo un fattore aggravante. Le guerre ci sono sempre state da quando l'uomo prese consapevolezza di sé, con la comparsa della coscienza prima (100 mila anni fa), e poi dell'agricoltura (10 mila anni fa) che moltiplico' gli esseri umani sulla Terra, li mise a stretto contatto, superando le barriere naturali e li "costrinse" alla guerra. L'agricoltura, quindi il lavoro e la nascita di nuova ricchezza, parallelamente alla nascita della proprietà privata, dello Stato, delle città, circa 10 mila anni fa, acui il senso di insicurezza e facilito' le guerre, per via dell'incremento demografico, dello stretto contatto, della nuova ricchezza accumulata. Freud aveva ben presente questo meccanismo e si augurava un'opera educativa, pedagogica che a poco a poco rendesse l'essere umano capace di convivere con l'istinto di morte senza la necessità di individuare un nemico esterno. O trasformando la morte reale del nemico in una morte simbolica: lo sport. Lo sport uccide il nemico solo come simbolo, poi siamo di nuovo amici. Ma evidentemente sino ad oggi non basta. L'opera educativa dovrebbe insegnare al bambino a individuare, accettare, convivere con l'istinto di morte che si trova dentro il proprio sé. Sono vivo, ma sono anche morto. Un po' vivo, un po' morto. La morte è dentro la vita. Dentro di me. Me la devo tenere, sino a quando prenderà il sopravvento e mi toglierà anche l'ultimo barlume di vita. Ma come la mettiamo con l'angoscia? L'uomo viene preso dall'angoscia quando si sente in pericolo, quando la sua vita è in pericolo. È per liberarsi dall'angoscia che mette in atto i meccanismi paranoici. Quindi bisogna educarlo a non provare angoscia, a sopportare l'angoscia. Come? Allargando la coscienza. rendendo cioè la sua coscienza contemporaneamente piena di contraddizioni, proporzioni, ambivalenze, antinomie. È quello che oggi riescono a fare solo pochi uomini: convivere coscientemente con le contraddizioni, senza arrendersi all'angoscia. Insomma passare dalla posizione schizo-paranoidea alla posizione depressiva della Klein. Oggi però la stragrande maggioranza della gente non è in grado di farlo. E ricorre ai meccanismi paranoici. Così in politica c'è la destra e la sinistra, nello sport la Juve e il Milan. Tutti assolvono alla stessa funzione di igiene mentale. Tutti al servizio della vita attraverso la morte. In attesa di un uomo migliore. La necessità della guerra.

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