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Legambiente: “Se non c’è acqua, i signori delle autobotti dove la prendono?”

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Della carenza di acqua si parla da decenni. Si è perfino ipotizzata una guerra dell’acqua dopo il 2000. E di busines;  come si è parlato del busines dei rifiuti, già in atto. La scienza va avanti a grandi passi. Si sostituisce e si cambia tutto: l’uomo con le macchine e robot, il corpo, i sessi. Ma due cose non si creano: l’antidoto al tumore e l’acqua.

In Sicilia non piove, le dighe sono a secco e non si pensa all’ “inseminazione delle nuvole”, una tecnica di stimolazione artificiale delle piogge basata sulla diffusione di getti di ioduro d’argento o di ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido).

L’acqua si potrebbe ideare in laboratorio in vari modi, sia per sintesi che per scomposizione. Nel primo caso basterebbe unire due elementi costitutivi dell’acqua, ossia l’idrogeno e l’ossigeno, nel secondo caso invece basterebbe scomporre dei composti più complessi in cui sono contenuti. L’acqua viene prodotta anche in moltissime reazioni di combustione. Allo stesso modo si potrebbe ricavare dall’elettrolisi dell’acqua oppure bruciando l’idrogeno o facendo reagire un acido con una base. Se esistono così tante tecniche perché nessuna viene sfruttata?  Prima di tutto sarebbe pericoloso, perché bisognerebbe utilizzare l’idrogeno e l’ossigeno, due elementi infiammabili ed esplosivi. Inoltre sarebbe antieconomico, poiché se ne potrebbero produrre solamente poche molecole alla volta. Basti pensare che per fare una goccia d’acqua sono necessari miliardi di molecole. Infine non sarebbe un processo semplice perché reperire sulla Terra l’idrogeno è complicato ed è possibile farlo solo estraendolo dall’acqua stessa.

Quindi l’acqua o c’è in natura o non c’è. E qui arriva il sospetto di Legambiente riportato da Il fatto quotidiano.

“Se non c’è acqua , i signori delle autobotti dove la prendono?” si chiede Beppe Amato, responsabile risorse idriche per Legambiente. Una domanda che fa eco un po’ in tutta la Sicilia e che sta investendo le prefetture e le procure dell’Isola. L’emergenza siccità ha, infatti, dato il la al grande business dell’acqua: “Si consideri che alcune di queste ditte che hanno autobotti per ogni viaggio ricavano circa 100 euro, facendo più viaggi al giorno, almeno 10, e con più autobotti: in trenta giorni quindi si può calcolare un guadagno di almeno 30 mila euro”, spiega Claudio Guarneri, presidente di Aica, l’azienda idrica dei comuni agrigentini.

Ed è proprio ad Agrigento – una delle città a soffrire di più dell’emergenza siccità – che si sta dando una forte stretta al mercato nero dell’acqua. Sono state tante le riunioni in prefettura, alle quali era presente anche il capo della procura, Giovanni Di Leo, finalizzate a gestire un sistema che finora era completamente privo di regole. E dopo il far west, adesso, per potere rifornire i privati con autobotti, bisogna avere un certificato della prefettura che attesti che si è autorizzati al servizio, e che, di conseguenza, sia nota la provenienza dell’acqua. “Era necessario innanzitutto che fosse accertata la composizione di quest’acqua, una di questa autobotti aveva preso acqua da un fiume”, continua Guarneri.

La stretta però non è andata giù ai titolari delle ditte che un mese fa hanno inscenato una vera e propria serrata contro l’improvvisa regolamentazione. Una serrata durata addirittura una settimana, finché l’accordo tra Aica e ditte private è stato trovato. Uno stop al mercato nero dell’acqua? Non del tutto: solo lo scorso 3 luglio i carabinieri hanno elevato una multa di 3mila euro a un soggetto scovato mentre riforniva abusivamente con l’autobotte un condominio a Porto Empedocle. In alcune parti della Sicilia d’altronde il rifornimento idrico avviene da anni solo con le autobotti: è quello che le autorità hanno scovato a Sciacca, dove è emerso come molti privati non abbiano alcun allaccio alla rete idrica pubblica. “Quando vengono con le autobotti per rifornirsi da noi, unica fonte consentita adesso, diamo loro un modulo da consegnare agli abusivi perché possano essere censiti e inseriti nella rete”, spiega il presidente di Aica.

Che vi sia un mercato abusivo dell’acqua in Sicilia, d’altronde, è stato anche svelato da un’inchiesta della procura di Palermo, guidata da Maurizio De Lucia, che lo scorso gennaio ha portato all’arresto di 5 persone, tutte accusate di associazione mafiosa. E qual era il grande affare della famiglia mafiosa di Carini? Non era la droga, non le armi, né le estorsioni: attraverso una condotta idrica abusiva i vertici della famiglia mafiosa fornivano acqua per 115 famiglie. Succedeva ben prima dell’allarme siccità.

Intanto sono proprio le autobotti la risorsa più immediata per la crisi, mentre i dissalatori che potranno dare continuità del servizio anche in assenza di piogge sono considerate una soluzione troppo cara e perché ritornino in funzione quelli già esistenti ci vorranno ancora tra i 12 e i 18 mesi. Gli interventi più a lunga scadenza, invece, come la sistemazione della rete idrica per evitare le perdite che in alcune, registrano ritardi e in alcuni casi hanno portato anche a perdere finanziamenti.

Succede ad Agrigento dove i fondi per sistemare la rete idrica sono andati persi: “Erano previsti 49 milioni di euro disponibili per rifare l’intera rete idrica ridotta ad un colabrodo. Finanziamento disponibile, appalto celebrato, aggiudicazione avvenuta, lavori mai iniziati, soldi persi. Adesso il presidente della Regione (Renato Schifani, ndr) promette che verrà rifinanziata. Bene, lo speriamo, ma intanto possiamo registrare che a gestire la fase emergenziale sono quelli che non hanno saputo farlo con la fase ordinaria”, così rileva Giuseppe Riccobene, ingegnere e dirigente di Legambiente Sicilia, esperto in materia di gestione idrica. E con tutto questo la siccità c’entra pochissimo: “Agrigento vive, da sempre, un perenne disservizio. Da queste parti l’acqua viene distribuita ogni 7 o 10 giorni e dev’essere accumulata nelle cisterne sui tetti o interrate, per poter soddisfare le esigenze di ogni famiglia o di ogni esercizio commerciale ma all’orizzonte non si vede nessuno che sappia o voglia dare vita a un servizio che dia continuità”.

In questa emergenza, decisivo è stato  l’intervento del prefetto Agrigento, Filippo Romano, che con due atti ha cercato di scongiurare il collasso. Per prima cosa (13 giugno) ha sospeso fino al prossimo 30 settembre le tre centrali idroelettriche di Enel: San Carlo (comune di Burgio), Favara e Poggiodiana (entrambe a Caltabellotta), in quanto “l’attuale grave siccità ha notevolmente ridotto la possibilità di attingimento dal bacino Gammauta” e che “gli agricoltori interessati alle suddette forniture paventano, da tempo, il concreto rischio di disseccamento delle colture irrigue”, viste le “esigenze dell’agricoltura siano da ritenere, nell’attuale contingenza, prevalenti rispetto a quelle della produzione di energia elettrica”. Pochi giorni fa invece (6 luglio), ha requisito le “reti in uso alla Voltano Spa”, società formata da alcuni comuni della provincia di Agrigento, che gestisce una parte della rete idrica, affidandola invece all’Aica, un’azienda consortile formata da tutti i comuni della provincia e che gestisce il servizio idrico integrato. Questo perché Voltano ha un debito nei confronti di Siciliacque, la società mista suddivisa tra Italgas (75%) e Regione Sicilia (25%), che ha in mano 13 acquedotti e 6 invasi artificiali nell’isola, e quindi possiede l’acqua e i giacimenti. Siciliacque ha deciso di interrompere l’erogazione a Voltano, che a sua volta ha bloccato il servizio, ma così facendo “ostacola – scrive il prefetto Romano nel suo atto – la distribuzione dell’acqua anche da parte degli operatori che svolgono il servizio di rifornimento con autobotti”.

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La rimpatriata della III C del Liceo “Eschilo” dopo 49 anni

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La III C del Liceo classico “Eschilo”, diplomatasi nel 1976, si riunisce dopo 49 anni. Una rimpatriata in una pizzeria del lungomare tra abbracci, sorrisi ed emozioni. Alunni di ieri, oggi genitori, nonni e professionisti che incontrandosi hanno ricordato i tempi spensierati della giovinezza, ripensando con nostalgia agli indimenticabili anni passati a scuola.

Ecco i loro nomi: Carmelo Angelone, Concetta Arancio, Carmelo Ascia, Lina Bennici, Grazio Burgio, Sara Burgio, Luigi Calaciura, Manuela Callea, Teresa Cannizzaro, Ninfa Cassarino, Maurizio Catania, Silvana Città, Giovanni Cocchiara, Mimmo Daunisi, Roberto Di Natale, Ida Faraci, Fioranna Garbeni, Daniela Gazzola, Giusi Gerboni, Alina Giordano, Damiano Lauretta, Giusi Liardo, Rosa Lionti, Anna Marino, Franco Navarra, Gabriella Nolasco, Giuseppe Spinello, Aldo Stimolo, Ida Toscano, Anna Verderame. 

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La sfida di trattenere i giovani in Sicilia: ne hanno parlato il prefetto, il presidente del Libero Consorzio e il Rettore di UniPa

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Visita istituzionale del Rettore Midiri a Caltanissetta: confronto con il Presidente Tesauro, il Prefetto Armenia e i sindaci del territorio. Al centro dell’incontro la sfida di trattenere i giovani in Sicilia e il valore formativo come leva di legalità e sviluppo

Mattinata intensa e ricca di contenuti istituzionali quella odierna presso la sede del Libero Consorzio dei Comuni di Caltanissetta, dove il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, prof. Massimo Midiri, è stato accolto dal Presidente avv. Walter Tesauro, in occasione di una visita ufficiale nel cuore della Sicilia centrale.

La giornata si è aperta con un incontro in Prefettura, dove il Rettore è stato accompagnato dal Presidente Tesauro per un colloquio con il Prefetto Chiara Armenia. Al centro dell’incontro, una riflessione congiunta sullo stato della formazione scolastica e universitaria in Sicilia, con particolare attenzione al fenomeno dell’emigrazione giovanile. È emersa la volontà comune di invertire la tendenza che spinge tanti ragazzi a lasciare l’Isola dopo la scuola, impoverendo il capitale umano siciliano a vantaggio di altri territori.

A seguire, nella sala consiliare del Libero Consorzio, si è svolto un partecipato incontro con i sindaci dei 22 comuni del territorio. Il Presidente Tesauro ha evidenziato l’importanza del rapporto istituzionale con l’Ateneo palermitano, costruito nel tempo attraverso diversi ruoli ricoperti: da Presidente del Consorzio Universitario, a Sindaco di Caltanissetta, fino all’attuale carica di guida dell’intero comprensorio. Una continuità istituzionale riconosciuta dallo stesso Rettore Midiri come un valore aggiunto per il territorio nisseno.

Nel cuore del dibattito, il tema cruciale della permanenza dei giovani in Sicilia: il prof. Midiri ha richiamato un dato previsionale allarmante, secondo il quale entro il 2050 circa 4 milioni di giovani siciliani potrebbero decidere di lasciare la regione. Una rotta che va invertita, ha affermato, attraverso un’azione sinergica tra università, istituzioni e territori. L’Ateneo palermitano è pronto ad accogliere tutte le proposte virtuose e si muove già da tempo in direzione di un’offerta formativa più diffusa e radicata, anche nelle aree interne.

In quest’ottica, è stato annunciato l’intendimento di arricchire l’offerta formativa delh Consorzio Universitario di Caltanissetta con l’attivazione di nuovi corsi di laurea, che possano rispondere ai bisogni del territorio e intercettare le aspirazioni dei giovani studenti. Un passo importante per rafforzare la presenza dell’Università di Palermo nella provincia e per offrire reali alternative formative senza costringere le nuove generazioni a spostarsi altrove.

Nel corso dell’incontro, ha portato i saluti anche la Guardia di Finanza, rappresentata dal tenente colonnello Beppe La Sala, comandante del Gruppo di Caltanissetta, intervenuto in rappresentanza del Comandante Provinciale col. Gesueli, assente per impegni istituzionali. L’ufficiale ha sottolineato come la formazione rappresenti anche un efficace strumento di prevenzione dell’illegalità: “Maggiore è il livello culturale e universitario dei nostri giovani, più forte sarà la consapevolezza di vivere in un sistema fondato sulla legalità. La formazione genera cittadini consapevoli e professionisti che operano nel rispetto delle regole, contribuendo alla crescita sana del territorio”.

La giornata odierna ha rappresentato anche per il Presidente Walter Tesauro un momento significativo sotto il profilo istituzionale e personale. In poche ore ha saputo incarnare il ruolo di mediatore tra istituzioni locali, autorità statali e mondo accademico, confermando la sua visione ampia e integrata del territorio. Un percorso coerente che, dalle esperienze precedenti alla guida del Consorzio Universitario e del Comune di Caltanissetta, oggi si esprime pienamente nella direzione del Libero Consorzio, in un’ottica di costruzione e sviluppo condiviso. La giornata ha restituito l’immagine di una classe dirigente unita nel costruire percorsi duraturi di formazione, sviluppo e legalità.

L’incontro si è concluso con l’impegno comune a rafforzare il dialogo tra istituzioni, università e comunità locali, con l’obiettivo concreto di potenziare l’offerta universitaria su Caltanissetta e costruire, attraverso la formazione, un futuro migliore per i giovani siciliani.

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Il Comitato Porto del Golfo chiede al sindaco una verifica sull’iter del porto

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Il Comitato Porto del Golfo di Gela con il Presidente Massimo Livoti ha chiesto al sindaco di convocare la riunione per la verifica dell’iter progettuale di riqualificazione Porto Rifugio di Gela alla presenza dell’Autorità di Sistema Portuale di Palermo e di tutte le autorità competenti nonché gli operatori nautici e associazioni diportistiche, al fine di verificare lo stato dell’iter procedurale per la progettazione dei lavori di riqualificazione del porto rifugio di Gela, soprattutto a fronte dell’esito del parere positivo del VIA rilasciato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il 26 febbraio 2025.

“Ricordiamo che entro giugno / luglio 2025 – dice il presidente Li Voti – avrebbe dovuto essere definito l’esito delle ultime caratterizzazione delle sabbie effettuate in data Giugno/ Luglio 2022 necessarie per il prosieguo dell’iter al fine di effettuare i lavori di dragaggio dello specchio d’acqua all’interno dell’area portuale al fine di garantire la normale fruibilità della struttura portuale”.

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