Cogito ergo sum

Memoria e accoglienza. La “lezione” di Lampedusa per non dimenticare

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La programmazione degli eventi in presenza, finalmente, grazie allo strumento necessario del green pass, permette di riprendere in mano quel “filo del discorso” che in molti casi, purtroppo, il digitale non aveva saputo/potuto mantenere attivo. Ed è certamente una bella storia da raccontare quella degli studenti dell’istituto superiore “Majorana”, diretto dalla preside Carmelinda Bentivegna, che oggi tornano in città da Lampedusa, dove per quasi una settimana hanno partecipato alle iniziative del progetto “Siamo sulla stessa barca”, ideate nell’ambito della Giornata della memoria e dell’accoglienza 2021. Perché la pandemia e le crisi che ha generato o inasprito, tante e a tutti i livelli, non devono far calare l’attenzione sul tema della “nuova diaspora” che negli ultimi anni ha portato migliaia di cittadini africani, e mediorientali, sulle nostre coste in cerca della speranza di un domani migliore.

Dal punto di vista politico, perché c’è un aspetto politico, la questione va affrontata adeguatamente nelle sedi deputate. Ma dal punto di vista umano, tutti siamo coinvolti in questo fenomeno complesso e urgente che non possiamo tralasciare: rendendo concrete, appunto, quelle due parole che danno senso all’evento e alla sua proposta. Memoria e accoglienza. È bello e importante che quest’anno gli studenti siano tornati a Lampedusa, “porta d’Europa”, per approfondire e conoscere meglio il fenomeno incontrando le organizzazioni, le associazioni, i rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto i sopravvissuti o i parenti delle vittime.

Solo il 3 ottobre 2013 nelle acque del Mediterraneo ci furono 368 morti. Non si può e non si deve dimenticare. Le studentesse gelesi Aurora Cicilli, Ginevra Blanco, Gloria Castelletti, Maria Vittoria Luca ed Erika Calato hanno vissuto in questi giorni un’esperienza che segnerà il loro percorso formativo, accompagnate dalle docenti Consiglia Sanfilippo e Sonia Madonia. Sarebbe bello se ognuno di noi trovasse il tempo per tornare a riflettere su quei fatti, sul loro valore e sulla loro lezione, perché “memoria” e “accoglienza” non siano solo parole-slogan da sbandierare all’occorrenza.  

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