Rubrica ad ispirazione cattolica a cura di Totò Sauna
DOMENICA 09 Ottobre 2022
“Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, allinfuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va; la tua fede ti ha salvato!».
Gesù ritorna sul tema della fede. Ci viene raccontato un fatto. Ci sono 10 lebbrosi che chiedono di essere sanati da Gesù. Due cose prima di proseguire. La malattia in generale, la lebbra, in particolare, erano considerate delle punizioni divine. Hai peccato? Quindi Dio ti punisce. Dieci, come altri numeri, non e numero scelto a caso, indica la totalità. Tutti. Tutti siamo ammalati. Tutti siamo lebbrosi. Nel cuore. Tutti siamo lì a chiedere a Gesù la guarigione. Abbiamo tentato tutto. Ma siamo sempre insoddisfatti. Delusi. Piagnucolosi, Dietro il sorriso stampato sulle labbra abbiamo un cuore che piange. A volte non riusciamo a risollevarci è facciamo uso di anti depressivi, ci curiamo con la Chimica. Non è sbagliato. Ma spesso cadiamo in un tunnel da cui non ne usciamo più. E aumentiamo le dosi. E quando siamo soli a casa, piangiamo. Puoi essere solo anche se attorniato da gente, da persone festose. E il tuo cuore che comanda. E ci scopriamo lebbrosi. Bisognosi. Andiamo a chiedere la guarigione da Gesù. Gesù ci indica un cammino. Ci indica una strada, ci indica di recarci dai sacerdoti. Ci invita a camminare. Camminare non è facile, ci si stanca, si suda, si cade e ci si rialza tante volte. Camminare non è facile devi essere preparato, devi avere una meta. Conduciamo una vita dove spesso, non abbiamo più un traguardo, un obbiettivo o se cè, lo abbiamo perso e conduciamo una vita a zig zag, sali e scendi, giù e su. Ci incontriamo con gli amici la prima cosa che diciamo quale è? Come stai oggi? Come va? e noi rispondiamo oggi mi sento su, oppure mi sento giù Ma rispetto a che cosa su e giù? Ad un modello di felicità che la società ci ha imposto. Allora, se abbiamo la salute, tutto ok. Se la squadra vince e tutto Ok. Se ci viene diagnosticato un tumore, sei giù. Ma siamo eterni? La felicità è eterna? La salute è eterna? Gesù ci chiama ad una vita autentica in cui noi siamo i protagonisti. Invece, ci lasciamo guidare dagli eventi, da quello che ci succede. Camminare è pensare, ragionare perché molto spesso nel cammino sei solo. Gli altri, gli amici la moglie, il marito, i figli non ci sono, non hanno retto il tuo passo o sono andati più veloci. Tu volevi fare la strada con loro, assieme a loro, ma è successo che tu o loro siete caduti in una buca o vi siete stancati e vi siete fermati e non essendoci amore, non essendoci rispetto reciproco e essendo incapaci di donarsi reciprocamente si rimani soli. Soli, perché non amati. Soli, perché incapaci di amare. Possiamo camminare stando fermi, perché io penso che più delle gambe deve essere allenato il cuore, più delle gambe dobbiamo allenare i nostri schemi, le nostre idee, i nostri tabù, i nostri miti, i nostri falsi ideali . Puoi camminare stando seduto in poltrona. In silenzio. Pensando, riflettendo, leggendo, decidendo. Perché, amici lettori, Gesù rompe tutto. Ma proprio tutto quello che noi, nel nostro cervello, nella nostra società avevamo bello e pronto. Dieci lebbrosi vengono guariti. Ma solo uno, dopo il cammino, in cui li aveva invitati Gesù, torna indietro. Ritorna lunico straniero, il samaritano. Limmigrato di oggi. Tutti fanno il cammino. Tutti vanno dai sacerdoti. Tutti vengono guariti. Ma solo uno viene salvato. Solo uno ritorna a lodare Gesù. Quello che pare il più lontano. Quello che non viene a Messa. Quello che “ non è come noi”. Lui solo ritorna indietro a dirgli grazie Signore, grazie ero confuso, ero distrutto dalla malattia, ero dimenticato, disperato, tutti mi evitavano e tu Gesù mi hai salvato. Hai avuto pietà di me. E gli altri? Chiede Gesù.
Nulla, spariti, scomparsi.” Caro Gesù hai fotto solo il tuo dovere”. Hanno pensato. Guarire gli uomini dalla loro ingratitudine è ben più difficile che guarirli dalle loro malattie. La gratitudine, la festa, lo stupore, sono poco manifestati nella nostra vita. Siamo tutti molto lamentosi. Diamo tutto per scontato. E’ normale esistere, vivere, respirare, amare; normale, è dovuto nutrirsi, lavarsi, abitare, lavorareIl nostro sguardo non sa più aprirsi alla gratitudine. Vorremmo vedere uscire dalle chiese, qualcuno che torna a casa lodando Dio a gran voce. Vorremmo vedere più sorrisi sulle labbra dei cristiani, più lode nelle loro preghiere, più gratitudine nei gesti di coloro che, guariti dalle loro solitudini interiori e dalla lebbra che è il peccato, sono anche salvati e fatti Figli di Dio! Come vorrei, io, peccatore, vedere più le meraviglie di Dio che i miei limiti! Attenti allingratitudine, incontentabili discepoli del Signore. I nove ingrati sono la perfetta icona di un cristianesimo molto diffuso, che ricorre a Dio come ad un potente guaritore da invocare nei momenti di difficoltà. Che triste immagine di Dio si fabbricano coloro che a lui ricorrono quando cè bisogno, che lasciano Dio ben lontano dalle loro scelte, dalla loro famiglia, salvo poi arrabbiarsi e tirarlo in ballo quando qualcosa va storto nei loro (badate, non nei suoi) progetti. I nove sono guariti: hanno ottenuto ciò che chiedevano, ma non sono salvati. Rimasti chiusi nella loro parziale e distorta visione di Dio, guariti dalla lebbra sulla pelle, non vedono neppure la lebbra che hanno nel cuore.Il Dio che hanno invocato è il Dio dei rimedi impossibili, non il Tempio in cui abitare, il Potente da corrompere e convincere, non il Dio che, nella guarigione, testimonia la sua Grandezza, la sua Bontà, la sua Misericordia. Un Dio che ci accoglie a braccia aperte. Pronto sempre a guarirci, pronto sempre ad aspettarci. Ma noi siamo pronti a ritornare indietro a RingraziarLo?
BUONA DOMENICA
Totò Sauna
