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Odio l’inglese, parlo italiano e gelese. Il punto di vista dello psichiatra Dott. Franco Lauria

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CATCALLING. Odio l’inglese. Parlo l’italiano e il gelese. Parlo la lingua dei miei avi, di mio padre e di mio nonno. Non parlo la lingua degli invasori nordici e continentali. 

Come lo traduciamo?Chiamare il gatto? Boh. Non saprei. Comunque prima o poi ci dovevamo arrivare. In questa opera di  distanziamento fisico(pretesto il Covid19) si inserisce anche il complimento che un maschio fa, o meglio faceva una volta, a una donna in strada. Una battuta, un fischio.Non sarà più possibile perché qualcuno vorrebbe che diventasse reato, quindi perseguibile penalmente. Sempre contro il maschio. Sempre addosso al maschio. Sempre strumentalizzando le donne, le ochette sceme, le stupidine narcise, le svampitelle carine e ritardatine.Frammentare, distanziare, atomizzare, isolare gli uomini, creare il single puro, senza relazioni umane.

In questo delirio narcisistico promosso ed incoraggiato dal postcapitalismo liquido, utilizzando le donne, certe donnine, si inserisce anche il complimento a distanza.Certe donne ne erano lusingate e sfoggiavano sorrisini, compiaciute. Per quel giorno avevano fatto il pieno di autostima. Altre uscivano in strada al solo scopo, malcelato e con l’unica speranza che qualche maschio le notasse, le guardasse o si spingesse a dire loro un qualcosa, una cosa qualunque. Ah buonaaa, comu ma facissiii, un pezzu i sticchiu, sa mangia a  spisa ah… Lei di solito non rispondeva e tirava dritto, a volte allungava il passo girandosi dall’altra parte,  a volte faceva finta di fare l’offesa, a volte le più coraggiose rispondevano…a to soru.

Insomma faceva parte del folclore meridionale e tradizionale. Ma il tutto era inserito all’interno di in codice etico e gioioso,affettivo, della vita. Si era giovani e allegri. Il complimento serviva a  valorizzare e aumentare l’autostima sia del ragazzo che lo faceva sia  della ragazza che lo riceveva. Ora qualcuno lo definisce una pratica barbara ed incivile, una cosa volgare non più ammissibile in in paese moderno e civile. Stop ai complimenti in strada. Basta fischi.Basta con gli sguardi sulle donne. Ognuno deve badare a se stesso e solo a se stesso.Isole, monadi, single, atomi.

Il modello postumano che il postcapitalismo liquido ci vuole imporre non prevede nessuna relazione umana reale e diretta  Sopratutto se è   motu proprio, senza mediazione. D’ora in poi tutto deve essere filtrato dai media, dal cellulare, dal pc. Niente più pratiche dirette persona-persona. Tutto deve passare da internet. Non hai linea? Non esisti, sei morto.

Sei hai la linea invece sei vivo,  ma la tua vita è passata al setaccio, controllata ventiquattro ore su ventiquattro. E tutto quello che dici è sotto controllo, valutato e giudicato. Non hai scampo. E se osi spingerti un poco oltre sarai ammonito, e bannato. La morte digitale coinciderà con la peggiore morte. La vita reale non deve esistere più, sarà un privilegio per pochi, i ricchi.  Magari sarà possibile nei fine settimana, se ancora esisteranno le discoteche.  Vita reale? Vita diretta? Ma quando mai! Solo atomi apatici, razionalità pura, organizzazione, razionalizzazione, programmazione. Procedure standard. Niente improvvisazione, niente spontaneità, niente instinto o emozione o sentimento. Apatia! Questo vuole il postcapitalismo.Basta con i complimenti vivi, diretti, spontanei, non controllati. Basta! Da adesso in poi  solo online. La vita online. E chi non è online, non esiste. Il mondo che verrà sta già arrivando.

Dott. Franco Lauria

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