Nonostante il vento, il dopo pranzo soporifero della primavera il lavoro dei volontari nella zona a ridosso del fiume Gela, è iniziato.
Sono i soliti noti. Quelli che, senza finanziamenti o incentivi, acquistano privatamente i materiali di cui hanno bisogno, tirano su le maniche, mettono insieme le forze fisiche, si armano di guanti, olio di gomito e di tanta buona volontà e lavorano, per raccogliere la spazzatura, quella che cade giù dai camioncini della ditta che si occupa di pulizia e che vengono lasciati per strada con noncuranza; la spazzatura che abbandonano i cittadini meno affezionati alla città che considerano ‘altro’ rispetto alla propria abitazione e hanno un obiettivo preciso: liberare dalle scorie superflue la Macchia mediterranea che potrebbe rappresentare una risorsa ma che, invece per i più, è solo un’informe massa di erba inutile.
Sono arrivati puntuali all’appuntamento con la loro iniziativa, sperando di essere raggiunti da quanti più volontari possibile e invece ci sono solo loro che non desistono e non rinunciano a dare l’esempio ai gelesi e all’amministrazione per rendere fruibile il sentiero che porta a mare.