Quei “Cento passi” che sanno di speranza ancora oggi, il ricordo di Peppino Impastato
“È nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio, negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare”. I Modena City...

“È nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio, negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare”. I Modena City Ramblers iniziavano così uno dei loro pezzi più iconici, “I cento passi”, a lui dedicato. Ieri, 9 maggio, si è celebrato il 44° anniversario della sua morte: Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia ad appena trent’anni nella sua terra, a Cinisi. Dalle frequenze di Radio Aut, l’emittente radiofonica da lui fondata, condannava il sistema di “Mafiopoli” sfoggiando la sua arma più feroce, un’ironia sferzante e coraggiosa, suo marchio distintivo.
Voce scomoda, scomodissima, perché libera, liberissima. Venne ucciso, la sua morte fu inizialmente spacciata per un suicidio ma le cronache, per fortuna, riuscirono poi a dare giustizia alla sua storia. Pensando a Peppino Impastato torna inevitabilmente alla mente l’amore dei siciliani onesti per la loro terra. Pensando a Peppino Impastato torna inevitabilmente alla mente la grande importanza che i cronisti di confine e le piccole emittenti locali hanno nelle varie comunità, il loro essere sentinelle di democrazia tramite il valore sacro della libertà e della pluralità dell’informazione: un valore davvero sacro, oggi minacciato da scelte come lo “switch-off” che ha fatto scomparire centinaia di emittenti locali in tutta Italia. Pensando a Peppino Impastato torna inevitabilmente alla mente quel profumo di bellezza, di speranza, di rinascita per cui ogni giorno, in tanti, tantissimi, nella nostra terra continuano a lottare.