Vincere la sfida dell'intelligenza artificiale
Il prof.Pira (UniMe) agli studenti del Carafa di Riesi: "Non cedete alle tentazioni di pericolose devianze"
E’ stata una mattinata interessante e molto partecipata dagli studenti quella vissuta lunedì 3 novembre 2025 nella sede di Riesi dell’Istituto Carafa . La Dirigente Scolastica prof.ssa Adriana Quattrocchi e la referente per bullismo e cyberbullismo, prof.ssa Stefania Ievolella hanno invitato il professor Francesco Pira, Associato di Sociologia dell’Università di Messina ed esperto di nuove tecnologie, a tenere una conferenza sul tema “Vincere la sfida dell’Intelligenza Artificiale, no a qualunque devianza in rete”.
Per oltre un’ora e mezza il sociologo, atteso giovedì a Varsavia per relazionare ad una importante conferenza internazionale sulla cybersicurezza, ha parlato agli studenti che al termine della sua esposizione hanno rivolto molte domande e hanno portato le loro testimonianze. Molti anche gli interventi dei docenti. Aprendo i lavori della conferenza la Dirigente Scolastica ha parlato dell’importanza di un confronto su questi temi e ha ringraziato il professor Pira per la sua presenza all’Istituto Carafa per parlare agli studenti.
Il professor Pira ha riportato i dati delle sue ultime ricerche e ha parlato anche del dato confermato in queste ultime ore dall’Unicef sulla fragilità degli adolescenti che li può portare a subire violenza psicologica sul web. Il professore dell’Università di Messina ha condiviso con gli studenti il fatto ormai ogni giorno usano l’Intelligenza Artificiale, sia per fare i compiti ma anche per divertirsi ma è importante non cedere alla tentazione di usarla per pericolose devianze, ma ha sottolineato che a volte può capitare di non saper più distinguere il reale dal virtuale..
“La progressiva accessibilità – ha detto il sociologo Pira - di strumenti in grado di manipolare audio e video in tempo reale rende labili i confini tra realtà e finzione, facendo vacillare uno degli elementi più fondamentali della comunicazione umana: la presunzione di autenticità. Le donne, in particolare, risultano più vulnerabili in questo contesto: l’uso di bot capaci di “spogliare” digitalmente un corpo femminile e di inserirlo in contesti pornografici o umilianti rappresenta una delle forme più violente di abuso online. Un video del genere può distruggere la vittima, annientarne la reputazione, isolarla, esporla al ricatto o al disprezzo sociale. Si tratta di una violenza che agisce sul corpo e sull’identità, sulla percezione di sé e sull’immagine pubblica, rivelando quanto la tecnica, quando è disgiunta da etica e controllo, possa diventare arma”. Altrettanto interessante è stato il momento in cui si è parlato del dark web, uno spazio digitale dove la criminalità si mimetizza, sfruttando l’invisibilità per alimentare traffici illeciti tra cui uno dei più spietati e disumani: la pedopornografia. In questo scenario inquietante, i minori diventano vittime invisibili e mercificati come oggetti.
Le tecnologie possono migliorare le nostre vite, ha concluso il professore dell’Università di Messina, se riusciamo ad utilizzarle in maniera consapevole e se ci documentiamo sui rischi.
Al termine dell’incontro tanti gli applausi per il relatore che non si è sottratto alla foto di rito con docenti e studenti dell’Istituto
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