Si è uccisa nella cella del carcere di Torino, in cui era detenuta, la nissena di 64 anni, accusata assieme al marito, di aver più volte violentato un uomo di 65 anni, proprietario della casa di Cogne, in provincia di Aosta, dove i due si erano trasferiti.
“La tragica notizia di un detenuto suicida in attesa di giudizio – dice l’avvocato della coppia, Massimiliano Bellini, che più volte aveva presentato istanza di scarcerazione per i due – mette in luce l’ingiustizia e la disumanità della custodia cautelare preventiva. Privare una persona della libertà senza una condanna definitiva non solo mina la presunzione di innocenza, ma può anche infliggere sofferenze psicologiche insopportabili. È un monito doloroso sull’importanza di riformare il sistema giudiziario per garantire che i diritti umani siano sempre rispettati e che la custodia cautelare sia usata solo come ultima risorsa. Avevamo per ben tre volte chiesto al gip di Aosta la revoca della misura cautelare in carcere. Gli indagati sono due persone anziane e incensurate”.
Il legale torna dunque a chiedere la scarcerazione del marito della donna deceduta e la misura degli arresti domiciliari che potrebbe scontare a Caltanissetta, quindi in un luogo ben lontano da quello della presunta vittima.