Contro ogni barriera e pregiudizio, la mission di Sophia Giacchi per cambiare il futuro
Aperta ed emotiva, esprime i suoi sentimenti sinceri ed autentici catturando l’attenzione di chi le sta accanto, mostrando il vero significato dell’amore e dell’amicizia. Il suo sorriso è contagioso;...

Aperta ed emotiva, esprime i suoi sentimenti sinceri ed autentici catturando l’attenzione di chi le sta accanto, mostrando il vero significato dell’amore e dell’amicizia. Il suo sorriso è contagioso; l’intelligenza, la saggezza e la generosità, sono ammirevoli. La gelese Sophia Giacchi ha un cuore d’oro e si preoccupa, sinceramente, per il benessere degli altri. Tra le 99 donne che stanno cambiando il futuro nel progetto “Changed by Women” dell’Università Bocconi di Milano, c’è anche il suo nome.
“Sapere di aver generato valore positivo che non si rifletta solo su di me ma anche su terze persone, è sicuramente fonte di orgoglio. Il mondo lo creiamo e lo cambiamo ogni giorno con le nostre azioni e le nostre parole, che le mie siano riconosciute essere fonte di cambiamento positivo é stato un bel momento…”
Sophia, parlavamo di 99 donne. Credi che il numero sia in crescita o dobbiamo affidarci soltanto alle statistiche?
“Credo e spero che di donne ce ne siano già molte più di 99. Ma anche di uomini. Ognuno di noi è agente del cambiamento anche nella più banale delle situazioni, la responsabilità di far sempre la propria parte é di tutti”.
Nello specifico, il progetto che ti ha visto selezionata assieme, tra le altre, a Emma Bonino, a Sabina Nuti (rettrice della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa) e a Monica Possa (group Chief Hr e Organization di Generali), cosa si prefigge di realizzare nell’immediato?
“Di supportare economicamente delle ragazze affinché abbiano pari opportunità di studio”.
Per tanti sei un esempio da seguire per i tuoi brillanti studi, condotti tra Italia e Spagna, la tua determinazione e il tuo carisma. Si tratta di una grossa responsabilità, non credi?
“Essere d’esempio è sempre stato per me fonte di tanto orgoglio ma anche un peso importante: ho sempre sognato in grande per me e se questo è fonte di ispirazione, sono molto contenta che gli altri seguano la propria stella con lo stesso ardore con cui io seguo la mia. Spesso mi viene riconosciuta tanta determinazione nel farlo: é vero, soprattutto perché per realizzare sogni assolutamente comuni, ho spesso dovuto combattere battaglie non comuni. Quando l’ammirazione e l’essere di esempio toccano questo tema ecco che per me ha una ambivalenza importante: se da un lato sono contenta che i miei sforzi siano riconosciuti e apprezzati, dall’altro mi arrabbio con un sistema di normalizzazione di un mondo inaccessibile come quello in cui viviamo. Infatti dare la connotazione di straordinario a qualcosa di ordinario, reso spesso impossibile da politiche sistemiche che non pensano alle minoranze, non è altro che confermare la normalità di questo sistema escludente”.
In più di un’occasione, hai detto che dentro di te porti il fuoco della nostra terra.
“Sento che il pathos della nostra terra, il sole e il mare, la tradizione e la poesia, le nostre origini fondamentalmente greche hanno forgiato la mia forma mentis e il mio approccio al percepire il mondo attorno a me. L’ostinazione alla ricerca del senso, la felicità di non trovarlo. Questo mi ha insegnato la mia Sicilia”.
Riporto una tua citazione: “Non voglio passare per la ragazza in sedia a rotelle. Piuttosto raccontiamo tutto quello che ho fatto per cambiare un sistema che spesso rende impossibili anche cose semplici a chi vive una disabilità”. Raccontiamo…
“Immagino che sia ben chiaro a tutti in quale sistema viviamo: barriere architettoniche, barriere economiche, barriere sociali che comportano esclusione e preclusione da molteplici contesti che toccano tutte le sfere dell’identità: diritto allo studio, sviluppo relazionale con amici e/o partners, affermazione lavorativa, esplorazione delle proprie passioni ed altro ancora…”
Oltre alle barriere architettoniche insistono, purtroppo, anche delle vere e proprie discriminazioni. Tutto ciò non è più tollerabile. Quali sono gli strumenti adeguati per estirpare definitivamente queste “gabbie mentali”?
“Un cambio radicale di come viene percepita la disabilità nella società é sicuramente il primo passo per la costruzione di politiche inclusive. Non ci sono persone disabili ma contesti disabilitanti. La disabilità non è un problema, un mondo costruito sulla “norma” é un problema”.

Qual è stata la reazione dei tuoi genitori, quando hai detto di volere andare via da Gela, dopo avere conseguito il diploma al Liceo Classico?
“All’inizio erano molto scettici e preoccupati perché le alternative erano che io fossi andata da sola con delle assistenti personali o che tutta la famiglia si spostasse. Entrambe le alternative, al tempo, erano una novità e quindi destavano preoccupazione. Da subito, quando ci siamo spostati tutti insieme, però hanno capito fosse la scelta giusta, non solo per me ma per tutta la famiglia!”
Andare via da Gela per approdare a Milano, possiamo definirlo “coraggio incosciente”?
"Per certi versi si, per i miei genitori ha significato lasciare i propri impieghi per reinventarsi una vita, avendo la responsabilità di una famiglia intera. In questo senso si".
Cosa ricordi delle numerose lotte burocratiche e delle regole da riscrivere all’Università Bocconi, per consentirti di ricevere assistenza al fine di seguire le lezioni?
“Scrivere qualcosa che non è stato ancora scritto è sempre un’impresa difficile: non sai con chi confrontarti, non sai a chi rivolgerti, non sai come farti ascoltare. All’inizio mi dava molta frustrazione dover essere io a pensare alla soluzione per ottenere dei diritti che la maggior parte delle persone hanno già garantiti. Pian piano ho trovato le persone giuste che facessero da cassa di risonanza dei miei bisogni e quando a combattere si è insieme, allora diventa più facile”.
Nessun limite ti ha mai fermato, anzi ti ha reso più consapevole. Altri ed altre, invece, si arrendono. Qual è il suggerimento che vuoi dare?
“Il suggerimento è di non accontentarsi mai delle briciole, di pretendere l’attenzione, la rilevanza, l’importanza ed il diritto che abbiamo ad essere noi stessi”.
Come mai hai deciso di volare prima a Barcellona e poi a Singapore?
“Mi è sempre piaciuto conoscere nuovi paesi, nuove culture, nuovi orizzonti. Andare a Barcellona però non ha significato solo nuova scoperta in questo senso, ma anche scoperta di una nuova dimensione di libertà ed autonomia. Se infatti a Milano mi sono spostata con tutta la famiglia, a Barcellona prima e a Singapore poi sono andata da sola. Questo ha significato fare i conti con nuovi limiti e nuove possibilità che mi hanno permesso di conoscere meglio me stessa”.
Dopo aver conseguito la laurea magistrale in economia e gestione per le arti, la cultura e la comunicazione hai iniziato ad esplorare il mondo del lavoro. E’ stato facile o hai riscontrato difficoltà?
“Grazie ad uno stage svolto durante gli anni accademici e al network costruito in quell’occasione, il mondo del lavoro è stata un’evoluzione naturale del mio percorso di studi”.
Attualmente stai lavorando come Talent Acquisition Partner di uno dei più importanti gruppi della cosmetica: L’Oréal. In cosa consiste?
“Mi occupo di reclutamento di profili dai tre anni di esperienza in su e gestisco un progetto chiamato L’Oréal for youth che ha l’obiettivo di aiutare giovani under 30 nello sviluppo delle competenze per essere più preparati al mercato del lavoro. Due delle iniziative di cui vado più fiera sono il supporto concreto che diamo al target dei migranti e il progetto “Così come sei” che vuole normalizzare la disabilità all’interno dell’azienda e si propone di stilare una policy di supporto a dipendenti con disabilità e caregivers”.
Quando ritorni a Gela, qual è la prima cosa che fai appena arrivata?
“Abbracciare mia nonna”.
Cosa ti manca della tua terra?
“Sicuramente la prossimità con i miei affetti, ma anche il mare”.
Per rendere la nostra Gela accogliente, ben servita, una città modello, dove e come bisogna intervenire?
“Una buona rete di servizi pubblici potrebbe essere una buona base di partenza: un sistema di trasporto pubblico che funzioni bene, assieme a spiagge e servizi commerciali accessibili tramite strumenti di abbattimento delle barriere architettoniche”.
Credi in Dio?
“Si!”.
Qual è il tuo sogno?
“Di sogni ne ho tanti e ne sopraggiungono sempre di nuovi, quello che posso generalizzare è che sogno di essere sempre circondata da tutto l’amore che ho e di rendere felici le persone che amo”.
Cosa ti auguri per quest'anno?
“Di riposare, di prendermi del tempo per me stessa e di dedicarmi di più alle mie passioni come il teatro ed il cinema”.
Cosa ti senti di dire ai tuoi genitori?
“Che senza tutto l’amore e la fiducia che mi danno, non riuscirei a fare neanche il 10% di tutto quello che faccio. Il loro amore mi rassicura e la loro fiducia in me mi dà coraggio. È la combinazione perfetta che mi ha sempre permesso di tentare, dandomi la forza di volare in alto anche con il rischio di cadere, forte della consapevolezza che ci sono sempre le loro braccia ad aspettarmi”.
Sophia ogni giorno prova ad abbattere tutti gli ostacoli che impediscono di muoversi liberamente e autonomamente e di eliminare quelle stupide barriere culturali che discriminano e impediscono alle persone con disabilità la partecipazione alla vita sociale. Continua cosi, non arrenderti mai!
E’ proprio vero quello che scriveva Cesare Pavese…"Le belle persone si distinguono, non si mettono in mostra. Semplicemente, si vestono ed escono. Chi può, le riconosce".