Il folk dei Bellamorea in giro per il Mondo
Amano la musica, amano la vita. Sempre sorridenti, dietro le quinte, sul palco, dinnanzi all’obiettivo, nella quotidianità. E il pubblico apprezza, cosi come confermato, anni addietro, quando parteci...

Amano la musica, amano la vita. Sempre sorridenti, dietro le quinte, sul palco, dinnanzi all’obiettivo, nella quotidianità. E il pubblico apprezza, cosi come confermato, anni addietro, quando parteciparono a “Italia’s got talent” su Canale 5, approdando alle semifinali. Ottimo risultato per la loro prima esperienza artistica in tv. Loro sono i fratelli Bunetto, in arte i Bellamorea. Emanuele, musicista ed insegnante, ha 34 anni. E’ laureato in chitarra e filologia moderna. Un vero e proprio polistrumentista: suona la chitarra, il pianoforte, la zampogna, la fisarmonica, l’armonica a bocca, il basso, il banjo, il bouzouki, il flauto e il sax; Francesco e’ la voce del duo. Suona anche la tammorra. Ha 31 anni. Giornalista ed insegnante, è in possesso della laurea in scienze pedagogiche. Hanno ideato e curato il progetto “Med World Tour” che mira alla divulgazione, alla salvaguardia e alla valorizzazione della cultura e della musica popolare del Mediterraneo.
“Il gruppo – dicono – é nato dall’esigenza di raccontare, attraverso studi e ricerche di canti della tradizione popolare del Sud Italia, l’attaccamento alle nostre radici e soprattutto l’amore esuberante verso la nostra terra, la Sicilia, tanto ricca di storia e di cultura”.
Perché la scelta del nome Bellamorea?
“Il nome deriva dalla traduzione italiana di “Bukura More”, un canto nostalgico Arbëreshë che racconta il dolore e il ricordo della patria persa per sempre; Morèa è il luogo da cui arrivavano la maggior parte degli Arbëreshë che oggi si trovano nel meridione d'Italia. Abbiamo deciso di dare questo nome, quindi, in omaggio al paese in cui siamo cresciuti (seppur originari di Gela), San Michele di Ganzaria, colonizzato anche dai greci – albanesi”.
Cosa vi ha spinto a scegliere il target musicale che suonate?
“Per un artista è importante raggiungere una propria ed originale “identità”. Amiamo definire il nostro genere musicale “popular moderno e innovativo”, in cui suoni della tradizione si fondono con contaminazioni della World Music e con sonorità radiofoniche attuali; abbiamo cercato, quindi, di dare una continuità alla tradizione ma con innovazione… e questo è ciò che ci ha spinti a scegliere il target musicale che suoniamo. Inoltre, ci rende felici!”
Avete mai pensato di allargare il duo?
“Lo escludiamo! Siamo due fratelli ed il nostro non è solo un “progetto”, ma una missione di vita! Quale migliore occasione che essere legati da un legame familiare e di sangue?”
Quando suonate dinnanzi al pubblico, cosa provate?
“È sempre un miscuglio di forti emozioni, gioia ed esuberanza! Ci rende orgogliosi vedere il pubblico che reagisce, a sua volta, al nostro coinvolgimento emotivo”.
I brani sono tutti inediti o spaziate anche con altri pezzi già conosciuti?
“La versatilità musicale, generata dal dialogo tra chitarra e voci e la peculiare sonorità del nostro duo riflette la formazione acquisita nel tempo. Il repertorio, in origine, attingeva dalla cultura etnica del Mediterraneo: canti greco salentini, campani e calabresi, approfondendo antiche leggende attinenti soprattutto alle festività del Natale e della Pasqua. Successivamente, tramite la scrittura e la composizione, abbiamo dato origine a nostri brani inediti (sempre in lingua siciliana) che trattano storie che affrontano diverse tematiche legate al sociale, alla legalità e all’attualità, nate dall’unione delle nostre professioni lavorative”.
A chi vi ispirate?
“Il nostro modello principale è stata colei che è considerata la “mamma” della musica popolare siciliana: Rosa Balistreri. Ma anche a Domenico Modugno, Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber”.
Il vostro cantante preferito?
“Sting”.
I Bellamorea hanno un fitto calendario di concerti in tutto il mondo. Prossime tappe sono previste in Qatar, Argentina, Australia e Canada. Si sono esibiti in America, Giappone, Belgio, Germania, Inghilterra, Svizzera, Malta, Francia e Tunisia.
Avete girato il mondo, quale Stato vi ha colpito di più e perché?
“In ogni Stato in cui abbiamo suonato, abbiamo sempre trovato tanta ospitalità, tanta gente che ci ha accolti con tanta cura, affetto e gioia. Ma se dovessimo decidere quali Stati ci hanno lasciato un segno sono l’America e il Giappone. Due realtà cosi diverse ma allo stesso tempo uguali nell’avere dato la possibilità a tanta gente di trovare la propria fortuna!”
Come nascono i vostri tour?
“Abbiamo due tipologie di tour: in Italia e all’estero. Quest’ultimo è caratterizzato da concerti rivolti agli italiani (non solo siciliani) lontani da anni dalla propria terra e nascono dall’esigenza di farli sentire “a casa” per una sera, attraverso la nostra musica”.
Perché vi siete dedicati proprio alla musica?
“Perché, come ogni forma d’arte, ci permette di arrivare al cuore della gente e di trasmettere messaggi importanti”.
Gela è una vera e propria fucina di talenti musicali: è bello ritrovarsi ed esibirsi tutti insieme?
“Capita spesso di esibirci a Gela, in teatri o piazze, assieme ad artisti gelesi. Suonare “in casa” è sempre una gioia immensa e infinita!”
L’elenco degli artisti con cui i Bellamorea hanno collaborato è vastissimo ma merita di essere menzionato: Phil Palmer, Leo Gullotta, Nancy Brilli, Francesco Benigno, Nino Frassica, Tony Sperandeo, Roberto Lipari, Giovanni Cacioppo, Andrea Tidona, Paride Benassai, Lucia Sardo, Carlo Muratori, Domenico Centamore, Daria Biancardi, Faisal Taher, Ernesto Maria Ponte, Chris Clun, Gino Astorina. Francesco ed Emanuele hanno condiviso il palcoscenico con Roy Paci, Marco Masini, Giusy Ferreri, Mariella Nava, Lello Analfino, Irene Fornaciari, Gianni Bella, Sud Sound System, Andy dei Bluvertigo, Mario Incudine, Aldo Baglio, Manlio Dovì.
Chi di loro vi ha lasciato qualcosa e perché?
“Ogni artista con cui abbiamo collaborato ci ha lasciato qualcosa: Leo Gullotta per la sua cultura, Nino Frassica per la sua eleganza, Roy Paci per la sua esuberanza, Tony Sperandeo per la sua naturalezza, Roberto Lipari per la sua filosofica e geniale comicità, Giovanni Cacioppo per la sua simpatia, Paride Benassai per la sua generosità, Lucia Sardo per la sua straordinarietà, Carlo Muratori per il senso di essere “padre”, Domenico Centamore per la sua umiltà, Francesco Benigno per la sua semplicità, Faisal Taher per la sua ironia, Andrea Tidona per la sua accoglienza, Gino Astorina per la sua sensibilità, Manlio Dovì per la sua compostezza, Phil Palmer per la sua professionalità…e i sostantivi potrebbero continuare”.
Come riuscite a finanziarvi per le numerose tappe mondiali?
“Le spese di viaggio, vitto e alloggio, sono coperte dall’ente che ci ospita”.
Qual è stato il riconoscimento più emozionante che avete ricevuto?
“Le lettere di elogio da parte del Vaticano e dell’Ufficio del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, per l’impegno morale, professionale e civile ci rende fieri ed orgogliosi”.
In tutta sincerità, siete andati sempre d'accordo tra voi fratelli?
“No! Ma è proprio questo il bello: ci completiamo a vicenda. Le competenze sono diverse l’uno dell’altro e questo ci permette molto spesso di avere idee contrastanti ma che ci portano ad avere una più ampia visione e valutazione di ogni aspetto: dalla composizione dei brani, al montaggio dei videoclip o alla scelta della scaletta di ogni spettacolo”.
Se un giovane volesse avvicinarsi alla musica, che consiglio dareste?
“L’arte è vita! Il nostro consiglio è quello di coltivare il proprio talento, qualunque forma d’arte si decida di studiare!”
Il vostro sogno nel cassetto?
“E’ che la musica popolare di ogni regione possa avere più spazio nel campo discografico nazionale”.
Sovente, vi esibite anche all'interno delle carceri nell'ambito di iniziative sociali dedicate ai detenuti. Cosa vi colpisce di questi eventi?
“Ci capita spesso di suonare negli ospedali, nelle case di riposo e all’interno delle case circondariali. La voglia di andare avanti, ricominciare a vivere, a riscattarsi e a superare questo terribile momento ci lascia un forte segno dentro e grandi e forti emozioni”.
Cosa non ripetereste di tutti i concerti tenuti finora e perché?
“Ogni concerto ha una sua storia e ci ha profondamente lasciato tanti insegnamenti ed esperienze che sicuramente faranno tesoro al bagaglio della nostra carriera professionale!”
Dopo i successi dei loro primi due dischi (Stereotipi e Currivuci), il prossimo anno, uscirà il terzo lavoro. Lo hanno chiamato “Sospeso”. Perché in fin dei conti certe canzoni ti sollevano, ti prendono con due dita e ti tengono sospeso a mezz’aria, fuori da te. E allo stesso tempo, ti riportano giù. Dolcemente