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Il maestro Iudice: “L’arte potrebbe dare molto a Gela. Greco si ricandida? Ci vuole coraggio!”

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Succede a volte che una canzone sembra che parli alla testa e invece tocca il cuore. La citazione del compianto Franco Battiato, rappresenta il paradigma assoluto per definire le opere del pittore gelese Giovanni Iudice. Perché la sua è una pittura figurativa contemporanea, sempre al passo coi tempi. Una pittura che arriva dritta al cuore, appunto. Un artista sempre sul pezzo. Le sue opere hanno attirato l’attenzione nelle più importanti e prestigiose mostre italiane: da Spoleto a Salemi, da Milano a Palermo e a Bologna, dal Castello Ursino di Catania all’ex Tonnara di Favignana.

“Lavoro oramai da trent’anni e la mia è stata una dura gavetta. Ero un infermiere ma decisi di lasciare il camice per dedicarmi ed occuparmi definitivamente della mia passione. Ho sempre fatto ciò che ha provocato in me forte curiosità, disegnavo e dipingevo sin da ragazzino ma poi ho girato molto gli ambienti dell’arte in tutta Italia e in parte nel nord Europa. La mia arte però prende forma attraverso un legame che mi ha sempre visto interessato ai luoghi della mia infanzia, dove nel presente ne rievoco le mie malinconie. Adesso sto sempre più incentrandomi sull’idea di antropocene, del rapporto tra uomo e natura”.

Tralasciamo l’epoca geologica definita dal premio Nobel olandese Paul Crutzen in cui l’ecosistema è stato trasformato dalle attività umane e dedichiamoci al rapporto tra uomo e istituzioni.Non hai mai lesinato critiche a chi amministra la cosa pubblica a Gela. Qualcuno ti ha pure definito un attivista pernicioso. Cosa c’è che non ti piace dell’amministrazione Greco?

“Chiarisco: non amo il mestiere dell’opinionista o dell’attivista pernicioso come mi definiscono. Se fosse un mestiere avrebbe invaso il campo dell’ipocrisia perché ne ruoterebbe professionalmente. Io amo la schiettezza ma rispetto le persone per come sono. Amo la mia città come te e tanti che ne vorrebbero un radicale cambiamento, un’inversione di tendenza insomma. Mi appassiona molto l’idea civile di impegno, cioè, quella di contribuire per una comunità di voci, al di là dei luoghi comuni della cronaca, che contribuiscano a dire la propria e nella storia delle comunità civili, l’arte e il pensiero creativo potrebbero dare molto, soprattutto se competente. E qui, non lo dico con spocchia, nè con il solito qualunquismo, perché credo ad una visione di crescita dove ve ne fosse bisogno e la nostra città ne ha bisogno, soprattutto del terziario e della cultura in cui può pure nascere un’economia interna. Ciò mi stimola molto, anche per un mio parametro di misura delle cose, in quanto mi fa studiare l’uomo ma anche ciò che mi ritorna nell’azione e, credimi, a Gela si è toccato il minimo storico, sotto ogni punto di vista. Lo dice uno che ha rifiutato ben due incarichi che mi sono stati offerti dal Sindaco Greco e non ho nessuna faziosità nè interessi a dirlo, ciò dovrebbe bastare a dare di me un’idea di come concepisco l’interagire con una comunità. In parole povere, quello che non profitta delle opportunità come fanno tanti in cerca di incarichi per il facile approccio alla politica, quella perversa. Sono convinto che alle parole occorre far seguire le azioni, ma oggi è un ostico preambolo. Dell’Amministrazione Greco dunque, non mi piace nulla. In questi anni, come dicevo, ho avuto incontri interpersonali con il primo cittadino, ho cercato di spiegare cosa sarebbe occorso per iniziare una nuova stagione culturale della città, un progetto pilota per invertire la rotta insomma, modelli di iniziative per grandi mostre che avrebbero richiamato l’economia e l’interesse di tutta la Sicilia.  Il Sindaco, che inizialmente si era mostrato interessato con una stretta di mano tra uomini seri, è svanito nel nulla creando incresciosi incidenti diplomatici con importanti personaggi del mondo della Cultura che ho invitato a Gela su sua sollecitazione. Stiamo parlando di una Società di Grandi Eventi (la Contemplazioni di Lucca) che smuove economie locali e di Aldo Premoli, intellettuale milanese, titolare di una cattedra all’Accademia di Brera e docente di moda contemporanea. Ebbene, mi dispiace pure dirlo, ma il nostro Sindaco è mancato agli appuntamenti successivi senza comunicazioni e giustificazioni. Tutto ciò lede alla buona immagine della nostra città. Un primo cittadino non può comportarsi cosi. Degli assessori? Asserviti e passivi politicanti”.

Le tue non sono parole al miele ma con la vecchia giunta eri stato più morbido perché politicamente più vicino a Messinese…

“Tutt’altro, stessa idea con quella attuale. Ne più né meno. Ero pure andato ai tavoli di confronto con Messinese da persona sdegnata, perché ho sempre pensato che la Cultura fosse al di sopra di ogni mera questione politica. Però, Messinese non ascoltava. Credo tutto sommato, che si tratti sempre dell’ingenuo che occupa il posto sbagliato, quello della poltrona che non gli appartiene, da ciò ne diviene solo alienazione e megalomania. Un sindaco saggi dovrebbe ascoltare le competenze, quelle che valgono…”

 Messinese prima e Greco adesso, cosa hanno fatto realmente per Gela al fine di garantire quella che in altri contesti si chiama semplicemente normalità?

“Un bel niente, tutto il contrario di tutto”.

Quando si parla di Gela è sempre la stessa solfa: mancanza d’acqua e rifiuti sparsi ovunque. E’ solo colpa della politica?

“La colpa è principalmente della politica, anche se qualcuno direbbe “di tutti ma per gradi”, ed ovvio che il grado maggiore riguarda quelli che definisco i lor signori, quelli delle influenze sottobanco, del sottaciuto manifesto d’affari, tra politica e imprese, tra lucro e interessi privati di soggetti che si nascondono nel perbenismo, per esempio dei club service: Gela ne è meridionalmente succube. Le società che danno servizio a Gela, mancano ai loro precisi doveri. Faccio un esempio pratico: sull’appalto dei rifiuti, la Tekra, anni fa ad Acireale, fu multata da un assessore al ramo attento, il quale faceva gli interessi dell’ente appaltante, cioè il Comune. Una multa di quasi 900mila euro. Diversamente, a Gela, la società dei servizi rifiuti è sempre sembrata il partito del Sindaco di turno, soprattutto nel periodo Messinese, perché assistetti a due volti dello stesso sindaco, inizialmente denunciante, successivamente accondiscendente … Se ne avessi i poteri, scioglierei i contratti e le proroghe sia a Tekra che a Caltaqua e senza preclusione.”

In tanti invocano l’arrivo di turisti a Gela. Ma in tutta sincerità, oltre alle problematiche sollevate prima, siamo pronti ad ospitarli?

“Non credo, c’è molto da lavorare seppur la via d’uscita è la vocazione cultuale. Ciò deriva da una reale analisi del momento economico della città. Dopo la crisi industriale, rimane un discreto commercio e lo statalismo. Le campagne sono aride e inquinate e i mari sempre più compromessi. Rimangono altri beni sostenibili, monumenti, storia e paesaggio che, ad oggi, sembrano in parte resistere. Però attenti agli improvvisati promotori culturali, di dilettanti ve ne sono in ogni città, occorre chiamare in causa professionisti del settore e creativi di livello, ma a ciò non si è pronti per retaggio culturale perché il politico di turno fin qui, ha mostrato clientelismo, cioè sistemare chi gli ha retto campagna elettorale o peggio, qualche raccomandato da lobbies. Così non si va avanti. D’altronde, lo vediamo nello statalismo dalle facili carriere nel senso più vasto”. 

Adesso c’è la mostra “Ulisse in Sicilia” a Bosco Littorio. Una vetrina importantissima. Possiamo definirla per Gela una vera e propria occasione di rilancio?

“Certamente per Gela è un significativo inizio di inversione di tendenza. La differenza sui destini, la fa sempre la buona gestione, e al di là della buona volontà di Musumeci, rispetto a quanto Crocetta non ha fatto per la sua città, non mi fido della Soprintendenza di Caltanissetta, non per pregiudizi bensì per avere dimostrato incuranza per il nostro territorio e i nostri politici a guardare… Qui scriverei un libro e lo farei da ignaro di archeologia. Lo scriverei perché ho assistito a gravi incongruenze rispetto al rientro di reperti archeologici che appartengono al nostro museo, indebitamente sottratti dal museo archeologico nisseno e il Vallone non ha la stessa storia che abbiamo noi. Lo dico, non per campanilismo nè fanatismo ad oltranza. Al contrario, sono testimone di fanatici locali impegnarsi nella cultura (si fa per dire), con il vezzo del servilismo ai poteri forti, con l’aggravante della longa manus di menti raffinate tra clero e industria…”

Cosa provi quando vedi il porto di Gela rimasto all’età della pietra mentre a Marina di Ragusa e a Licata, sono state realizzate due infrastrutture d’eccellenza?

“Repetita iuvant: anche qui, stesso vezzo. Credo che questa città, che per me è fatta di onesti lavoratori e di disonesti approfittatori, abbia bisogno di un rinnovo della classe dirigente, ma soprattutto, di eleggere un Sindaco di elevata caratura, un giovane intelligente che conosca come minimo la storia del paese e quella dell’arte”.

Gira e rigira, c’è sempre la politica in ogni contesto. Tra un anno si ritorna a votare anche a Gela. Un pensierino lo stai facendo pure tu a candidarti a sindaco?

“Candidarmi a Sindaco? No assolutamente, seppur saprei cosa e dove mettere le mani. Ma ovviamente conta la squadra credibile e incorruttibile e credo sia davvero difficile. Personalmente, aspirerei ad un ipotetico assessorato alla cultura ma con fondi di bilancio straordinari per il rilancio della nostra immagine purtroppo indebitata da tante cose. Però essere di giunta vuol dire decidere con il Sindaco, scelte radicali, ma oggi è difficile inquadrare una figura appropriata. Mi piacerebbe però, una donna come Sindaco, mai accaduto da noi.  Si tratta di un mio ideale di visione futura, ma poi dobbiamo fare i conti con la realtà…credo in definitiva che il nostro futuro a Gela sia stato oramai compromesso…”

Non è escluso che Lucio Greco si ricandidi… 

“Ci vuole coraggio!” 

Sono numerose le battaglie avviate dai cittadini per garantire la sanità a Gela ma l’ospedale Vittorio Emanuele, perde sempre più reparti. Come leggi quanto accade?

“Personalmente, ho di questa città l’idea di una specie di lottizzazione sistematica della politica in vari settori, una politica scadente perché di scadente vi sono le persone che la compongono, culturalmente zero, ma ben organizzate, un sistema imperante che controlla le carriere, e il possibile rilancio e ottimizzazione dell’attuale produttività. Una specie di mentalità statalista ma con la perversione delle lobbies curarne personali propensioni …Dico ciò, perché ho notato questo vezzo “meridionalista” nella mentalità di manager e classe dirigente. Fin qui potrebbe sembrare una egemonia del sistema Italia, ma non sono fin troppo analista di questa complessità, e ne rilutto studiarne i retaggi, però mi interessano soprattutto i risultati per una qualità di vita minima decente a prescindere dai personalismi. Insomma, la nostra città, è carente di servizi minimi come un territorio estraneo alle civiltà avanzate eppure, quello che vi è di energico, sono le organizzazioni a cerchie chiuse con professionisti rivolti alle vocazioni di propri interessi. Ecco, il nostro ospedale contiene tutto questo”. 

Anni addietro, si era fatto anche il tuo nome per rilanciare l’immagine di Gela attraverso un’apposita consulta ma non si è concretizzato nulla. Come mai?

“Bisogna chiederlo al Consiglio Comunale o al Sindaco. Attraverso la stampa, ho saputo che vi è stata una delibera di consiglio per tre figure pubbliche: Io, Silvana Grasso e Alberto Ferro, ma fino adesso nulla di invito scritto nè ufficioso. Un mistero…” 

In troppi hanno lasciato Gela per mancanza di lavoro. L’emorragia continua e non si vede alcun barlume di speranza. Se non è una sconfitta, poco ci manca…

“Questo è il punto più dolente per chi ama convivere in una normale comunità. Ciò accade perché in questi ultimi trent’anni, la politica da noi non ha creato affari alternativi, sia in termini di investimenti sia formativi per il progresso di una società. Lo vediamo sotto i nostri occhi: la tanta devianza giovanile e il facile delinquere, non sono solo per una necessità ma sembrano sub culture mafiose. Se non pensiamo a cambiare le teste, imploderemo come sta già accadendo rispetto ad altre aree della stessa Sicilia”. 

Abbiamo avuto a capo della regione, un nostro concittadino. Era lecito attendersi di più per Gela, non credi? 

“Sai bene quanto mi sono espresso nei confronti di Crocetta e della sua propaganda. Ma avrei sperato fino alla fine che facesse almeno una sola cosa e bene nella sua terra di origine. Ma anche qui un mistero, l’ennesimo.” 

Sorpreso della caduta del governo Draghi?

“No. Perché il nostro parlamento è un magma fluido di voltagabbana, ma con tutto il rispetto per una figura garante come Mario Draghi, credo Conte, questa volta, l’abbia azzeccata. Draghi, oltre che tecnico, ricordo, rappresenta il parlamento dove esiste un principio prima di tutti i diritti, il confronto e il dibattito politico, soprattutto se derivante dalle espressioni dei partiti. Si chiama pluralismo, tanto decantato dai politologi, ce lo ricordava il grande Sartori, è il sale della democrazia. Se vivi in una comunità cittadina, ti accorgi, che il sociale è fatto di strati, cioè, da vari retaggi culturali e diversi bisogni. 

Non esiste il bisogno del singolo come imperante. Non parlo per simili vedute, ma per diversità di colore e libere espressioni. Ecco, se ci si riunisce in democrazia per migliorarne i miasmi e necessità di una nazione, città o contea, il pluralismo ottenuto con la resistenza della storia, tra fame e carestia, per la libertà desiderata, chi rappresenta il gruppo, ne è il portavoce e dunque accoglie le problematiche per migliorarne le condizioni del presente.

Occorre, convivere con le diversità e pensare agli strati più deboli, importanti quanto agli strati imperanti, che ci piaccia o no. Ce lo ha insegnato la storia, dare voce alle varie direzioni, altrimenti, anche in Italia ci consegneremo all’Oligarchia, che in parte, si nasconde nel buonismo e nella borghesia perbenista”. 

Rilassiamoci un attimo, basta parlare di politica. Devi dei grazie per quello che hai ottenuto in questi anni?

“Si certo, a coloro che mi hanno sostenuto nelle idee e nei successi. Non posso mai dimenticarlo. Sottolineo che il destino lo costruiamo noi, perché sono convinto che ogni professione si misura con il merito. Arriverà  lento ma arriverà”.

Quanto è stato importante avere conosciuto il critico d’arte Vittorio Sgarbi?

“Vittorio l’ho conosciuto un po’ tardi nella mia carriera ma mi ha dato molta visibilità. Da lui ho imparato che nulla è dovuto nell’arte, ma che ogni cosa non vada tralasciata. Vittorio sembra essere antipatico nell’accezione comune della televisione ma posso dire tutt’altro, è una persona perbene e generosa, in quanto spiega tutto e instancabilmente. Poi è chiaro che nell’arte esistono varie scuole di pensiero che tra di esse creano imbarazzo agli stessi artisti che ne vorrebbero più souplesse. 

Vittorio mi ha portato alla Biennale di Venezia nel 2012, perché ha sempre avuto idee chiare sul mio lavoro. L’arte è fatta pure di tanti farlocchi fanatici che sfruttano artisti prendendoli in giro e divertendosi ad usarli, ciò accade perché in giro vi sono molti arricchiti velleitari e dico pure ai giovani artisti di aprire gli occhi. Guttuso diceva che gli artisti non sono di nessuno”.

Se ti chiedessi adesso di disegnare Gela, cosa rappresenteresti e perché?

“Disegnerei un deserto con un miraggio di un bicchiere d’acqua, dove tutti gli assetati si precipitano per arrivare per primo”. 

La bellezza salverà Gela?

“Non lo credo più, oggi ne ho capovolto il significato perché ci troviamo dentro ad un processo irreversibile, e non mi ritengo pessimista, credo piuttosto che gli uomini più avveduti, ne dovranno preservare dalla prepotenza. Insomma dobbiamo porci il problema che la bellezza vada tutelata e custodita per le future generazioni…”

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