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La ” ricetta” della Cisl per l’area di crisi complessa

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Un accordo di programma arrivato dopo 4 anni e che scade ad ottobre senza aver prodotto risultati, un bando per far nascere nuove imprese con norme stringenti e inadatte a piccole e medie imprese cosicchè anche qua niente risultati, la riqualificazione del personale in esubero dell’indotto mai avviata: sono i cardini del flop dell’area di crisi di Gela. Quale proposta per ripartire? La X Commissione del Senato che sta indagando sui ritardi dell’area di crisi di Gela ha chiesto ai vari soggetti auditi nei giorni scorsi di inviare proposte operative in una relazione scitta. La Cisl ha nviato la sua: dieci pagine di analisi e proposte. Il sindacato chiede un nuovo bando per finanziare le imprese con regole più appetibili,infrastrure a cominciare da quelle a sostegno dell’agroalimentare, i corsi di riqualificazione del personale soprattutto nel settore ambientale e delle bonifiche,la disponibilità dei lotti industriali. E poi puntare su Zes e Cis. Ma il sindacato reclama pure che ci sia un coordinamento sulle azioni per l’area di crisi. <E’ innegabile- scrive la Cisl – che non ci sia stata in tutti questi anni alcuna attività di coordinamento, infatti, non ha mai svolto un ruolo propositivo il Gruppo di coordinamento e controllo previsto dall’articolo 8 dell’accordo di Programma e di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico che si avvale del supporto tecnico di Invitalia. Per questo motivo si propone di avviare un coordinamento locale presieduto dalla Prefettura al fine del monitoraggio delle azioni locali>

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