L'occhio del bello

L’attentato all’Aias, segno di quel “brutto e violento” al quale ci siamo abituati 

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La settimana che si chiude ha fatto registrare uno degli eventi più gravi in assoluto degli ultimi anni in città. L’attentato incendiario ai danni dell’Aias non può essere considerato come uno degli innumerevoli attentati che, purtroppo, si continuano ancora a registrare nel territorio, ma rappresenta un vile vigliacco attacco ad una comunità che da sempre si dedica alla cura e protezione dei più deboli.

Mentre le indagini delle forze dell’ordine proseguono, in attesa che il colpevole (o i colpevoli) sia assicurato alla giustizia, resta evidente come oltre le dichiarazioni indignate di politici e istituzioni non ci sia stata un’indignazione altrettanto forte e corale dalla comunità cittadina. Un atteggiamento serafico, quasi passivo, come da inevitabile rassegnazione per un fatto grave, gravissimo, al quale però ormai in fondo ci si è abituati. Perché, in qualche modo, rappresenta la “normalità” da questa parti. E no, non è accettabile.

È quest’abitudine al brutto, se non addirittura al violento, che va scardinata agendo dalle fondamenta. È per questo che, anche attraverso il piccolo e modestissimo contributo di questa rubrica, non dobbiamo mai smettere di ricercare e promuovere la bellezza che ci circonda, quella dell’arte, della natura e della cultura. Unico e solo antidoto alle brutture e alle violenze, che non possono essere accolte (o accettate) con indifferenza.

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