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L’esperienza di Ignazio Giudice e la disamina sulla sanità

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In questi decenni, in tante occasioni, ho sentito la famosa frase: a Gela la sanità non esiste e quella che si trova è scarsa! Da sempre, non dopo l’esperienza vissuta, ho invitato a fare il distinguo, a rimodulare la frase/concetto sostenendo che la sanità esiste, che non è malata e non lo è grazie a medici, infermieri, ausiliari e anche amministrativi che lavorano e assolvono, in alcuni casi, a ruoli e funzioni che non sono loro, ruoli non previsti dal contratto di lavoro che non prevedono lo stazionarie nel corridoio per parlare con i parenti del degente, avere una sedia rotta o un computer da condividere con tanti altri o che magari è di un altro reparto. La mia esperienza mi consegna la positività di queste persone. Per queste ragioni vanno preservate, tutelate, invitate a restare e lo dico perchè so che tante e tanti fanno concorsi, per carità fanno bene dato che ogni lavoratore legittimamente cerca la soluzione più adeguata alla sua idea di realizzazione, ma questo significa che la nostra città, il nostro territorio è a rischio di ulteriore impoverimento. Proprio ieri ho appreso che una figura battagliera e nel contempo competente come il dottore Nibali ha partecipato e vinto il concorso presso l’Asp di Siracusa, lui sarà pure libero di scegliere, ci mancherebbe, ma noi, in prima istanza i gelesi, saremo più poveri dato che proprio lui, insieme alle colleghe, dirigono il “presunto reparto” di neurologia.  Al Vittorio Emanuele di Gela i neurologi sono 3 e ne servirebbero invece 4 e nel contempo servirebbero 12 infermieri dato che ad oggi gli infermieri e gli ausiliari che lavorano per i quattro degenti ricoverati per problemi neurologici vengono assistiti dal personale di cardiologia, reparto che ospita neurologia. Tutto questo, come sosteniamo da anni, non è normale e una azienda lungimirante deve attivare tutti i percorsi possibili per realizzare il reparto di neurologia con 8 posti disponibili di cui 2 dedicati alla stroke unit. A Gela, al Vittorio Emanuele, esistono due ambulatori uno di neurologia e uno di neurofisiopatologia ma entrambi vanno celermente posti nelle condizioni di essere efficienti.La Stroke Unit è un reparto di terapia semintensiva neurologica dove vengono accolti i pazienti con malattie cerebrovascolari come ischemia ed emorragia cerebrale in fase acutaLa CGIL ha elaborato da anni proposte per migliorare la sanità pubblica e monitorare il sistema delle convenzioni, basta andare indietro e ricordarsi dei 10 punti della vertenza #gelasisblocca, la sanità era tra le rivendicazioni più forti, era il novembre 2019, la vertenza divenne nazionale, venne adottata  da Mimistri e sottosegretari della nostra provincia ma nessuno ha fatto nulla di concreto, questo è il vero dramma, il più grande che abbiamo in Sicilia dato che la sanità in Italia è regionalizzata. La buona sanità salva la vita, ma se non trovi neppure il posto letto il dramma è dietro l’angolo tranne se sei ricco e corri al nord Italia.Tutto questo vale anche per la Breast unit, Gela ne ha una delle 15 presenti in Sicilia, salva il 18% delle donne dal tumore al seno e ogni 6 mesi chi la dirige, i volontari, il personale deve negoziare l’esistenza come se fosse una cortesia al dottore Di Martino. Finiamola e chi dirige si adoperi con massima velocità per FARE FARE FARE senza polemiche  che non hanno motivo di esistere a una condizione: vedere e vivere i fatti concreti, reparto di neurologia con 8 posti e assunzione di infermieri, solo così si salvano le vite, solo così si dà dignità al personale sanitario, solo così si restituisce a un popolo, dai bambini alle persone anziane, la speranza di vivere in una città dove l’ospedale esiste e non è solo un palazzo colorato, anche per questo deve trasformarsi in luogo attrattivo e appetibile per i medici ed il resto del personale sanitario dato che il fabbisogno sanitario è in crescita

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Attualità

Le considerazioni del sindaco sul 1 maggio

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Il Sindaco di Gela ringrazia i lavoratori e rinnova l’impegno dell’Amministrazione per il lavoro e la sicurezza

In occasione del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, il Sindaco di Gela desidera rivolgere un sentito ringraziamento a tutte le lavoratrici e i lavoratori della città, che ogni giorno, con impegno e dedizione, contribuiscono alla vita e allo sviluppo della nostra comunità.

«Un pensiero particolare – dichiara il Sindaco – va a chi oggi è al lavoro per garantire servizi essenziali ai cittadini, dimostrando senso del dovere e spirito di servizio. Tra questi voglio ringraziare in modo speciale gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, il personale della raccolta rifiuti, i lavoratori dei trasporti, del commercio, i metalmeccanici e gli edili, che anche oggi sono in servizio.»

«Il Primo Maggio – aggiunge – deve anche ricordarci che il lavoro non può e non deve mai mettere a rischio la vita delle persone. La sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere una priorità assoluta, per tutte e tutti.»

Infine, il Sindaco ha voluto rivolgere un messaggio di vicinanza a quanti, nella nostra città, sono ancora in cerca di occupazione: «L’Amministrazione comunale è al loro fianco e continua a lavorare per creare nuove condizioni favorevoli allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro.»

La giornata del Primo Maggio è occasione di riflessione, ma anche di speranza e rinnovato impegno per una Gela più giusta, più sicura e più inclusiva.

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Primo Maggio, Federacma: “Appello ai Sindacati dei Lavoratori Agricoli per porre fine alla strage nei campi”

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Ogni 2-3 giorni in media un agricoltore perde la vita in Italia a causa del ribaltamento del trattore. Una strage silenziosa legata principalmente all’assenza dei fondamentali dispositivi di protezione: cintura di sicurezza e rollbar (roll over protective structures – ROPS).

In occasione della Festa dei Lavoratori, Federacma (Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio) lancia un appello alle organizzazioni sindacali FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e Confsal-Fna per unire le forze affinché si ponga fine a questa emergenza nazionale. Nel nostro Paese, secondo le stime, circolano ancora oltre un milione di trattori privi dei dispositivi di sicurezza perché costruiti prima dell’entrata in vigore dell’obbligo e non adeguati successivamente.

Uno scenario a cui si potrebbe porre fine con l’attuazione della revisione obbligatoria delle macchine agricole, prevista dal decreto interministeriale Mit-Masaf del 2015nonché dal Codice della Strada dal lontano 1992. Il Decreto interministeriale del 2015, inoltre, ha stabilito le scadenze per la revisione dei mezzi agricoli, poi più volte rimandate dal Parlamento. Le ultime proroghe, contenute nella Legge n. 15/2025, posticipano la scadenza a fine 2025 per i mezzi più vecchi, al 2026 per quelli immatricolati fino al 2019. Ma senza il decreto attuativo, tutto è fermo. 

“È inaccettabile che in un Paese civile e all’avanguardia come l’Italia si continui a morire nel 2025 per l’assenza di strumenti semplici ma essenziali – dichiara Andrea Borio, presidente Federacma – Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale che, secondo i dati Inail e dell’Osservatorio Indipendente dell’Università di Milano, colpisce soprattutto gli over 55 alla guida di mezzi con più di 40-50 anni, completamente privi dei sistemi di protezione. Un dramma che si consuma in silenzio, con costi umani, sociali ed economici elevatissimi: in otto anni le stime parlano di oltre 1.000 decessi e più di 4.000 invalidità permanenti.

Laddove, in altri Paesi europei, è entrato in vigore l’obbligo di revisione – prosegue – i decessi sono calati da cento a poche unità l’anno legate ad eventi fortuiti. Ci uniamo al dolore delle famiglie e chiediamo a gran voce ai sindacati agricoli di fare fronte comune per sensibilizzare le Istituzioni, a partire dal Ministero dei Trasporti, per l’emanazione del decreto”. Per la piena operatività del sistema di revisione dei mezzi agricoli, però, ci sarà bisogno di un paio di anni dalla firma del decreto attuativo.

“Proprio per questo, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo – conclude il presidente Borio – Federacma è pronta a collaborare: negli scorsi anni abbiamo formato centinaia di operatori e possiamo contribuire all’organizzazione della rete di controllo. Ma serve un cronoprogramma serio, servono investimenti e soprattutto una scelta politica chiara. L’assenza di intervento si rivela, di fatto, una rinuncia a salvare vite umane. Chiediamo ai Sindacati di unirsi alla nostra voce: questo Primo Maggio sia il punto di svolta per un passo di civiltà!”

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Quarant’anni di servizio, ultimo giorno di lavoro per il Commissario Capo Paolo Presti

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Ultimo giorno in Polizia, per il Commissario Capo Paolo Presti. Il funzionario, in servizio dal 1985, ha iniziato la sua carriera alla Questura di Palermo all’Ufficio di Gabinetto e alla Criminalpol. Nel 1994 è stato trasferito alla Questura di Caltanissetta e assegnato al Commissariato di Niscemi con l’incarico di responsabile della Uigos. In questi anni, in diverse occasioni, ha sostituito il Dirigente del Commissariato anche per lunghi periodi.

Nel corso della sua carriera si è contraddistinto in operazioni di polizia per le quali gli sono state conferite ricompense e onorificenze. A Paolo Presti, poliziotto apprezzato da tutti i colleghi, il Questore Pinuccia Albertina Agnello ha rivolto un affettuoso ringraziamento per l’infaticabile impegno profuso, con indiscusse qualità umane e professionali in 40 anni di servizio.

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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