"Lo Stato è presente e protegge chi sta dalla parte giusta”
Il comandante della Finanza: "Ho trovato Gela consapevole delle proprie difficoltà, ma determinata a costruire un futuro migliore"

Al suo arrivo a Gela, si era detto onorato dell’incarico assegnatogli, consapevole delle responsabilità ed entusiasta della nuova impegnativa sfida professionale, al servizio della comunità gelese. Era il 30 settembre dell’anno scorso. Quasi ad un anno di distanza, il maggiore Giovanni Statello, comandante della Guardia di Finanza gelese, conferma e rilancia.
“Quando sono arrivato a Gela il primo giorno, quello che mi ha colpito è stato il senso profondo di identità che si percepisce tra le strade, nei volti delle persone, nel modo di vivere la città. Gela è una realtà complessa, ma anche piena di energia, storia e dignità. Ho trovato una comunità consapevole delle proprie difficoltà, ma anche determinata a costruire un futuro migliore. Mi ha colpito anche la cordialità e la disponibilità di chi ho incontrato: cittadini, rappresentanti delle istituzioni, colleghi delle forze di polizia. Si avverte un forte desiderio di legalità, di giustizia, di normalità. E questo per noi è un segnale importantissimo. Perché solo insieme, con il contributo di ciascuno, si può rafforzare il tessuto sano del territorio e rendere più efficace l’azione dello Stato”.
Trentotto anni, nato a Siracusa, laureato in “Scienze della sicurezza economico finanziaria”, l’ufficiale è entrato nel corpo delle “fiamme gialle” nel 2007 ed è stato impiegato in diversi contesti, partecipando ad indagini complesse con particolare riferimento a reati finanziari, tributari, riciclaggio, corruzione, bancarotta e frodi. Ha condotto centinaia di attività tra verifiche, approfondimenti investigativi, controlli e accessi.
Maggiore, partiamo proprio da qui. Frodi, reati fiscali, traffico di stupefacenti: le indagini condotte dalla Guardia di finanza in questi settori, hanno dato fino ad ora i risultati sperati?
“Le attività investigative della Guardia di finanza in materia di frodi, reati fiscali e traffico di stupefacenti rappresentano una delle principali linee d’azione del Corpo per la tutela degli interessi economico-finanziari dello Stato e della collettività. Nel corso degli ultimi anni, grazie all’impegno costante delle nostre unità e all’innovazione degli strumentid’indagine, abbiamo conseguito risultati significativi in tutti questi settori. In particolare, le nostre operazioni hanno permesso di portare alla luce complessi sistemi di frode fiscale, individuando e contrastando condotte illecite che avrebbero arrecato gravi danni alle casse pubbliche. Sul fronte del traffico di stupefacenti, il lavoro di intelligence, il presidio del territorio e le attività congiunte con altre forze di polizia hanno condotto a sequestri ingenti di sostanze illecite e all’arresto di numerosi responsabili, contribuendo concretamente al contrasto delle organizzazioni criminali attive sul territorio nazionale. Ovviamente, la lotta a questi fenomeni richiede un impegno continuo e in costante evoluzione, per rispondere alle nuove modalità operative dei reati economici e al mutamento dei mercati illeciti. Tuttavia, i risultati ottenuti fino ad oggi confermano la validità delle strategie adottate e la professionalità delle donne e degli uomini della Guardia di finanza, che ogni giorno operano con dedizione e senso del dovere a tutela della legalità e della sicurezza di tutti i cittadini”.
Soffermiamoci sulla nostra città. Quali sono le sfide e le priorità del gruppo che lei dirige?
“Per noi della Guardia di Finanza, ogni giorno in servizio significa difendere i diritti dei cittadini onesti, proteggendo il loro futuro e il loro impegno. Una delle nostre battaglie principali è garantire che i fondi destinati al nostro territorio, a cominciare da quelli del Pnrr, vadano realmente a beneficio della comunità. Contemporaneamente, non abbassiamo la guardia contro tutti quegli affari che, nell’ombra, minacciano il benessere dei cittadini. Il nostro sguardo non è solo rivolto al passato o al presente, ma proiettato verso il futuro. I controlli sul territorio sono fondamentali per far capire a ciascun cittadino che non è solo: se sospetta qualcosa, si può rivolgere a noi. Il coraggio nel denunciare è la più grande spinta alla giustizia. Insomma, il nostro impegno è concreto e quotidiano - ma non è solo nostro: è di tutti i cittadini. È insieme che possiamo costruire una Gela più sicura, trasparente e giusta, dove la legalità sia vissuta non solo come regola, ma soprattutto come valore condiviso”.
Come sono i rapporti con le altre forze dell’ordine presenti a Gela?
“I rapporti - in primis con l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato - sono improntati alla massima collaborazione e al rispetto reciproco. In un territorio complesso come il nostro, nessuna forza può agire da sola. È solo attraverso il gioco di squadra che possiamo garantire sicurezza reale e risposte tempestive ai bisogni dei cittadini. Ci confrontiamo quotidianamente, condividiamo informazioni operative, coordiniamo le attività nei controlli sul territorio e, spesso, conduciamo operazioni congiunte su indicazioni fornite dall’Autorità Prefettizia. Questa sinergia è fondamentale non solo per ottimizzare le risorse, ma anche per dare un messaggio forte e chiaro: lo Stato c’è, è unito, e lavora compatto per la legalità. Il clima è di grande professionalità, ma anche di stima personale. C’è una consapevolezza diffusa che ciò che ci unisce è molto più grande delle singole divise: è l’impegno per la sicurezza e il bene comune della nostra comunità”.
Si chiede al cittadino comune di sposare e di mettere in atto semplicemente il senso del dovere. Il messaggio che voi lanciate quotidianamente, è recepito o emergono delle resistenze?
“Chiedere ai cittadini di mettere in atto il senso del dovere può sembrare una richiesta semplice, ma sappiamo bene che, in certi contesti, non lo è affatto. A Gela, come in molte altre realtà del Sud, ci sono persone che hanno vissuto per anni in un clima di sfiducia, di paura o di rassegnazione. Il messaggio che lanciamo ogni giorno - quello della legalità, dell’onestà e della collaborazione - è certamente recepito da una parte sempre più ampia della cittadinanza. Lo vediamo nei giovani che partecipano ai nostri incontri nelle scuole, nei commercianti che denunciano, nei cittadini che ci segnalano situazioni sospette. Ma è vero anche che ci sono ancora resistenze. Non tanto per cattiva volontà, quanto per abitudine, per timore delle conseguenze o per sfiducia nelle istituzioni. Per questo il nostro compito non è solo quello di far rispettare la legge, ma anche di ricostruire un rapporto di fiducia. Far capire che lo Stato non è lontano, che è presente e protegge chi sceglie di stare dalla parte giusta”.
Qual è stata finora, da quando si è insediato a Gela, l’operazione di
polizia giudiziaria che le ha dato più soddisfazioni?
“Presto servizio a Gela da un periodo relativamente breve, ma posso dire con
soddisfazione che sin da subito ho trovato un Reparto motivato, competente e
profondamente impegnato nel presidio della legalità economico-finanziaria del territorio. Le attività di polizia giudiziaria condotte in questi mesi hanno spaziato in vari ambiti, dal contrasto all’evasione fiscale e al lavoro nero, alla lotta contro i traffici illeciti e l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia locale. Ogni intervento, anche il più silenzioso, ha un valore strategico e contribuisce alla tutela dell’economia sana e dei cittadini onesti. Ciò che mi dà maggiore soddisfazione, più che la singola operazione, è la consapevolezza di portare avanti un lavoro costante, fatto di rigore, discrezione e spirito di servizio, al fianco di uomini e donne che ogni giorno mettono il massimo impegno al servizio della collettività”.
Nel suo percorso lavorativo, il maggiore Statello è stato impiegato anche in ambito staff. Ha partecipato direttamente a tavoli interistituzionali per sviluppare e rafforzare collaborazioni strategiche e alla stesura di protocolli di intesa.
A tal proposito, quanto sono importanti la formazione del personale e l’aggiornamento professionale per affrontare le sfide attuali?
“La formazione e l’aggiornamento professionale non sono solo importanti: oggi sono assolutamente indispensabili. Le sfide che affrontiamo si sono evolute, diventando più complesse e spesso meno visibili. Oggi non basta più conoscere la legge: bisogna saperla applicare in contesti che cambiano rapidamente, tra frodi digitali, crimini economici sofisticati e infiltrazioni nei settori più strategici della società. Prima di assumere l’incarico qui a Gela, ho avuto l’onore e il privilegio di prestare servizio presso il Comando Generale della Guardia di finanza, in un ufficio che si occupa anche della progettazione del piano di formazione del personale in servizio su tutto il territorio nazionale. È stata un’esperienza che mi ha fatto comprendere ancora più a fondo quanto la preparazione tecnica, l’aggiornamento continuo e la crescita personale siano elementi fondamentali per il nostro lavoro. La Guardia di finanza investe molto su questo aspetto. Non solo con corsi interni, ma anche attraverso la collaborazione con università, magistratura e altri enti dello Stato. Ogni militare, prima ancora che un operatore in divisa, è una persona che deve sapersi orientare in scenari complessi, spesso invisibili agli occhi dei più, ma che hanno un impatto diretto sulla vita dei cittadini. E solo un personale ben formato può davvero
garantire sicurezza, giustizia ed efficienza”.

In quale contesto in cui lei ha operato, ha avuto difficoltà (se le ha riscontrate) e perché?
“Nel corso della mia carriera ho avuto l’opportunità di maturare esperienze in contesti molto diversi tra loro, che mi hanno arricchito sia dal punto di vista professionale che personale. Ogni incarico ha avuto le sue sfide, ma se penso a un momento in cui ho avvertito con maggiore intensità il peso della responsabilità, mi viene in mente la prima esperienza alla Tenenza di Vallo della Lucania, dove, a soli 24 anni, ho avuto il privilegio di dirigere un Reparto. Quella fase è stata particolarmente formativa: affrontare da giovane ufficiale le dinamiche di comando, prendere decisioni rapide e responsabili, gestire risorse umane e relazioni con il territorio ha rappresentato una sfida importante, ma anche un’esperienza che mi ha dato solide basi per il futuro”.
Oltre all’esperienza in Campania, l’ufficiale ha operato in Calabria dove ha guidato il Nucleo Operativo di Locri e il Reparto di Siracusa.
Quali sono le differenze che ha notato tra le due regioni e la Sicilia in ambito lavorativo?
“Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e questo è un aspetto che ho imparato ad
apprezzare nel corso degli incarichi ricoperti in Campania, Calabria e oggi in Sicilia. Le.differenze non vanno intese come classifiche, ma come elementi che richiedono approcci operativi calibrati, capacità di ascolto e comprensione del contesto socio - economico. In Campania, durante la mia esperienza a Vallo della Lucania, nel Salernitano, ho potuto constatare quanto il presidio del territorio sia fondamentale in aree complesse, dove il tessuto imprenditoriale spesso convive con sacche di sommerso e illegalità diffusa. A Locri, ho operato in un contesto ad alta intensità investigativa, dove il contrasto alla ‘ndrangheta ha rappresentato il fulcro dell’attività quotidiana. In stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, abbiamo portato avanti operazioni delicate e complesse, volte a colpire gli interessi economici delle cosche e a spezzare i legami tra criminalità organizzata e tessuto economico. La Sicilia, e in particolare Gela, presenta a sua volta specificità uniche: un territorio ricco di potenzialità ma che ha conosciuto fenomeni complessi di criminalità economica e infiltrazioni mafiose. Ciò che accomuna questi territori è l’esigenza di una presenza costante dello Stato, che sappia unire fermezza, competenza e ascolto. Dal punto di vista operativo, cambia il modo in cui ci si muove, ma non cambia lo spirito con cui si agisce: sempre al servizio della legalità e della collettività”.
Perché una parte considerevole dei giovani è attratta dai soldi facili?
“La crescente attrazione di una parte dei giovani verso i cosiddetti “soldi facili” è il
risultato di un intreccio complesso di fattori economici, sociali, culturali e psicologici. Da un lato, molti ragazzi si trovano a dover affrontare un futuro incerto, con difficoltà oggettive nell’accesso a opportunità lavorative stabili, salari adeguati e percorsi di crescita personale e professionale. A queste fragilità economiche si somma una forte pressione sociale, alimentata da modelli di successo immediato e ostentato che trovano spazio soprattutto sui social media, dove la ricchezza è spesso rappresentata come sinonimo di felicità e realizzazione, ma raramente viene mostrato il percorso reale - fatto di studio, impegno e sacrificio - per raggiungerla”.
Lei è un esperto di investigazioni e sicurezza economico finanziaria con oltre dieci anni di esperienza. Vado subito al punto. La criminalità si è evoluta: adesso punta alla tecnologia più avanzata per fare cassa. Come e dove intervenire per debellare questa nuova forma di delinquenza?
“È assolutamente vero: la criminalità si è evoluta, e lo ha fatto in modo rapido e
sofisticato. Oggi utilizza strumenti tecnologici all’avanguardia per finalità illecite, spaziando dal cybercrime alla frode fiscale digitale, dal riciclaggio attraverso criptovalute all’e-commerce illecito. Queste nuove forme di delinquenza richiedono un approccio diverso, più dinamico, proattivo e fortemente specializzato. Per questo motivo, è fondamentale intervenire su più livelli. In primo luogo, con l’investimento continuo nella formazione del personale, affinché possa padroneggiare le tecnologie più avanzate e intercettare in modo tempestivo i nuovi modelli di illecito. La Guardia di Finanza, da anni, è impegnata in un processo di modernizzazione operativa e tecnologica, con Reparti altamente specializzati che operano quotidianamente nel contrasto ai reati digitali. In secondo luogo, è cruciale rafforzare la collaborazione con gli altri attori istituzionali, a livello nazionale e internazionale. I crimini informatici non conoscono confini geografici, e solo attraverso un efficace scambio informativo tra forze di polizia, autorità giudiziarie e organismi sovranazionali è possibile intercettare le reti criminali che si muovono nel cyberspazio. Infine, occorre lavorare anche sul piano culturale e preventivo: sensibilizzare cittadini, imprese e soprattutto i giovani sui rischi connessi alla rete e sull’importanza di una
“cittadinanza digitale” consapevole. L’alfabetizzazione digitale, la protezione dei dati personali e la diffusione della cultura della legalità online sono strumenti fondamentali.per prevenire il diffondersi di truffe e reati informatici. Per fronteggiare una criminalità che cambia volto, dobbiamo evolverci anche noi: con competenze, tecnologia, sinergie e una visione lungimirante”.
Quali sono i rapporti con l’ente comunale gelese?
“I rapporti con l’Amministrazione comunale sono improntati alla massima collaborazione e al rispetto reciproco dei ruoli istituzionali. Ritengo fondamentale il dialogo costruttivo tra le forze dell’ordine e gli enti locali, perché solo attraverso il confronto e la condivisione delle informazioni è possibile rispondere in modo efficace alle esigenze del territorio”.
Le riporto testualmente un sentito diffuso: arrestano sempre i pesci piccoli ma non si arriva mai ai colletti bianchi. Cosa ci dice nel merito?
“Comprendo questo sentito comune, perché nasce spesso dalla percezione che
l’illegalità dei “colletti bianchi” sia più difficile da colpire. Tuttavia, posso assicurare che l’impegno della Guardia di Finanza è massimo nel contrastare ogni forma di illecito, a tutti i livelli. Non esistono zone franche. Le indagini economico-finanziarie richiedono tempo, competenze specifiche e un lavoro paziente, spesso condotto in silenzio, lontano dai riflettori, ma con risultati concreti”.
Qual è il servizio che comporta maggiori sforzi?
“Non esiste un servizio che sia semplice, perché ogni attività, dal controllo su strada all’indagine più complessa, comporta responsabilità, attenzione e spirito di sacrificio. Tuttavia, posso dire che le attività investigative di medio-lungo periodo, soprattutto quelle che riguardano reati economico-finanziari di particolare gravità - come il riciclaggio, la corruzione, l’evasione fiscale o le frodi ai danni dello Stato - richiedono un impegno molto elevato in termini di tempo, risorse e competenze tecniche. Queste indagini si basano su un lavoro certosino: analisi di documentazione contabile, incrocio di banche dati, intercettazioni, ricostruzioni patrimoniali complesse. E, spesso, richiedono mesi se non anni per arrivare a risultati solidi e dimostrabili in sede giudiziaria. Sono sforzi che non sempre appaiono immediatamente visibili dall’esterno, ma che sono fondamentali per contrastare in profondità le forme più insidiose di illegalità”.
Il centralino squilla in continuazione in fatto di segnalazioni?
“Il numero di pubblica utilità 117 è uno strumento fondamentale per il cittadino che vuole segnalare situazioni sospette o comportamenti illeciti. Le chiamate non arrivano direttamente al centralino del Gruppo di Gela, ma vengono gestite dalla Sala Operativa del Comando Provinciale di Caltanissetta, che è attiva 24 ore su 24. Una volta ricevuta la segnalazione, viene immediatamente attivato il Reparto competente per territorio, in modo da garantire se necessario un intervento tempestivo ed efficace. Posso confermare che il canale viene utilizzato con una certa frequenza, segno che i cittadini riconoscono alla Guardia di finanza un ruolo di riferimento e di fiducia”.
Perché alcuni vedono in maniera distorta gli obblighi fiscali e previdenziali?
“Purtroppo, in alcune realtà e in una parte dell’opinione pubblica, gli obblighi fiscali e previdenziali vengono ancora vissuti come un peso imposto, più che come uno strumento di giustizia sociale. Si tratta di una percezione distorta, che affonda le radici in fattori culturali, storici ed economici. In certi casi, la scarsa fiducia nelle istituzioni o la mancanza di servizi adeguati in cambio delle imposte pagate ha alimentato, nel tempo, un senso di distanza tra cittadino e Stato.
Il nostro compito, come Guardia di Finanza, è duplice: da un lato reprimere i
comportamenti illeciti, dall’altro contribuire alla diffusione di una cultura della legalità economica. Per questo motivo, oltre all’attività operativa, siamo spesso impegnati anche in progetti di educazione alla legalità economico-finanziaria nelle scuole, per trasmettere alle nuove generazioni una consapevolezza diversa: quella del cittadino che partecipa, che contribuisce e che ha il diritto e il dovere di vivere in una società più equa”.
Esiste una “zona grigia” tra legalità e illegalità nel nostro territorio?
“Sì, esiste una zona grigia, ed è forse la più insidiosa: si tratta di quei comportamenti al limite della legalità, apparentemente leciti ma sostanzialmente scorretti, che alterano la concorrenza, sottraggono risorse pubbliche e creano ingiustizie. È un fenomeno che riguarda anche il nostro territorio e che si manifesta, ad esempio, nei falsi rapporti di lavoro, nell’uso distorto di agevolazioni pubbliche, nelle intestazioni fittizie di beni o aziende, nel ricorso sistematico a prestanome, o ancora in pratiche elusive nel settore fiscale. La Guardia di finanza lavora ogni giorno proprio per fare luce anche su queste aree opache, tutelando chi rispetta le regole e contrastando chi le aggira in modo subdolo”.
Perché consiglierebbe ad un giovane oggi di diventare finanziere?
"Consiglierei a un giovane di diventare finanziere perché, per me, questa scelta
rappresenta un cammino di vita che ho iniziato fin da ragazzo. Ho intrapreso la carriera militare all’età di 15 anni, frequentando gli ultimi 3 anni di liceo classico alla Scuola Militare Teuliè, un’esperienza che mi ha formato nel rispetto delle regole, nella disciplina e nel valore del servizio. Entrare nella Guardia di Finanza significa continuare questo percorso con un impegno concreto a difesa della legalità e della giustizia economica. È un lavoro che va oltre l’aspetto professionale: è una missione che ti mette dalla parte giusta, al fianco di chi lavora onestamente e vuole costruire un futuro migliore per sé e per la propria comunità. Richiede coraggio, dedizione e spirito di sacrificio, ma offre una soddisfazione profonda”.
Cosa le piace di Gela?
“Di Gela mi colpisce, prima di tutto, il senso di appartenenza della sua gente. È una città che, nonostante le difficoltà, mostra ogni giorno una grande dignità e una volontà forte di riscatto. C’è un legame profondo tra la comunità e il territorio, e lo si percepisce nei gesti quotidiani, nella fierezza con cui si difendono le proprie radici. Apprezzo la ricchezza storica di Gela ma anche la complessità del presente, fatto di sfide economiche, sociali e culturali. E trovo stimolante lavorare in un contesto dove l’azione delle Istituzioni può fare davvero la differenza nel sostenere la legalità e contribuire allo sviluppo sano del territorio. Infine, il mare, la luce e il paesaggio rendono questo luogo unico: Gela è una città che non si lascia raccontare con una sola immagine, e forse è proprio questo il suo fascino”.
Se dovesse scattare una foto della nostra città, dove punterebbe l’obiettivo?
“Punterei l’obiettivo sul mare, ma non solo per la sua bellezza naturale. Il mare rappresenta l’anima di Gela: da sempre luogo di lavoro, di scambi, di fatica e di speranza. È il punto in cui si riflettono la storia, la cultura e la vocazione economica del territorio. Da Ufficiale della Guardia di Finanza, però, non posso fare a meno di vedere anche ciò che sta dietro quello scenario: l’impegno quotidiano per tutelare la legalità in un contesto complesso e dinamico, dove l’economia del mare può essere risorsa, ma anche terreno vulnerabile a interessi illeciti. Quindi sì, punterei l’obiettivo sul mare - ma cercando di cogliere in quello scatto anche la presenza silenziosa delle Istituzioni che vigilano, proteggono e operano ogni giorno
per garantire trasparenza, sviluppo e sicurezza alla nostra comunità”.