L’università in Sicilia, quel mondo lasciato da solo. A Catania l’impegno della ministra Messa

Tanto si è parlato di Dad, giustamente, in questi due anni. Le scuole, da quelle dell’infanzia alle superiori, hanno sofferto tantissimo gli effetti della pandemia subendo anche le conseguenze di anni...

15 febbraio 2022 16:27
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Tanto si è parlato di Dad, giustamente, in questi due anni. Le scuole, da quelle dell’infanzia alle superiori, hanno sofferto tantissimo gli effetti della pandemia subendo anche le conseguenze di anni e anni di cattive – o inesistenti – politiche di programmazione. Ma se le scuole hanno pianto, le università di certo non hanno riso. A maggior ragione al Sud, a maggior ragione in Sicilia dove il comparto universitario ha sempre sofferto il confronto con le consorelle del Nord. Il problema è sempre stato principalmente organizzativo, logistico, tecnico, perché le eccellenze nel campo docente ci sono in Sicilia e al Sud come nel resto d’Italia.

Ma accanto alle infinite problematiche che ha sempre vissuto chi studia nelle università dell’isola, c’è stata la presenza asfissiante della grande condanna: la mancanza di lavoro, di veri sbocchi occupazionali, di opportunità di crescita professionale, la saturazione dei posti pubblici, l’inesistenza di bandi e concorsi rivolti ai giovani per premiare il merito e il talento. Ed ecco arrivare la pandemia, pensante come un macigno anzi più macigni, ad aggravare una situazione già per molti versi insostenibile. I dati dell’ultimo report Istat sulle migrazioni sono impietosi: la Sicilia è la seconda regionale d’Italia per perdita di popolazione, preceduta solo dalla Campania. Nemmeno la crisi socioeconomica generata dal Covid-19 ha bloccato il flusso dei più giovani - ma non solo - verso altri e più speranzosi lidi.

Le prospettive di sviluppo, dunque, continuano a latitare. In Sicilia sembra che nulla cambi e tutto resti com’è. Quindi, che fare? Ieri a Catania, all’inaugurazione dell’anno accademico, la ministra per l’Università e la ricerca Maria Cristina Messa ha parlato delle nuove prospettive per l’intero settore e della pioggia di investimenti prevista grazie ai fondi del Pnrr. Dove, quando e in che modo le parole incontreranno i fatti? La certezza è solo una: i giovani che vanno via dalla Sicilia sono stati e sono tanti, ma molti di loro se avessero potuto scegliere forse sarebbero rimasti. Sogniamo una politica che li metta nelle possibilità di farlo. Sì, (ad oggi) è solo un sogno.

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