L'occhio del bello

Medea, Siracusa, il teatro greco e Gela: la classicità non vissuta nella città di Eschilo

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Hanno un fascino senza tempo le rappresentazioni al teatro greco di Siracusa. Un rito che ormai si perde nei decenni, raccontando le opere che costituiscono la base della cultura classica, la culla di tutto: letteratura, filosofia, psicologia, arte. E così partecipare anno dopo anno a questo rito magico crea non poche emozioni da un lato, ma fa anche riflettere.

Emoziona, perché le opere degli autori greci, soprattutto quelle dei drammaturghi, sembrano essere scritte per questo nostro mondo e non per il loro. Assistere all’esibizione splendida di Medea nella settimana del triste e terribile destino di Giulia Tramontano significa parlare ancora – necessariamente- della condizione della donna, dei suoi diritti e di quanto ancora siamo indietro, al di là di ogni ipocrisia.

Ma fa anche riflettere. E la riflessione inevitabilmente coinvolge la nostra città, Gela, che come Polis ha avuto la sua grande importanza, proprio come Siracusa, ma che non è riuscita vuoi per sfortuna o per incapacità a costruirsi un futuro legato alla costante dimostrazione della propria classicità. E pensare che noi siamo proprio la città di Eschilo. Chissà, forse c’è ancora speranza per cambiare le cose. Forse, appunto.

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