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#VoceperZelia, domattina la manifestazione. Una comunità che chiede giustizia per la prof. Guzzo

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Sarà una manifestazione silenziosa, per volontà stessa della famiglia. Per partecipare basterà indossare una maglietta bianca. Ma il silenzio non impedirà di far “rumore”, di chiedere giustizia e risposte. L’appuntamento è per domattina alle 9.15 davanti al tribunale di Gela per #VoceperZelia: così è stata ribattezzata l’iniziativa ideata dai familiari di Zelia Guzzo, la 37enne docente gelese scomparsa lo scorso marzo a causa di una trombosi in seguito alla somministrazione della prima dose del vaccino AstraZeneca.

Secondo la procura di Gela, che ha chiesto l’archiviazione del procedimento, non ci sarebbero state correlazioni di rilievo penale tra la somministrazione del vaccino e il decesso. Ma la famiglia della donna tramite i propri legali Antonio Cozza e Valerio Messina ha deciso di opporsi, proprio perché «nulla in sede di somministrazione del vaccino è stato detto circa le eventuali reazioni avverse della pratica vaccinale», tra le quali proprio il rischio trombosi. Ed è questo il punto, le falle enormi che hanno caratterizzato il siero di Oxford dal punto di vista della comunicazione, a tutti i livelli, tra i cittadini disorientati che cercano giustamente chiarezza e certezze.

Storie come quella di Zelia Guzzo chiedono, e meritano, giustizia ad uno Stato che non può e non deve voltare le spalle. In silenzio, i suoi familiari e amici domattina sottolineeranno proprio questo. Con grande dignità, ma anche con grande determinazione: «Zelia è stata tradita da questo Stato che doveva tutelarla. Si era fidata ed è stata tradita», così ha scritto questo pomeriggio Andrea Nicosia, marito della prof. Guzzo, sul proprio profilo Facebook. È il messaggio che fanno proprio amici, parenti e conoscenti della donna, condividendo la foto del suo volto dolce e sorridente nelle chat e sui social. Perché un’intera comunità possa chiedere alle istituzioni di ridare senso ad una parola, “giustizia”, che non può essere una parola come tante. Ma un diritto sacrosanto che ogni cittadino merita.

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