"Gela indietreggia sempre più", il sound "amaro" del dj Tignino
E’ indubbiamente uno dei dj produttori più apprezzati in Italia ed in Europa; uno dei più prolifici e più noti. Ed anche uno dei veterani nel suo campo. Sono esattamente 39 anni che svolge quest’attiv...

E’ indubbiamente uno dei dj produttori più apprezzati in Italia ed in Europa; uno dei più prolifici e più noti. Ed anche uno dei veterani nel suo campo. Sono esattamente 39 anni che svolge quest’attività. I quarant’anni di carriera, con l’approssimarsi del 2022, sono alle porte. Un traguardo lusinghiero per chi ha sempre amato la musica. E l’ha pure composta. Dal lontano 1982, l’anno in cui l’Italia vinse i mondiali di calcio in Spagna. Lui è Daniele Tignino, gelese doc. Un predestinato nel campo musicale. “Per forza di cose – dice – buon sangue non mente. Mio nonno è stato direttore di banda; mio padre è stato un operatore cinematografico e mio zio, un insegnante di violino e clarino al Conservatorio. Dunque la componente artistica in famiglia non è mai mancata, il percorso che mi attendeva era già segnato. Fin da piccolo mi dilettavo con la batteria. Non ti dico che frastuono in casa!!! Poi mi sono evoluto (ride) e ho cominciato a provare altri strumenti. Sono stato uno dei primi ad acquistare un campionatore. Sembrava un oggetto spaziale in quel tempo…”
Sei diventato negli anni uno dei punti di riferimento per tutti gli amanti e appassionati cultori della movida. La tua fama è indubbia, tutto questo ti fa piacere?
“Assolutamente si. Quando ti prefiggi degli obiettivi e li raggiungi, è veramente bello. Personalmente ho anticipato i tempi. Ho rischiato. Non era infatti semplice entrare in un nuovo mondo, assolutamente differente dagli altri generi ed eventi musicali. E con impegno e costanza, ho trasformato la mia passione in lavoro. Ricordo ancora con trasporto le prime serate al Koala Club di Gela. Fantastiche. La gente era entusiasta. Si era aperto un ciclo, fatto di puro e sano divertimento. Ho girato numerose piazze, spiagge, lidi, club, discoteche. Un successone”.
Hai avuto numerosi compagni di avventura nel tuo percorso professionale. Uno di questi è stato il compianto Vincenzo Graci, vittima (più di 15 anni fa) di un terribile incidente stradale sulla Gela-Catania, mentre stava dirigendosi verso il capoluogo etneo dove avrebbe dovuto tenere una serata.
“Un amico fraterno, un grande sognatore innamorato della musica. Un bel talento in possesso di un’educazione esemplare. Amava volare alto. Più volte ho dovuto riportarlo con i piedi per terra, nella praticità più assoluta. La sua scomparsa rappresenta tutt'ora un vuoto incolmabile”
Il tuo rapporto con Vincenzo Callea?
“Un altro grande compagno di avventure. Un rapporto d’amicizia lunghissimo, che dura ancora adesso, sempre condito da rispetto reciproco. Avere costituito i Ti.pi.cal (acronimo dei cognomi Tignino, Piparo, Callea, ndr) è stato un fatto quasi naturale. Devi pensare che prima che cominciassimo a collaborare insieme, Vincenzo e’ stato un appassionato delle mie musicassette mixate…”
E Riccardo Piparo?
“Ripeto le stesse cose dette prima per Vincenzo. Un altro amicone. Le nostre strade professionali, dopo lo scioglimento ponderato del gruppo, si sono divise. Ciò non toglie che quando ci incontriamo, è sempre una festa”
Accennavamo ai Ti.pi.cal. Cosa ha rappresentato il gruppo nella tua crescita lavorativa?
“E’ stato importante, emozionante, stimolante. Direi determinante. Essere sulla cresta dell’onda, essere amati dai propri beniamini, essere intervistati da Albertino….tutto molto bello. La nostra forza è stata quella di proporre un mix originale tra house, pop innovativo e club. Il brano Illusion, vero tormentone nel 1994, l’ho scritto per la mia ex moglie”.
Altre collaborazioni che ti hanno portato al grande successo, sono state quelle con Pat Legato ed Ottavio Leo
“Pat è una macchina da guerra. Una collaborazione fantastica. Stiamo parlando di una persona che ha grandi intuizioni in ambito musicale. Abbiamo inciso “Psyco Radio”, un disco molto alternativo che ha avuto un enorme successo nel panorama underground. L’approccio con Ottavio è stato inizialmente lento; ho cercato di capire le qualità. Lui è un musicista rock anni 80, suona tanti strumenti. Col tempo, sono riuscito ad apprezzarne le doti indiscusse”.
Se ti dico Simple Minds, cosa mi rispondi?
“Altra occasione di crescita nella mia vita professionale. Ho conosciuto il leader del gruppo, Jim Kerr, per caso, durante una partitella a calcio. Eravamo a Taormina, città nella quale ho vissuto per quasi trent’anni. Lui era stato invitato da un suo grande fan. Lo portai a casa mia. Gli feci ascoltare alcuni miei pezzi. Se ne innamorò subito. E da lì è nata una proficua collaborazione che mi ha portato alla realizzazione di diversi brani che sono stati inseriti negli album e nei live show della storica band scozzese”
Segui più Sanremo o Amici?
“Nessuno dei due. Io amo seguire la strada, amo frequentare i locali. L’unico talent che finora ha sfornato dei veri campioni, è X Factor”.
C’è un gruppo musicale italiano che ti piace particolarmente?
“Non ho preferenze specifiche. Sono contento dell’exploit che stanno avendo i Maneskin. La loro è una musica di rottura col passato. Veramente bravi. Ed anche fortunati. Mi complimento con loro!”
Ed un gruppo a cui ti ispiri quando pensi di incidere un pezzo?
“Seguo con particolare interesse gli Editors e gli Archive, gruppi Indy molto avanti nel loro genere"
Il lavoro che fai, era quello che avresti voluto fare?
“Assolutamente si. Il mio amore più grande è proprio il lavoro che faccio”.
Il Covid ha negativamente influito sulle discoteche…
“Direi che la pandemia ha letteralmente annientato chi vive solo ed esclusivamente di discoteche. Una mazzata tremenda. E’ il settore più colpito, più penalizzato. Siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire, rispettando doverosamente le norme. Però non c’è una logica in tutto questo: chi ci ha obbligato a chiudere, sono gli stessi politici che durante i loro comizi hanno coinvolto migliaia di persone in piazza, in barba alle restrizioni, senza alcun distanziamento sociale. C’è qualcosa che non mi torna…”
Vaccinato?
“Si! Però non ho alcuna certezza di quanto sta accadendo. In troppi parlano fuori dalle righe, creando un vero e proprio terrorismo mediatico. Parole dette male che infondono paure. Non c’è una spiegazione in tutto questo. Ognuno dice il contrario rispetto al suo interlocutore. E parliamo di scienziati. Si sapeva che ci sarebbero state delle varianti nel tempo; perché non siamo stati informati? Il vaccino è efficace al 100% o no? Le risposte che sento ogni giorno, mi lasciano interdetto. In giro ci sono troppi no vax? Obbligo vaccinale? Il governo deve assumersi le proprie responsabilità al fine di evitare qualsiasi scissione sociale. In libertà, ognuno farà quello che riterrà più giusto fare e personalmente io non sono nessuno per accusarli. Purtroppo girano troppi interessi attorno alle case farmaceutiche…”
A Gela ci sono tante belle risorse che potrebbero emergere anche in campo musicale. Perché tutto ciò non accade?
“Mancano gli spazi, non c’è alcuna possibilità per farti notare in assenza di veri e propri luoghi di aggregazione. Spiace dirlo, ma sono sincero: la città è regredita tantissimo rispetto agli anni passati”.
Dunque secondo te la politica locale è distante dalle esigenze dei giovani?
“E’ un dato certificato da quello che accade. Ci sono pochissime opportunità per chi vuole spiccare il volo. Io parlo con i giovani ed ascolto il solito ritornello: vogliono andarsene da Gela perché la città non li aiuta per nulla. Faccio due esempi pratici per capirci. Per sfondare nel loro campo lavorativo ed artistico, il cabarettista Giovanni Cacioppo e la chitarrista Simona Malandrino, hanno espresso il loro talento fuori dalla città natia. E continuano a farlo, con grande successo. La politica gelese deve darsi una mossa. Bisogna tornare ai fasti di un tempo e non lasciarsi scappare le eccellenze che il territorio offre. E non soltanto in termini lavorativi. Mi riferisco anche alle bellezze storiche che abbiamo. Nessuna valorizzazione dell'esteso patrimonio culturale: tutto questo mi fa rabbia e fa rabbia anche a parenti ed amici che ho invitato in questi anni a Gela".
Rimanendo in tema di politica: qualcuno ti ha mai offerto un posto all’interno della macchina amministrativa?
“Ti dico solo che qualche anno addietro, conscio della mia popolarità, un noto personaggio politico mi chiese se potevo dargli una mano al fine di rilanciare l’immagine della città. Dissi di si. Chi si precipitò allora a contattarmi, non mi ha mai risposto al telefono. Manco ai messaggi…”
Che funzione hanno le radio nel promuovere un brano, un artista?
“Adesso molto meno rispetto a prima. Le piattaforme on line hanno preso il sopravvento e le emittenti radiofoniche ne risentono parecchio. Ci sono tantissime radio locali in difficoltà e questo spiace. Io ho fatto radio per tanti anni e so quanti sacrifici si fanno per garantire la continuità giornaliera. Sotto quest’aspetto, mi piace evidenziare il lavoro svolto dagli editori di Radio Gela Express, che c’hanno sempre creduto e continuano a farlo, con grande entusiasmo. Con Gaetano Casciana e Francesco Mangione non è escluso che si possa fare qualcosa insieme. Purtroppo, la pandemia ha bloccato sul nascere ogni iniziativa. Speriamo che finisca presto”.
Cosa ascolti in radio?
“Ascolto poco la radio. Troppi network propongono sempre la stessa musica in playlist banali. Comunque quelle poche volte, ascolto Virgin e Radio Montecarlo”.
Meglio la musica anni 80/ 90 o quella attuale?
“Meglio la musica. Quella fatta bene”
Cosa non sopporti?
“L’ignoranza che dà adito alla presunzione. Una volta un uomo saggio mi disse: devi avere paura dell’ignoranza e non della cattiveria, perché quest’ultima sai come affrontarla. Quando parlo di ignoranza, mi riferisco all’ottusità, alla chiusura mentale. Rimango sconvolto quando in tv guardo dei programmi che creano dei mostri, uccidendo il talento. Mi mettono i brividi”.
La tua paura più grande?
“La sofferenza che posso subire e provocare negli altri”
Hai un portafortuna?
“No, non sono affatto scaramantico. Pensa che le più belle serate le ho fatte sempre di venerdì 17…”
La nostra piacevole chiacchierata è finita. L'orologio segna le 17.17. Sarà un caso?