«Nei pochi metri quadrati di terra, dietro la casa di Marena, poco per dirsi orto, c’era giusto un ciliegio un limone un nespolo e una macchia di rosmarino. Il limone il nespolo e il rosmarino non erano in causa, il ciliegio sì, perché un’unica volta l’anno, tra fine maggio e metà giugno, per pochi giorni s’accendeva di frutto, lampeggiava al sole, rosso più dei ceri che i fedeli accendevano alla statua di San Giovannino per averne grazia». È una delle descrizioni più potenti della purezza e bellezza della terra di Sicilia mai immortalate dalla narrativa di Silvana Grasso. Queste righe si trovano a pagina 20 del suo romanzo “L’incantesimo della buffa”, pubblicato nel 2011 dalla prestigiosa casa editrice Marsilio.
Un estratto in cui emerge la natura siciliana, mediterranea, profonda, imponente, seducente. Tutte caratteristiche della stessa scrittura grassiana, che ha incantato – e continua a farlo – editori, lettori, critici, studiosi di tutto il mondo: dall’Italia all’Olanda, dalla Francia agli Stati Uniti. Questo particolare aspetto della sua narrativa, già protagonista di tanti e importanti riconoscimenti di caratura nazionale e internazionale, l’ha condotta a ricevere anche il Premio Letteratura OlioOfficina 2022, consegnatole ieri a Milano nell’affascinante cornice di Palazzo delle Stelline.
«Per l’attenzione riservata nella sua opera anche al mondo rurale, rappresentato in modo plastico, sia con realismo dei particolari sia nella dilatazione del mito. La sua scrittura è capace di restituire con rara energia lo speciale sapore di una realtà agricola del Meridione d’Italia»: questa la motivazione resa nota dal presidente di “OO. Festival” Luigi Caricato. La conferma, l’ennesima, di una scrittura che non conosce confini, nata in Sicilia ma capace di andare oltre, di andare ovunque. Raccontando la natura, il mito, le contraddizioni e le pulsioni più intime di questa nostra straordinaria e inafferrabile Terra.