Dopo la seduta monotrmatica sulla sanitá nella giornata di oggi, assieme all’Assessore alla Sanità, all’Assessore ai Servizi Sociali, al Capogruppo del PD e al Presidente del Consiglio Comunale, il sindaco si è recato dall’Assessore Regionale alla Salute Faraoni per affrontare le criticità che affliggono il nostro territorio in termini di assistenza sanitaria, con particolare attenzione alla situazione dell’ospedale Vittorio Emanuele.


“Abbiamo ribadito – riferisce il primo cittadino- la volontà dell’Amministrazione di portare avanti un percorso di confronto e collaborazione con l’Assessorato Regionale, ma anche con il Direttore Generale dell’ASP di Caltanissetta, al fine di trovare soluzioni concrete per il potenziamento dei servizi sanitari. Nel corso dell’incontro abbiamo evidenziato le numerose carenze strutturali e di personale presenti nel nostro ospedale, sottolineando come la nostra comunità, pur avendo pagato un prezzo altissimo a causa della presenza industriale, non abbia servizi medici adeguati”
“Tra i vari argomenti trattati- aggiunge- abbiamo posto particolare attenzione sulla mancata attivazione del reparto UTIN (Unità di Terapia Intensiva Neonatale), una struttura esistente da oltre 15 anni ma che non è mai stata resa operativa. Si tratta di una questione di assoluta priorità per la nostra città, perché costringe le famiglie ad affrontare trasferimenti in altre province, con tutti i disagi e i rischi che ne derivano per i neonati prematuri e per le loro famiglie.La nostra presenza oggi in Assessorato è stata un’azione concreta per accendere un riflettore sulle difficoltà che i cittadini di Gela affrontano ogni giorno nell’accesso alle cure. L’Assessore Regionale ha assicurato di conoscere bene la situazione e ha manifestato l’intenzione di dedicare particolare attenzione a questa problematica”
“L’Amministrazione continuerà a seguire con determinazione questa vicenda, vigilando affinché alle parole seguano azioni concrete. Terremo costantemente informata la cittadinanza sugli sviluppi di questo percorso, perché il diritto alla salute non può essere messo in secondo piano” -conclude.