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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

L’eredità di Paolo Capici continua: lettera della moglie

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Riceviamo e pubblichiamo la nota della vedova dell’avv. Paolo Capici, Rocchina Pisano.

“A un mese dalla improvvisa scomparsa di mio marito Paolo Capici sento l’esigenza di rivolgermi alle istituzioni con particolare riguardo all’ill.mo Presidente del Tribunale di Gela e al nostro Sindaco. Vi scrivo perché in queste settimane non ho solo sentito la vicinanza di chi gli ha voluto bene ma ho dovuto accogliere lo sgomento e lo smarrimento di chi sente di aver perso tutto.

Perché se è vero che io ho perso il mio prezioso marito, l’uomo che ho amato in salute e in malattia, ho dovuto constatare che molti gelesi hanno perso il loro unico faro, la loro unica speranza di essere ascoltati quando le cose si fanno complicate, quando le istituzioni non danno risposte, quando la vita si fa difficile e tutti ti voltano le spalle.

Paolo poteva infatti permettersi ogni comfort, era amato da una grande famiglia che lo sosteneva in ogni sua esigenza e non aveva bisogno delle istituzioni per vivere sereno. Eppure le perseguiva, creava incontri e scontri e di certo non per sé stesso. Una catena infinita di battaglie per gli interessi di tutti spesso da solo, nemmeno i diretti interessati al suo fianco ma solo Paolo per tutti contro tutti.Lo abbiamo visto così nelle piazze, in televisione, in Tribunale, negli uffici del comune sempre agguerrito e determinato e il silenzio che ha lasciato è assordante.

Vi scrivo perché io oggi sono la vedova di Paolo Capici e in quanto tale penso ai suoi orfani, cittadini smarriti dalla perdita di un uomo straordinario che vi chiedo di onorare espiando i più vecchi peccati. E’ tardi per mostrargli che adesso è chiaro anche a voi che non agiva per pubblicità personale e per riparare le cattiverie che talvolta subiva. Potete però rivedere le priorità dei vostri interventi sforzandovi per le politiche di sostegno alla disabilità da ora in poi un po’ più soli, anche voi, perché non ci sarà più mio marito a punzecchiarvi.

Non sedie a rotelle per disabili negli uffici pubblici né messaggi di solidarietà ma interventi seri e concreti per contrastare le situazioni che ostano all’inclusione.Basti pensare, a titolo esemplificativo, che mio marito doveva chiedere l’apertura del cancello per le auto per poter accedere in tribunale, doveva sperare che l’ascensore funzionasse per poter arrivare in udienza, doveva chiedere agli impiegati dei servizi sociali presso il comune di Gela la cortesia di scendere al pian terreno per svolgere i colloqui, doveva gestire le conseguenze delle lungaggini processuali.

Una serie di esperienze che hanno coinvolto vostri uffici, vere e concrete delle quali vi chiedo di fare tesoro, per le quali vi chiedo di smentire il triste mantra di chi sente che, morto Paolo, nessuno si occuperà più di loro. Non basterebbero mille righe per esprimervi l’importanza delle mie richieste ma concludo questo scritto nella speranza che possiate cogliere la profondità del dolore di molti e il loro auspicio di trovare un conforto nel vostro imminente, concreto e serio impegno affinché, dopo la scomparsa di mio marito, nessun disabile venga abbandonato”.

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Il dramma dei dializzati, gli ascensori fuori uso e non c’è dialogo

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Da Antonio Ruvio riceviamo e pubblichiamo:

Dopo l’odissea degli spazi ridotti negli ospedali e parcheggi riservati inesistenti, il dramma dei dializzati all’ospedale di Gela: ho incontrato il Direttore Sanitario che dopo aver parlato delle problematiche dei parcheggi,ricordandogli che il cantiere dei lavori è in via Europa quindi l’area parcheggi  di via palazzi potrebbe tornare alla normalita’, mi da un  appuntamento  per vedere di risolvere il problema, ebbene non solo non si è presentato all’appuntamento ma non si fa piu trovare. Tutto questo è vergognoso ed inammissibile ! Ci sentiamo denigrati e  offesi poiché non si ha rispetto delle problematiche e nessuno vuole ascoltare la nostra voce . L’altra vergogna è che da qualche settimana gli ascensori sono fuori servizio, le donne in gravidanza  devono farsi 5 piani per le visite. Le finestre rotte che non puoi aprire perché rischi che pezzi di vetro ti vadano addosso.

Sappiamo che la gestione è politica e non sanitaria. Dunque cari politicanti sarebbe rispettoso nei confronti di tutti noi gelesi prendervi cura di ciò che abbiamo fortunatamente e non di lasciare tutto in rovina. Non siate complici di questo degrado!Perche’ la politica non interviene per mettere fine a questa vergogna? Perche’è complice di questo degrado.

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Assunzione proposta da Orsa: Impianti dice no

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Alla richiesta di assunzione della moglie dei dipendente del settore Igiene ambientale del sindacato O.R.S.A, risponde con tempestiva sollecitudine l’Amministratore unico di Impianti, ing. Giovanna Picone, con la nota che segue:

“Assumere la moglie dell’operaio sessantaduenne deceduto nei giorni scorsi, sarebbe un gesto di buon senso se non fosse che in una società pubblica certe scelte vanno fatte con determinati presupposti di natura legale.

Se da un punto di vista squisitamente umanitario sarebbe una soluzione che ci riempirebbe di orgoglio, non si può minimamente immaginare che l’azienda possa garantire posizioni di ricambio generazionale o di “eredità”occupazionale soprattutto quando le dolorose perdite dei nostri lavoratori riguardano personale prossimo alla quiescenza .

Il caso a cui si riferisce Caiola, è completamente diverso e ci ha consentito, previo parere legale e concertazione sindacale di assumere la moglie di un operatore di 38 anni al quale è stato riconosciuto l’infortunio in itinere a pochi mesi prima del passaggio con la nostra Società.

Sono casi particolari , spero unici, ma questo non può rappresentare un precedente e soprattutto non da alcun margine di manovra per situazioni legate a morti naturali o legate a condizioni di malattia. Pertanto mi scuso con la Sig.ra Nicosia per le false aspettative che l’articolo può avere generato e rinnovo la nostra vicinanza al suo dolore”.

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Direttore artistico: il Comitato Tecnico considera il bando opaco e arbitrario

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Ha provocato indignazione il bando per la ricerca di un direttore artistico in grado di organizzare i grandi eventi di Gela. Del resto gestire 300 mila euro non è cosa da poco. Inoltre circola insistentemente un nome evidentemente uscito dalle stanze dei bottoni. La solita vecchia storia che nessuno si aspettava da un’amministrazione che si è presentata come portatrice di cambiamento. Il comitato tecnico scientifico, ignorato per l’occasione, la prima peraltro, si esprime con una nota:

“Il sindaco di Terenziano Di Stefanio ha ancora un paio di ore per fare un passo indietro e ritirare la pubblicazione di un avviso per l’individuazione di un direttore artistico che scade oggi a mezzogiorno. La call per una figura che serve per interventi di promozione turistica, sportiva, cultura e marketing territoriale avvenuta lo scorso sabato Santo, da parte dell’amministrazione comunale di Gela ci ha lasciato sbigottiti e sorpresi. 

Sono arrivati 300 mila euro di fondi pubblici da usare fino a dicembre 2025 per organizzare eventi culturali. In casi come questo ci si aspetta un bando chiaro, con regole precise, criteri giusti e possibilità per tutti di partecipare in modo trasparente. Invece, questo bando è tutt’altro. Non ci sono criteri di selezione, non si sa chi valuterà i candidati e non si capisce neppure come avverrà un eventuale colloquio. In pratica, tutto è lasciato alla decisione dell’Amministrazione comunale, senza spiegazioni.

E c’è di più: il Comune si riserva perfino il diritto di non scegliere nessuno, se lo riterrà opportuno, ma senza dire come giudicherà le candidature. Un potere assoluto e incontestabile, in barba a ogni logica di trasparenza amministrativa. Apprendiamo che la Presidente della Commissione Cultura Sara Cavallo, assieme al suo gruppo politico di riferimento, si è già espressa sulla genuinità del bando chiedendo financo il ritiro dello stesso.

Ci saremmo aspettati che il Sindaco già ad inizio anno avesse con atto pubblico formalizzato il Comitato Tecnico Scientifico, convocato dallo stesso, lo scorso agosto al fine di creare una cabina di regia che desse supporto all’amministrazione nelle scelte culturali e promozionali della città. Invece, si prende atto che tale Comitato è stato completamente ignorato ed esautorato. Nessuno lo ha consultato, nessuno lo ha coinvolto. È come se non esistesse. Segnale che avevamo già avvertito a Natale 2024 nel quale gli eventi furono diretti e programmati da società limitrofe con risultati scadenti in termini di partecipazione e coinvolgimento, sia dello stesso cittadino gelese che di eventuali cittadini delle zone limitrofe.

E la storia rischia di ripetersi anche sulla nuova programmazione degli eventi per il 2025, anno di Agrigento Capitale della Cultura. Proprio quest’ultimo motivo aveva spinto il Sindaco alla convocazione e creazione di un Comitato tecnico scientifico, al fine di creare un organo ad hoc per massimizzare al meglio il collegamento tra eventi agrigentini e quelli gelesi, legando tutto alle origini storiche che accomunano le due Città.  Anche il Comitato, come già sottolineato dalla consigliera e Presidente della commissione Cultura Sara Cavallo, solleva il dubbio che questo bando sia una formalità di ciò che informalmente e arbitrariamente è già stato deciso. 

Ci chiediamo: è questa la trasparenza che intende attuare l’Amministrazione? Poche persone a decidere tutto, nessun controllo, nessun rispetto per chi lavora da anni sul territorio? Il Comitato chiede il ritiro di questo bando che scadrà tra poche ore e un incontro urgente con il Sindaco Terenziano Di Stefano. Chiediamo che si rispettino le regole, che si torni alla trasparenza e che si coinvolgano davvero i membri del Comitato tecnico scientifico dando dignità a tutte le realtà culturali della città. Solo così potremo costruire una vera cultura condivisa”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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